Suonerò senz'altro pretenzioso, ma ho proprio voglia di affermarlo: sebbene non sia tra i miei artisti preferiti, mi sembra giusto dire che da quando ha inciso il suo "To Record Only Water For Ten Days", il signor Frusciante John ha (parzialmente) cambiato il mondo di certa musica. Sempre più sono gli artisti che si fanno i dischi in casa... Esempi? Billy Corgan, o il meraviglioso "Blinking Lights And Other Revelations" degli Eels. E sempre maggiore è il numero di lavori fatti solo per essere distribuiti sul web. Esempi ancora facili facili? Frusciante stesso ed ancora gli Smashing Pumpkins, con le loro songs che solo allo scioglimento del gruppo hanno trovato casa nel cd2 della raccolta di hits.
Ocasek, che dopo "Troublizing" ebbe un incarico top dalla Geffen Records, dal quale fuggì disperato dopo qualche mese perché riteneva quel posto troppo poco 'alternative', fonda la sua etichetta, la Sanctuary, per produrre nuove leve, e ci prova personalmente nel 2005 con questo "Nexterday", prodotto proprio alla maniera dei "mainstream rockers" Frusciante e Corgan. Anche questo lavoro, poi, era destinato in origine al web, ma poi - si dice per insistenze di persone che operano all'interno della Sanctuary - ci fu un ripensamento a favore dei canali distributivi tradizionali.
In "Crackpot" si sente il sapore dell'home-made, alla perfezione, e così in tutto il disco. Ma, infondo, Ocasek non è sempre stato un minimalista nei versi e nelle atmosfere? Quindi che c'è di male se anche gli arrangiamenti sono all'osso? Fatto sta che, in alcuni casi, come forse per questa "Crackpot", il valore dei brani emerge di più, se il pezzo è suonato e prodotto "poco". E questa è una canzone bella e riascoltabile dieci volte.
"Bottom Dollar" è una perfetta canzoncina alla Ocasek, che canticchia un motivetto scorrevole. Ritornello molto chitarristico (come ai tempi dei primi Cars, e senza le velleità hard di "Troublizing", le chitarre sono tornate in primo piano rispetto alle tastiere), letteralmente taccheggiato a "Tonight She Comes" dei Cars. Alla fine ti accorgi che le strofe, come per molte carsongs, SONO il vero e proprio ritornello, mentre il ritornello - quello che tecnicamente si chiama così -, in una canzone normale si chiamerebbe "special".
Con "Don't Lose Me" è tornata la new wave dei primi dischi dei Cars. Simpatica nei versi, chitarre che tengono/fanno il ritmo, tastiere che "zampillano", batteria che la può pure suonare un commodore 64 tanto è lo stesso, cioè un susseguirsi meccanico di botte a intervalli costanti; assoletto di chitarra semplice ma molto originale nei passaggi, di quelli che faceva fare ad Elliot Easton. Quante volte l'ho riascoltata, questa canzone?
"In A Little Bit": ancora qualcosa di oscuro in una canzone semplice à la Ocasek. Tastiera simile allo xilofono, arpeggio piagnucolesco di chitarra nel ritornello, seconde e terze voci, tastiere armoniciste che "galleggiano" "sotto" la canzone. 2 minuti e 50, quanto serve per piacere anche all'ascoltatore disattento, non farlo scocciare. Ed invece dentro c'è roba buona.
Giro di basso intrigante, acustiche che "tagliano" gli accordi a metà, la solita batteria-mulo, chitarra elettrica che tira fuori 2 note, sempre le stesse, sempre più echeggianti; ancora tastiere che non incrociano la canzone, ma scorrono ad un livello inferiore, fiumi sotterranei di note. Un ritornello inquietante di una parola, affermata, sussurrata, suggerita, sospirata: questa è "Silver". Con in più uno strano finale, con una tastiera-carillon un po' profondorossa.
"Come On" è la più bella canzone del disco, se amate le canzoni più funny. Questa è luminosamente giocosa, semplicemente perfetta, per come inizia, per come continua, per il ritornello, per lo special, per come finisce, per come ricomincia (l'ho rimessa su...)...
