L'amore è un sentimento controverso e, al tempo stesso, prodigioso... capace di far venir voglia alle persone di diventare migliori.

Ma qui, forse, l'amore è solo un pretesto per raccontare tutt'altra storia. Perchè il lettore lo capisce subito, sin dal primo casuale incontro tra il giovane marinaio Martin Eden e la delicata Ruth Morse, che è una relazione che non potrà mai funzionare...

Lui, vent'anni, ha solcato i mari del sud, visitato città lontane, amato donne sensualissime, conosciuto la tragicità della malattia e l'inevitabilità della morte; è bello, intelligente e ha il temperamento forte e romantico tipico dell'eroe dei romanzi naturalisti ottocenteschi (di cui London è un produttore straordinario); lei è una giovane studentessa universitaria che non conosce altra realtà di quella che ha appreso dai testi accademici; per questo la sua sensibilità culturale è fortemente condizionata dal puro nozionismo, e la rende insipida, vittima dei pregiudizi e del perbenismo, incarnando alla perfezione quella che è diventata la borghesia americana alla fine del XIX secolo che, abbandonata la spinta dell'ambizione e della brama del successo, si culla in un'indolente apatia. Il contesto è quello della San Francisco di fine '800, città miscela di etnie, teatro di esistenze avventurose e, al contempo, di dure realtà di miseria e sfruttamento.

L'illusione dell'amore diventa l'occasione per raccontare una storia di tenace desiderio di riscatto ed elevazione sociale, in cui London combina la lezione di Darwin alla visione di Spencer, il socialismo utopico con le suggestioni del Superuomo Nietzschiano; di lotta contro i pregiudizi della società borghese, animata dalla brama di rivalsa nei confronti del mondo che trasforma il giovane marinaio in un avido ed insaziabile divoratore di testi scientifici, filosofici e poetici e, successivamente, in rivoluzionario scrittore in balìa dell'industria editoriale.

Quella di Martin Eden è una storia di successo e fallimento insieme, dalla paradossale e tragica ironia. L'ascesa sociale si rivela illusoria, una progressiva regressione, alla fine, autodistruttiva. Le accelerate tappe educative allontanano Eden dal contesto sociale d'appartenenza, quel sottoproletariato di cui non riesce più a condividere valori ed abitudini, ma non gli consentono neanche di accettare l'ottuso conformismo borghese, basato su rapporti ipocriti.

"...and at the instant he knew, he ceased to know".


  • omahaceleb
    17 apr 09
    Recensione: Opera:
    Interessante assai
  • Bartleboom
    17 apr 09
    Recensione: Opera:
    La rece la leggerò domani con calma... A questo libro sono molto legato per un sacco di motivi. Penso che il primo commento sarebbe stato di Mala... :)
  • martin eden
    18 apr 09
    Recensione: Opera:
    la recensione la leggerò con calma domani, adesso ho troppo sonno. il libro, però, lo voto subito
  • Michoos What
    18 apr 09
    Recensione: Opera:
    Guarda che dell'amore e di altri demoni,l'ho finito da un pezzo..quindi in teoria potrei ritornartelo.Che fai stasera?!?
  • lazy84
    18 apr 09
    Recensione: Opera:
    con calma, con calma...non mi chiamo lazy mica per niente
    @Mich:e chi se lo ricordava più che ce l'avevi tu...come dire, meglio tardi...
  • Recensione: Opera:
    M'aggrada codesta pagina. Brav_!
  • Finnegan
    19 apr 09
    Recensione: Opera:
    cosa mi consigliate per cominciare con london?
  • Bartleboom
    19 apr 09
    Recensione: Opera:
    Io ne ho letti solo 3, quindi non faccio molto testo. Credo che questo sia splendido, uno di quei libri che "andrebbero letti": tratta con la stessa intensità politica e passione (ma forse sarebbe meglio dire "ossessione") dello scrivere, dell'imparare. Martin è un personaggio che cela una enorme profondità: in lui confluiscono le ambizioni più grette del capitalismo, il desiderio di successo, di richezza, la voglia di riscatto, anche una buona dose di presunzione (come è evidente in una scena all'inizio del libro, in cui vede alcuni studenti su un autobus), ma anche certi valori che gli derivano dal fatto di provenire da un ceto sociale bassissimo, dal fatto di conscere la fame, la povertà, la fatica, il lavoro che mortifica l'uomo più che nobilitarlo. Vero quello che dice il recensore: alla fine del libro, Martin è un uomo che, si può dire, rappresenta la sintesi di due realtà (quella borghese e quella proletaria) e che, proprio per questo, non può essere felice nè in uno nè nell'altro.
  • lazy84
    19 apr 09
    Recensione: Opera:
    non saprei cosa consigliarti, io ho iniziato con "Il Vagabondo delle stelle", ma London è certamente meglio conosciuto per "Zanna Bianca" o "Il richiamo delle foresta"
    Comunque io aspetto ancora di sapere cosa ne pensa Martin Eden della recensione su Martin Eden...
  • fedeee
    19 apr 09
    Recensione: Opera:
    questa rece mi ispira molto alla lettura!!!:D
  • Valeriorivoli
    19 apr 09
    Recensione: Opera:
    CAPOLAVORO!!
  • martin eden
    20 apr 09
    Recensione: Opera:
    cosa ne penso? penso che tu abbia scritto una bella recensione: sei stato conciso, ma hai descritto bene il libro e le sue tematiche ( hai giustamente citato Spencer, Nietzsche e il socialismo, che influenzarono notevolmente London). Non solo: sei stato bravo anche a descrivere il protagonista e la situazione in cui la scalata sociale lo porta. Poi hai pure citato la frase che chiude il libro... ti becchi 5
  • lazy84
    20 apr 09
    Recensione: Opera:
    grazie, troppo buoni
  • DELETERIORIVOLI
    23 apr 09
    Recensione: Opera:
    @v.rivoli: capoDICAZZ.!!
  • Recensione: Opera:
    Bartle, pensa che l'altro giorno stavo facendo pulizia tra gli sms del mio telefonino, e ne ho trovato proprio uno di Mala che mi consigliava vivamente questo libro! Da come se ne parla in giro deve essere uno di quei romanzi che difficilmente dimentichi, perciò lo metto in lista, anche per Trell...glielo devo.
  • ilfreddo
    14 lug 11
    Recensione: Opera:
    L'ho finito di leggere proprio oggi. Direi che mi trovo d'accordo con Bartolo: il personaggio di Eden è profondo e complicato nel quale convivono due modi diversi di vedere ed intendere il mondo. Direi che un superlativo assoluto è d'uopo.

Ocio che non hai mica acceduto al DeBasio!

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