Ci aveva ormai abituati alle lunghe attese, Mad Richard, soprattutto lungo la sua ormai quasi ventennale carriera solista.

Sei anni tra il completo fallimento del progetto "United Nations Of Sound" e l'ultimo (discreto) "These People", mentre sono passati ben dieci anni tra quest'ultimo e l'ottimo "Keys To The World" dell'ormai lontano 2006, se si parla di lavori solisti. Sorprende quindi che il nuovo, quinto disco dell'ex frontman dei Verve arrivi a "soli" due anni dal grande ritorno; sorprende ancora di più che si tratti di uno dei suoi migliori lavori solisti in assoluto.

E dire che il buon Richard ci aveva avvisati: "sono motivato nel pubblicare questi brani perché ne sono entusiasta". Dichiarazioni alle quali di solito si presta poca attenzione, soprattutto perché comuni a praticamente tutti gli artisti con del materiale fresco in uscita: stavolta, però, ha avuto ragione lui. Il nuovo "Natural Rebel" è un ottimo album, un disco realmente "urgente" (come si sarebbe detto qualche anno fa); Ashcroft si libera degli orpelli produttivi che avevano appesantito le sue ultime prove, merito questo dei nuovi produttori Jon Kelly (Kate Bush, Prefab Sprout) e Emre Ramazanoglu, e spicca il volo grazie ad un ritrovato entusiamo ed una rinnovata vena compositiva.

Entusiasmo che trasuda da ogni singola nota di "Natural Rebel“, specialmente nella parte iniziale, dove Ashcroft snocciola uno dietro l'altro pezzi davvero ispirati ed arrangiati con gusto: il Tom Petty flavour di "All My Dreams", gli archi finalmente non invadenti ma funzionali alla trama sonora dominata dalla pedal steel della splendida "Birds Fly", il gioioso e gradevole singolo "Surprised By The Joy".

Da lì in poi, si torna in un territorio più vicino al glorioso passato dell'artista britannico, che salta con disinvoltura dal soul stonesiano del secondo singolo "Born To Be Strangers" ai Verve zona "Urban Hymns" della micidiale "That's When I Feel It".
Le ballad, specialità della casa, non erano così ispirate da anni: "That's How Strong" e "We All Bleed" mozzano il fiato, "Streets Of Amsterdam" risplende grazie ad un arrangiamento perfetto e una prova vocale di Ashcroft davvero incisiva. " A Man in Motion" torna in territori prettamente Verve, più o meno all'altezza di "Sonnet".

In chiusura arriva la furiosa "Money Money", un rock dritto per dritto à la "Gimme Shelter" che chiude in bellezza e certifica una clamorosa, ritrovata ispirazione dell'ex Verve. Finalmente un disco all'altezza delle capacità interpretative di uno dei migliori frontman britannici degli ultimi venticinque anni.

Traccia migliore: Money Money

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