A noi piace cosi. Inutile dar per scontato qualcosa che può sembrarlo già di per se, sicchè i Rev Theory, con un compostissimo "Light It Up", scrivono con garbo l'ennesima paginetta di 'modern rock in USA', enciclopedia che riporta dalla A alla Z tutto ciò che sono riusciti a combinare le varie band attuali, una fotocopia dell'altra dicono i maligni ( specialmente gli 'old' legati ancora ad un altro tipo di rock'n'roll), è anche vero però che a pensar male ci si azzecca sempre o quasi.
Arriviamo al dunque, il disco si apre con "Hell Yeah", con quel neologismo (yeah) già usurato alla morte, tuttavia il pezzo è ricco di carica e potenza, la voce del leader Rich Luzzi è grintosa e convincente, anche egli figlio degli italiani d'asporto, come tanti altri rockers che negli states hanno saputo ritagliarsi una certa notorietà. Tornando al pezzo le chitarre sono vicine al Metal (quello nuovo) quanto all'hard rock, ma non sarà cosi per il resto dell'album. Andando avanti nell'ascolto, "Favourite Disease" ha una base che ricorda un pò troppo "So Happy" dei Theory Of A Deadman che a sua volta rimanda a "Famous" dei Puddle Of Mudd, (qualcuno avrà copiato dal compagno di banco più bravo, ma chi?), tuttavia il brano risulta di qualità e mantiene un discreto livello di energia, energia che non viene a mancare nella title-track "Light It Up" e che va a sfociare in un candido ballatone acustico quale "Broken Bones", non un grande impatto a primo ascolto, ma il pezzo affascina per la 'verve' artistica con la quale la base vocale di Luzzi viene abbinata all'acustica e alla batteria di D.Avoglia (si anche lui made in Italy). Per dirla breve, ottimo pezzo soft che funge da spartiacque tra la prima e la seconda parte dell'album, un pò in discesa con le frizzantine "Headlights" e "Wanted Man".
Il grosso è stato già detto, per il resto ottime melodie con la splendida "Ten Years" che esce un pò dai canoni del CD e la più soft "Falling Down" (il brio delle chitarre iniziali è lontano anni luce). Mediocre invece "Falling Down", pezzo forzato che è tanto, troppo sulla falsariga della precedente "Headlights". Ebbene si, il rock da Virgin Radio mi affascina e poco importa se l'enciclopedia sta per riempirsi, forse è già colma, l'importante è strappare le cartacce, le pagine scritte male, francamente quella dei Rev Theory la terrei li al posto suo, alla fine a noi piace cosi, bella, ordinata, composta e un pò scontata. Da non ascoltare assolutamente in caso di cattivi pregiudizi.
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