Omaggiamo il piccolo grande Bruno con un omaggio. Primo perché si tratta di un gran bel disco, poi perché nella discografia disponibile di Lauzi, per ora, c’è un gran casino, come in quella di Jannacci e di tutti i grandi sottovalutati. Casino nel senso che, nella distribuzione normale, si trova quel che si trova, e, generalmente, si trova poco. E non è certo perché Lauzi, come Jannacci, di dischi belli ne abbia fatti pochi.
Aveva anzi una produzione ampia e bellissima, profonda ed eterogenea. Solo che i discografici, più miopi delle marmotte, più stupidi di un reality e più giovanilisti d’un pedofilo, a certi dischi, ed alla loro ripubblicazione su ciddì su vasta scala, proprio non sono interessati. Come se oltre i trenta si smettesse d’essere umani poiché apparentemente meno interessanti per il mercato. Ora, però, il mercato potrebbe aver aperto l’occhietto cretino, ed aver addocchiato, solo per un breve tempo, ovvio, questo piccolo cantautore genoves-piemontese, autore di splendide canzoni, poeta, scrittore e soprattutto impareggiabile interprete. È vero che un certo ambiente l’aveva snobbato a lungo perché “liberal”, ma “liberal” era anche Battisti, che snobbato non è stato, com’è vero che qualche altro ambiente l’ha senz’altro snobbato perché non rispondente ai canoni estetici della parte più beota della massa, quella, per intenderci, cui far capire che Bertoli e Lauzi erano bravi era impossibile dal momento che giudicavano la musica con gli occhi. È anche vero, però, e per fortuna, che un altro ambiente, e non certo destrorso questa volta, negli ultimi anni gli ha regalato grandissime soddisfazioni: il “Premio tenco” gli ha dedicato l’ultima edizione, e il mondo del jazz s’è accorto di lui.
Lui, dal canto suo, del jazz s’era accorto da tempo: l’introvabile (e bello) “Back To Jazz”, che ho in un’antica cassetta taroccata, è ormai un pezzo d’antiquariato che finora nessuno s’è mai sognato di ripubblicare su vasta scala (probabilmente molto del repertorio si può ordinare dal suo sito, pubblicato “in casa”). Tanto che è sembrato più facile e più sbrigativo, oltre che più divertente, farne un altro di disco jazz, quel “Nostaljazz” di cui ho già parlato e che è opera di bellezza straordinaria quanto innegabile. Qui siamo parzialmente in altro ambito. Qui c’è un progetto ad ampio raggio di due grandi uomini: Renato Sellani, pianista, e Paolo Piangiarelli, produttore della Philology. Gente che ha speso tempo, energie e danaro per la produzione di alcuni dischi bellissimi, dedicati a grandi della canzone italiana (e si spera che la cosa prosegua…): tra i migliori quelli per Gino Paoli e Mina.
Questo per Lauzi è un disco targato 2004, veramente bello, ove il pianismo classico e armonicamente ineccepibile di Sellani si amalgama perfettamente con il basso e la batteria dei fidatissimi Massimo Moriconi e Massimo Manzi. La scaletta, prevedibilmente e giustamente, pesca nel miglior repertorio lauziano, da “Ritornerai” a “Margherita”, da “Il Poeta” alla bellissima “L’appuntamento”, celebre per l’indimenticabile interpretazione della Vanoni. In tre brani, poi, fa capolino lui, Bruno, con la sua bellissima voce. E se “Garibaldi Blues” ha il valore di un mero “divertimento” (forse più per loro che per noi, data purtroppo la modestia, pur d’alta qualità, del risultato). “Poi Sei Venuta Tu” e “Il Tuo Amore” sono davvero bellissime.
Non so con certezza se siano le ultime registrazioni di Bruno. Probabilmente no e qualcosa di nuovo, dal momento che il mercato e la Falce vanno molto d’accordo, adesso salterà fuori. E se qualcosa uscirà e se qualcuno si deciderà a ripubblicare i vecchi dischi tanto da farli trovare un po’ ovunque in giro per il nostro povero Paese, beh… ci toccherà premiarlo, storcendo il piemontese naso. Comunque lo faremo per Lui, per far sentire la sua musica e la sua voce, anche taroccando quel che s’è comprato a chi non vuole spendere lire per questo piccolo grande Artista che ci ha lasciato troppo presto, proprio quando lui e una delle sua vecchie e amate compagne, il Jazz, s’erano rincontrati e s’erano trovati ancora così in palla.
Ciao Bruno, la tua guerra con quello schifo di malattia l’hai persa, com’era nel programma. Ma quella con l’Arte, contro gli stupidi, contro gli schemini mentali e contro le piccolezze degli italioti davvero piccoli… beh… quella l’hai vinta. E alla grande.
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma