Quando il software del pc si blocca, per farlo funzionare di nuovo spesso è sufficiente riavviare il processore ed attendere un paio di minuti. Il problema è che per noi, dietro la nuca, non c'è nessun fottuto tasto da premere.

Alice è il tipo di persona che cura il suo corpo. Non si vede nel film ma è certo che a colazione prende almeno quattro noci, un pugno di bacche di goji, spremuta d'arancia. L'acqua che beve in quantità, ovviamente, è filtrata. Dopo lavoro una bella corsa di qualche miglio per mantenere sodo il fondo schiena, e che culetto per una cinquantenne; un po' di parole crociate per fare in modo che la mente continui ad essere elastica, affilata ed agile come lo è sempre stata. Una vita lavorativa frenetica ma appagante, piena di conferenze perché nel suo ambito, quello accademico, è affermata, riconosciuta e stimata. Il marito, un mezzo genietto pure lui, è ancora innamorato e i tre figli nelle loro diversità caratteriali sono complessivamente motivo di orgoglio. Che palle direte voi! La descrizione della vita della famiglia Mulino Bianco non è che sia proprio il massimo.

Alice continua a convincersi del fatto che quel breve momento di defaillance durante la conferenza, prontamente rientrato nel giro di pochi secondi, non sia nulla di preoccupante. Ma quando si perde nel campus come se fosse stata catapultata in una città di un altro continente; beh è proprio in quel preciso istante che comincia la sua personale ascesa del Monte Calvario. Passano i giorni e li vede i chiodi, quei lunghi e paurosi pezzi di ferro, sui quali verrà attaccata alla croce la sua vita di un tempo. Ormai irrimediabilmente compromessa.

E poi il presentimento si trasforma in certezza con l'esito definitivo degli esami neurologici. È un po' come vedere dal di fuori l'immagine di una macchina in procinto di sfracellarsi contro un muro senza possibilità alcuna da parte del conducente di poter evitare l'impatto. Viva tecnicamente, morta negli effetti, perché contro questo morbo non c'è cura alcuna e per certi versi è quasi peggio di un tumore giunto allo stato terminale. Perché non è il corpo che se ne va, ma quello ci differenzia dagli altri e che ci rende speciali. La nostra mente. Non riuscire ad esprimersi nel modo corrente, vedere delle parole ma non riuscire ad afferrarle e trasformarle in suono. Ricevere un'informazione e non essere in grado di trattenerla come se mancasse un filtro, la rete che per un'intera esistenza ha raccolto tutte le informazioni di una vita.

Julianne Moore, che vincerà non solo l'Oscar ma anche il premio per il secondo ed il terzo posto, è a dir poco superlativa perché con la sua prova recitativa vertiginosa esprime i sentimenti contrastanti che emergono con l'incedere della malattia. Rabbia, disperazione, tenacia, arrendevolezza, amore e paura.

"Still Alice" è un film semplice e diretto che tratta nell'unico modo possibile, con ruvido realismo privo di retorica e pietismo, un tema struggente e delicato. Una pellicola non per tutti, ma di quelle che lasciano un segno profondo, indelebile e che ci fa pensare sull'interrogativo che prima o poi ognuno di noi si pone. Il senso della vita. C'è davvero, o le nostre esistenze sono solo guidate dal caso?

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