Se fosse vero che la giornata si guarda dal mattino non ci sarebbe stato d'aspettarsi granchè. Gruppo di supporto pessimo. L'apoteosi della noia, "noia mortale, noia bestiale" per dirla alla Cccp. I Foals di Oxford un mix della brutta copia dei Coldplay e Spin Doctors...semplicemente inutili. Scelta intelligentissima e di clichè di qualunque promoter. Prendi un gruppo mediamente scarso, che faccia un po' di intrattenimento, ma che soprattutto non offuschi gli head liners a maggior ragione se sono in un evidente calo (da anni) di ispirazione...della serie: non si sa mai. Sulla base di questi presupposti i Peppers dovevano essere a loro volta scarsi o comunque non all'altezza della fama.

Era solo la terza volta che li vedevo e francamente non ho più acquistato un disco da "Hot Minute".

Dopo quell'uscita con tanto per cambiare Frusciante fuori dal gruppo ma onorevolmente sostituito da Dave Navarro  ex Jane's Addiction, l'anima funky dei peperonicini rossi, quella che aveva tanto scaldato nel '92 critica e non solo facendo divenire Sex Sugar Sex Magic, l'uscita discografica dell'anno con 100% dei Sonic Youth e Rain Dogs di Tom waits, il riferimento del riff perfetto e della sezione ritmica più travolgente, non trovarono mai più lontanamente quell'ispirazione. Partivo deluso, ampliamente convinto che fossero ormai sul tramonto.

Niente di più sbagliato

Una macchina da guerra!

Non ho mai visto Flea e Chad Smith così divertiti. Anthony Kiedis che a parte questo look da Village People terribile era davvero impostato e concentrato. Josh Klinghoffer, nuovo innesto alla chitarra, chiamato a una sostituzione davvero non facile, a fare la sua onesta controparte. Onesta, perché non c'è niente da fare, ma nei tiri funky il riff alla Nile Rodgers non ce l'ha e fa rimpiangere di gran lunga il talento di Frusciante. 

Ma veniamo alla serata.

Pienone. Non un biglietto dai bagarini così sembra. Evento decisamente atteso.

Pubblico con età media sui 25 anni. E questo la dice lunga perché Flea è generazionalmente molto più vicino a Mike Watt (sua fonte di ispirazione tra l'altro)....la dice lunga soprattutto perché l'esaltazione passa di più per pezzi come Around the World o Californication che non per botte di drumming tipo Higher Ground o al rap di Me & My Friends che di anni sulle spalle ne hanno quasi 25!  Loro sono davvero affiatati, Josh molto più a suo agio quando lascia la Fender Stratocaster per arpeggiare sulle ballate. Palco e video splendidi fanno da cornice e supporto alla lettura del concerto. Grande regia, ma mai ridondante. Esce la musica, il sudore di Flea, le rughe di Chad il baffetto gaio di Anthony. La scenografia non vuole nascondere il piatto forte, il motivo per cui si è al banchetto.

Breaking the Girl in qualche modo definisce il cambio del set del concerto perché si passa poi subito a Under the bridge. Tutto scorre, piacevole, ballando con sudore non solo sullo stage ma anche sul parterre e sui palti gremiti. Un momento di gloria per Josh che solo esegue con una tonalità francamente sgraziata Io sono quel che sono di Mina, ma non per questo non suggestiva e gradita. E di lì è davvero un crescendo per arrivare a Give it away con cui si chiude apparentemente il concerto tra un sudore che da madido si trasforma in scroscio di funky ormonale. Anthony lascia il palco e rimangono in 3 in una jam finale dove tutto diventa possibile: il drumming percussivo diventa leggero quasi fosse spazzolato. Un gran momento di improvvisazione che lento finisce e le luci si spengono.

Lunga vita ai Peppers (ma fate i funkettoni però...)

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