La deriva reality show del quinto potere è stata predetta da più parti e in tempi diversi nel corso del secolo scorso, il caso del film-musical in questione costituisce secondo me un esempio di previsione inconsapevole. Da quel che ho letto i due autori avevano in mente di far solo un po’ di satira sulla dipendenza dalla televisione del pubblico americano, non credo si attendessero che alcune situazioni da loro ideate in futuro si sarebbero verificate veramente. Sarà una mia impressione ma ci ho trovato anche alcune idee, in stato assai embrionale, che saranno poi sviluppate nella loro complessità in “The Truman Show”.

Il film è ambientato a Denton, una fittizia cittadina di provincia americana i cui residenti sono la personificazione dei vari stereotipi di americano medio. Denton è anche un grande studio televisivo in cui hanno luogo 24 ore su 24 e trasmissioni di una emittente TV. Si rivedono Brad n’ Janet from a distant planet, proprio loro, la coppietta di fidanzatini del “Rocky Horror Show”, ormai marito e moglie. Giungono a Denton per assistere tra il pubblico ad uno degli spettacoli televisivi, una sorta di “C'eravamo tanto amati” (come sono vecchio!), e finiscono per venire fagocitati della macchina schiacciasassi dello showbiz.

Oltre a Brad n’Janet, al comando del progetto ritroviamo la coppia Richard O-Brien e Jim Sharman dopo i fasti teatrali e cinematografici del “Rocky Horror Show”, e ritroviamo anche buona parte del cast di quello spettacolo. Si rivedono con piacere Patricia Quinn and Nell Campbell, le splendide Magenta e Columbia. Purtroppo non ritroviamo Tim Curry e nemmeno Susan Sarandon, e va beh, pace. I collegamenti tra le due opere sono molti, non si tratta tuttavia di due capitoli di una stessa storia, ma di due storie a se stanti, gli stessi autori hanno tenuto a precisarlo all’uscita del film. Un confronto però è inevitabile, di questo se ne saranno dovuti per forza fare una ragione. Confronto da cui “Shock Treatment” ne esce con le ossa rotte.

Per creare canzoni e trama Richard O-Brien non fa più ricorso ad un immaginario costruito su fumetti in stile Flash Gordon, film horror e rockabilly, e produce materiale poco suggestivo, un po’ moscietto. Prova ne è la title track, che probabilmente nelle intenzioni dell’autore sarebbe dovuta essere la hit del progetto. Pezzo piacevole e ritmato, probabilmente il migliore del lotto, ma nulla di avvicinabile a “Time Warp” per capirci. Qualche motivo di interesse per buttargli almeno un occhio e un orecchio c’è, soprattutto per gli amanti del genere ed i fan di Richard O-Brien. In primis l’interpretazione godibilissima di Barry Humphries, attore teatrale australiano comico e satirico (letto da wikipedia)nella parte di conduttore televisivo/sodale dei truffatori del canale TV, e anche le interpretazioni degli attori del cast del Rocky Horror, O-Brien compreso.


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