Tepes, più o meno come Suor Germana, oggi farà un grosso favore; vi insegnerà a cavare il sangue dalle rape!

Immaginate di avere una casa discografica (preferibilmente di Metal estremo) e di voler fare un po' di soldi extra senza per forza dover scritturare una band i cui live assomigliano al set di un film di Dario Argento; bene, cosa fareste? Ma è semplicissimo, andate a chiedere a tutti i gruppi del vostro organico chi ascoltavano quando avevano sedici anni, assicuratevi che almeno una delle band nominate sia morta e sepolta, pagate un tozzo di pane i diritti ai membri ancora in vita e ristampate il disco che all'epoca era considerato il migliore.

Questo è quello che devono avere pensato i cervelloni della Relapse Records quando hanno deciso di rimasterizzare "Horrified" esattamente diciotto anni dopo la sua pubblicazione e tredici dopo la scomparsa della band; tuttavia quando su "Contaminated 5. 0" (la raccolta della Relapse) ho visto questo dischetto qui ho pensato che forse poteva valere la pena spendere quei soldini. Sissignori, per chi non lo avesse letto bene il disco in questione è del 1986, anno in cui il Death non era ancora nato, e la band si è sciolta nel 1991, proprio mentre il Death godeva di salute ottima; un caso per Tepes!

Ovvio, perché quando si parla di cd così fallimentari che anche i membri della band negano di averli incisi, il mio interesse si aguzza; tanto più che, alla luce dei fatti e dell'ascolto, posso dichiarare tranquillamente che il Death è iniziato anche di qui. Nessuno vi nominerà mai i Repulsion, nessuno sa della loro esistenza, ma resta il fatto che mentre i Metallica sbancavano con "Master Of Puppets" i Megadeath con "Peace Sells... But Who's Buying?", gli Slayer con "Reign In Blood", gli Anthrax con "Amongst The Living" (e ne sto tralasciando più o meno volutamente tanti altri) c'era un complesso nel Michigan che era già un passo avanti, anzi, anche tre o quattro. Con questo non sto negando l'importanza dei Napalm Death (che hanno inziato le registrazioni di "Scum" lo stesso anno) o dei Possessed (dei quali "Seven Churches era uscito l'anno prima), ma a queste grandi band più o meno tutti riconoscono un grande merito nella nascita del Death metal, ai Repulsion "proprio un muuu® di nessuno".

Detto questo si può iniziare a parlare del disco, primo e ultimo Lp del complesso americano, preceduto e seguito da Demo ed Ep; diciannove tracce di feroce Death Grind che mira dritto alla giugulare. Come potrete immaginare non è la raffinatezza la prima caratteristica del quartetto che, al contrario, fa della sua proposta grezza e puzzolente il suo marchio di fabbrica: niente fronzoli, niente atmosfera, solo sporcizia e distorsione, unici elementi coi quali farsi notare in un panorama come il metal degli anni ottanta. Basta un solo ascolto per capire che i Repulsion non fanno sul serio ma lo fanno lo stesso, che si divertono a descrivere nei testi le violenze più ignoranti, che si divertono a suonare per rovinare le orecchie a qualcuno. Da questo si può capire come ancora l'attitudine dei nostri sia influenzata, anzi, appartenente, al Thrash metal sebbene musicalmente decisamente lontana. Un sound per l'epoca inauditamente violento si sposa con una voce che nessuno o quasi (vedi i succitati Possessed) aveva usato e che i critici si affrettarono a chiamare growling; anche se diverso da quello del Death odierno, bisogna immaginare che correva l'anno 1986 e che anche un growling acerbo e relativamente pulito come questo rappresentava una grande innovazione. Senza contare la batteria, affatto tecnica ma efficace dal punto di vista della devastazione fonica: i primi esempi di Blast Beat vengono alternati a passaggi più smaccatamente Thrashy e Hardcore Punk, decisamente poveri ma innegabilmente trascinanti.

Discorso simile potrebbe essere fatto per il riffing, a dir poco scarno ed "essenziale": anch'esso pesantemente influenzato dal Thrash più cattivo, si distingue per la maggiore potenza e aggressività. Un muro di suono messo su con pochi, semplici accordi e coadiuvato da un basso tanto distorto da risultare un ronzio e, su tutto, qualche assolo veramente tirato per i capelli. Mi dite che il riffing è ripetitivo? Certo che lo è, anche le canzoni lo sono e d'altro canto non potrebbe essere altrimenti; qualche elemento della musica civile (ad esempio la divisione in strofe e chorus) rimane, ma trattandosi di Raw Death la cosa diventa particolarmente indigesta. Considerato che la registrazione sarà costata venti o trenta dollari (modo elegante per dire che fa più che shifo), "Horrified" diventa ancora più ostico a chi non conosce il genere e ancora più appetibile per chi invece adora le cose fatte male.

I Repulsion fanno tutto male, soprattutto nello scrivere le canzoni: i brani non hanno capo né coda, sono brevissimi, veloci e disordinati ed è proprio questo che li rende irresistibili. Se non avete voglia di impegolarvi in un ascolto impegnativo (perdonate l'alliterazione) o se volete capire qual è la Culla Dell'Oscenità (perdonate il gioco di parole), ascoltate "Festering Boils" o la title track "Horrified" e capirete da dov'è che sono spuntati Autopsy, Entombed e vari epigoni.

Quest'album è lo schifo eretto a sistema, ma non con lo spirito putrido dei suddetti Autopsy o con la morbosità assetata di sangue dei Cannibal Corpse, bensì con quelle fanfaronate grasse del Thrash e, quel che è meglio, senza nessuna voglia. Una virtù per roba scritta nel 1986, tanto da valergli un buon voto come questo; un lavoro ed un complesso che il tempo ha cancellato e che io e la Relapse abbiamo resuscitato per far conoscere al mondo uno dei tanti padri di quella creatura bastarda che è il Death metal. Consigliato a chiunque ami il metal (vecchio e non), a chiunque sia curioso di sapere chi sono quei minorati che hanno contribuito alla nascita del genere preferito di quest'altro minorato che scrive, e a chiunque abbia dieci euro e mezz'ora da buttare.

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