"I'm Thinking" è una canzoncina chitarristica pseudo-folk, nulla di speciale e nulla di insopportabile. Un Ocasek educato e compiaciutamente nostalgico (o nostalgicamente compiaciuto?) che ancora tiene la sua voce di bravo ragazzo del '49 sopra la musica per quindi disperderla tra i coretti del ritornello.
Se vi piace la "robba strana", allora è "Carousel" la canzone più bella del disco. Trattasi, a mio parere, dell'evoluzione della specie delle spokenwordsongs ocasekiane. Giro di basso e arpeggio di chitarra che divengono loop. Recita cantando, Ric, cercando di mettere il cantare al servizio del recitare. Poi un flauto magico s'ode da lontano e quindi un coro di gnomi da dentro il bosco... Era un bel po' di tempo che non se ne usciva con trovate di questo calibro, lui che nella sua musica è forse stato un po' manierista e fors'anche prevedibile.
"Heard About You" è la perfetta canzone del disco se amate invece i mid-tempo. Ocasek non cede alla tentazione di banalizzare il motivo, attenendosi rigorosamente ai tempi di batteria e della sua rhythm guitar. Un po' atono in tutto il disco (infondo non incide la sua voce dal 1997), ed in questo brano in particolare, principalmente quasi inascoltabile nel ritornello... Si avverte il bisogno di una voce più espressiva, calda. Insomma, se questo fosse stato un disco dei Cars, sarebbe stata un'altra perla nelle mani-corde vocali del bassista Benjaminn Orr.
Autunnale, "ventosa", similtranquilla, "Please Don't Let Me Down". Ritornello confidential. Chitarra alla Byrds avanza mano nella mano di mamma tastiera in un solo delicatissimo... Ancora basso (suonato da un certo Darryl Jenifer), in fin dei conti il vero protagonista della musica di questo cd - assieme al "computer programming" per una batteria che fa sempre e solo "tu-ta tuttuttà, tu-ta tuttuttà..." -, come mai prima d'ora nei dischi dei Cars e di Ocasek stesso.
"It Gets Crazy" viene dritta da "Door To Door" e da quello che c'era di notturno, inquieto nell'apparenza chill della notte americana. Chitarra blues che ulula. La prima canzone del disco che finisce in fading di chitarra, e l'ultima del cd... Come, a suo modo, fu il fading-solo alla fine dell'ultimo brano del primo Lp dei Cars, ovvero "All Mixed Up"...
Questo disco è certamente, assieme a "This Side Of Paradise", il più ispirato della carriera di Ocasek, ed è molto più fantasioso, complesso di "Troublizing". Se nel precedente Ocasek era un rocker alquanto fottuto e strafottente, pronto a far sputare fuoco alle chitarre (e almeno una volta nella carriera-vita ci vuole proprio!) ora è uno "pop-rock-chansonnier" est-americano di grande livello, oggi come oggi direi pari (non uccidetemi) al più famoso dei new york men con una chitarra in mano...
Ascoltare per credere.
"Nexterday" è fatto in casa: la 'sottoproduzione' in alcuni brani è un difetto; in altre traccie, invece, rappresenta un pregio la stessa cosa vista dal punto d'osservazione diametralmente opposto, cioè l'assenza totale di overproduzione. Un po' come le conserve della nonna, quelle fatte in casa: se non muori di botulino, sono squisitissime...
Purtroppo per chi vi scrive, la produzione (che sia leggera ma che ci sia) ha il suo perché, e soltanto per questo "Nexterday" non si becca le 5 stelline. Certo, la cosa sarebbe stata diversa se l'artista si fosse chiamato Springsteen ed il cd "Nebraska" (anche perché il genere musicale sarebbe stato più incline al faidate).
Fa piacere, a chi stima Ocasek come me, che questo autore in America sia stato "annoverato" tra gli artisti oggetto di culto e che questo suo album venga considerato un lavoro eccelso, ma le 5 stello no: questi brani hanno una superba struttura portante, l'Ocasek più tirato a lucido da vent'anni a questa parte, ma questa ossatura manca di muscoli e sangue: i Cars, la chitarra di Easton, le tastiere di Hawkes - che suona in tutto il disco ma sono certo non come vorrebbe lui, che è un virtuoso, ed uno che musicalmente "s'impone" - e soprattutto, la voce calda e romantica, melodiosa e ferma di Benjaminn Orr.
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