La carriera di Richie Kotzen potrebbe ispirare un film: alla tenera età di 17 anni, lanciato dal talent scout Mike Varney, era tra i migliori chitarristi in circolazione, tanto che per ritrovare stelle così giovani bisogna scomodare lo sfortunato Jason Becker e l’Innominabile Svedese.

Il termine “shredder” sembra coniato proprio per il giovane Richie: utilizzo di tecniche mostruose, unite a velocità estrema ma con una inusuale padronanza della melodia fanno di lui un chitarrista assolutamente sui generis, che riesce a soddisfare sia i più intransigenti tecnicisti sia gli amanti della buona canzone. Dopo tre ottimi solo albums gli si presenta dinanzi, nel 1992, la grande opportunità, quella di entrare nei Poison di Brett Michaels al posto del licenziato CC Deville: da qui l’ottimo 'Native Tongue' in cui si può apprezzare il Kotzen intento in composizioni più tradizionalmente legate all’hard rock a stelle e strisce.

Probabilmente l’entrata nella band sarà dovuta più che alle sue capacità al suo aspetto da “piacione”, fatto sta che il sodalizio con Michaels & Co. durerà solo un album, ma ci riconsegnerà un Richie maturo e consapevole delle sue enormi potenzialità. Il suo interesse per la musica funky e la fusion attireranno l’attenzione di un certo Stanley Clarke e Lenny White che lo vorranno nel progetto Vertù. Ancora album di fusion di cui due ottimi in compagnia di Greg Howe, collaborazioni con i Mr Big di Billy Sheehan, poi in Richie cambia qualcosa.
Resosi conto delle ottime capacità canore, della facilità compositiva decide di mettere da parte la sua carriera di guitar hero e dedicarsi alla sua passione per il rock tradizionale americano. Questo 'Change' mette chiaramente in mostra l’enorme bagaglio musicale del talentuoso chitarrista, deliziandoci con sonorità sicuramente non nuove ma suonate con classe e passione. E’ il classico disco da ascoltare su una infinita route americana, lambita dal deserto, con la polvere che vi secca la gola ed il sole implacabile a fare capolino sulla vostra decappottabile.

Richie dimostra di essere anche un ottimo singer, con quella timbrica bluesy leggermente roca, tuttavia l’aggressiva opener Forever One, con quella chitarra molto distorta e dal vago sapore zeppeliniano e con lo strabiliante assolo centrale ci ricorda ancora il Kotzen più virtuoso, ma già dalla successiva Get a life i toni si placano per dare spazio al classico pop rock da road movie. La splendida title track è un affresco acustico da cantare a squarciagola mentre il blues di Good for me ha il sapore del Jack Daniels misto alla polvere del deserto. La ballatona High potrebbe fare invidia agli Eagles più romantici e agli appassionati del rock west coast, mentre in Am I dreamin velocissime scale con l’acustica ci introducono in un brano dal vago sapore gitano, forse uno dei più riusciti del disco. In Fast money fast cars Richie rispolvera la passione per la disco funky anni 70 e, nonostante il genere la presenza non guasta minimamente l’atmosfera del disco, così come non lo fa la strumentale swingata di Unity.

Resta da chiedersi perché un artista che sembra avere tutte le qualità per sfondare invece passi inosservato. Insomma, l’aspetto estetico c’è (che è brutto dirlo, ma aiuta), la musica pur non essendo banale non è assolutamente complicata bensì di largo consumo.
Forse la spiegazione è nella poliedricità che lo porta a spaziare con una certa facilità dal rock, al blues fino ad arrivare alla fusion al funky, e queste molteplici influenze potrebbero spiazzare il potenziale ascoltatore.

Ma noi non dobbiamo preoccuparci, Richie fa spallucce e continua imperterrito a regalarci ottima musica.

Elenco e tracce

01   Forever One ()

02   Get a Life ()

04   Don't Ask ()

05   Deeper (Into You) ()

07   Am I Dreamin' ()

08   Shine (acoustic version) ()

09   Good for Me ()

10   Fast Money Fast Cars ()

11   Unity (Jazz Bee Bop instrumental) ()

Carico i commenti...  con calma