Milano, 22 Agosto 2005, ore 18.
Finalmente, non ce la facevo più... Il primo giorno di lavoro è finito, 8 ore a spaccarmi la schiena e le palle mentre la stragrande maggioranza degli amici sono a divertirsi. Bene, penso, andiamo a fare un salto al negozietto di fiducia, giusto per vedere di sollevare questo orrendo giorno.
Mi guardo in giro, a destra e a manca, niente, solita roba. Poi l'occhio cade lì, su un panda che suona la tromba, inserito nel verde di una foresta. Leggo un po': Télépopmusik, ma chi sono questi? Chiedo informazioni. "Ma si, quelli di Breathe, non te li ricordi?". Bah, il nome qualcosa mi dice ma per il resto nebbia. Va beh, mi prende questa copertina e pure questo monicker Télépopmusik, si non c'è che dire, mi garba. Lo prendo.

"Proprio quello cercavo". E' stata questa la prima frase che mi è venuta in mente sentendo Angel Milk. Mi rilasso, mi lascio trasportare da queste note eteree, sognanti, che strizzano spesso l'occhio ai momenti più elettronici di Bjork. Già, perchè ascoltandolo non fa altro che venirmi in mente Vespertine. Forse è la voce dell'ospite Angela Mc Cluskey, che nonostante non sia simile a quella del folletto islandese è allo stesso modo intensa e sofferta, con quel pathos che ti si attacca addosso.
Gli arrangiamenti sono magistrali, quei suoni elettronici che si mischiano a quelli dell'orchestra sinfonica bulgara, quei synth appena abbozzati, mai invadenti e quell'atmosfera di assoluta pacatezza che riempe la stanza mi fa cullare dolcemente nei miei pensieri. Mi sciolgo completamente e il viaggio leggero di questo disco prosegue. "Last Train to Wherever" mi fa realmente viaggiare, come se le porte fossero aperte e la mente vagasse nei suoi angoli più remoti. I cori, il pianoforte, il suono dell'arpa... il viaggio prosegue.
Ora è la natura a fondersi insieme alle note, si fonde come se il tutto si trovasse in un'armonia quasi inaccessibile dove ogni cosa sembra al posto giusto: il rumore della pioggia, la tastiera soffocata, la voce lieve... il viaggio diventa tranquillità, sicurezza. "Another Day": il viaggio si ferma e diventa realtà.
"Da qui in poi sei da solo, divertiti e buona fortuna", sono queste le parole che recita la penultima traccia. Una tastiera ci apre il varco, ci fa strada verso la luce mentre gli uccellini cinguettano, ancora piove ma ormai lo spirito è sereno e finalmente si è pronti a 15 Minutes, i 15 minuti di silenzio che ci separano dal ritorno alla vita caotica di ogni giorno.
Ma con una speranza:
"You know you always feel better when you fly."
And she's right, she's always right,
I always feel better after I fly.
I fly every morning for at least fifteen minutes or so.

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