“Ascolto un sacco di techno dei primi ’90, sono piuttosto ossessionato da quella roba, mi piace sul serio perché è così cruda e basica e non complicata o piena di dettagli come le mie tracce. Il più di quei pezzi hanno solo tre cose che girano (...)" -APHEX TWIN- La techno degli anni 90', dalla culla della natia Detroit, con il minimalismo simmetrico/mesmerico di Robert Hood, l'electro immaginifica e spirituale dei Drexciya, l' irruenza degli Underground Resistance, l' ecletticità di un maestro come Jeff Mills o il calore soul di un Carl Craig. Dall' altra parte, in germania, una nuova scuola di producer si ergeva minacciosa figliando una mutazione dub-techno-ambient (Basic Channel, Maurizio, Chain Reaction) tanto innovativa quanto spettrale e rarefatta, eppure emanante un calore avvolgente, umano, e poi l' inghilterra con le sue ibridazioni ambient e idm, in tutto il mondo il genere cresceva, si sviluppava e si ibridava con altre forme elettroniche, nascevano etichette nuove, molte delle quali avrebbero lasciato il segno, la Downwards di Birmingham, fondata da Karl O' connor e Peter Sutton, fu una di queste, e molto più di questo, assurgendo con le sue produzioni sperimentali ed il suo souno unico ("mono") a vero culto underground nel corso degli anni. Questo prezioso cofanetto mette insieme praticamente tutto il materiale pubblicato da Karl O' connor sotto il marchio Regis dal 94' al 2001, mancano infatti le tracce dai dischi pubblicati a suo nome in collaborazione con il co-fondatore della label Peter Sutton, ci troviamo davanti ad un pezzo di storia dell' elettronica tutta, ciò che propone Regis è in assoluto uno dei lasciti più incompromissori mai uditi in una scena, quella techno, che proprio in quegli anni sembrava lambire (specie in area Detroit) suoni piuttosto caldi e "soul", nulla di più distante da tutto ciò che è contenuto in questi 3 cd pieni zeppi di roba, la Downwards e Regis crearono la loro nuova grammatica del suono sottraendolo di quasi qualunque cosa, un souno ridotto all' osso, uno scheletro, uno spettro di ciò che si era inteso per techno fino ad allora. La musica di Regis ha più punti di contatto con l' industrial che con la techno, le sue influenze principali sembrano essere più i Throbbing Gristle e certo post-punk (ed in futuro queste influennze saranno ancora più marcate) che non Underground Resistance o Juan Atkins, ogni brano di questo cofanetto è semplicemente glaciale, una fredezza chirurgica e spietata, eppure dal suono grezzo, sporco, metallico, una sensazione opprimente di minaccia perenne incombe su brani quali "Careless Pedestrian", "Ritual", "Her Surrender" o "A Necklace Of Bytes", solo per fare qualche esempio, i beat tellurici ed aspri si propagano irrefrenabili in atmosfere mortifere create da onde di suoni-rumori circolari in continuo loop, ossessivi, estenuanti, senza nessuna concessione melodica o soltanto lontanamente avvicinabile ad essa, ogni brano è un tunnell, una voragine, un baratro, buttarcisi dentro e lasciarsi cadere è sempre qualcosa di tanto spaventoso quanto sublime.

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