Incidere un disco per raccontare una vita. Questo fa Richie Sambora con "Undiscovered Soul", mette a nudo ciò che è diventando, si toglie i panni di rockstar e chitarrista dei Bon Jovi e si mette addosso quelli di marito e padre ed evoca immagini di luoghi sperduti e attimi indimenticabili con una musica che a tratti può essere paragonabile al classico rock Springsteeniano, ma che tocca apici di una pace e di una dolcezza inimmaginabili. Così il secondo disco del chitarrista di Perth Amboy riesce ad eguagliare il primo (altro capolavoro) intitolato "Stranger In This Town", e in certi aspetti, soprattutto testuali, lo supera.

Cominciamo. Il disco si apre con "Made In America" traccia che ci racconta le origini del suo scrittore, seguita subito da "Hard Times Come Easy" altro tipico pezzo americano con le venature blues solite di Sambora. "Fallen From Graceland" è una delle canzoni più sognanti del disco e ci fa ritrovare improvvisamente su una macchina in un'auostrada in mezzo al deserto, correndo incontro al tramonto. Segue "If God Was A Woman" pezzo capace di tirarti su quando sei triste, "All That Really Matters" è invece una ballad struggente in cui il nostro caro Richie mette in mostra tutte le sue doti interpretative e vocali, quindi abbiamo "You're Not Alone" un pezzo aggressivo aperto da un riff che scaturisce dalle corde di una delle tante stratocaster di Sambora. "In It For Love" è il risultato di uno dei momenti in cui il chitarrista dei Bon Jovi mette da parte la stratocaster e imbraccia una chitarra acustica, indimenticabile. "Chained" è un pezzo che va ascoltato più volte per essere capito, ma che già dal secondo ascolto entra in testa e non ne esce più. Altro episodio acustico dell'album, e canzone che da sola ne varrebbe l'acquisto, è "Harlem Rain", melodia che ci proietta attraverso un mondo di vite vissute e di rimpianti, ma anche di speranza. Ci avviamo verso la fine con il pezzo più aggressivo del lavoro, "Who I Am", sette minuti e nove secondi netti di furiosi e complicati virtuosismi vocali e assoli di chitarra, immediatamente seguito dal pezzo forse più interessante del musicista nativo del New Jersey, e cioè "Downside Of Love" che sembra in un certo senso cercare di emulare la struttura di "Stranger In This Town", title-track del precedente lavoro di Sambora, ma con fini ed esiti completamente diversi. La degna chiusura di questo lavoro è il brano che da il nome all'album, "Undiscovered Soul", canzone fantastica, dal sapore vagamente New-Age, che ci saluta e ci dà l'appuntamento al prossimo album solista (ancora inedito purtroppo) del chitarrista statunitense.

Nel complesso va elogiata l'immensa dedizione e il sentimento che Sambora mette in questo lavoro, in cui ancora una volta dimostra, oltre ad essere un mago della sei corde, di essere anche un gran cantante. Nettamente superiore a qualsiasi album dei Bon Jovi, e soprattutto capace di lasciare una traccia nella mente dell'ascoltatore.

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