"E se tutto il mondo fosse maledetto?" Ruby rispose "Potrebbe essere". Ma dato che erano insieme, lei sapeva che non era come Lou aveva detto. "Forse è solo l'ovest" e così per anni si sono diretti ad est. ("Ruby and Lou")

Willy Vlautin prima di essere il leader dei Richmond Fontaine è innanzi tutto uno scrittore. O forse Willy Vlautin prima di essere uno scrittore è innanzi tutto il leader dei Richmond Fontaine. E allora come fai a scindere le due cose? Già il titolo di quest'ultimo (2009) dei loro nove dischi spiega tutto o forse niente...pensavamo che l'autostrada suonasse  come un fiume. Il mito "on the road" che non è mai morto nello spirito americano nella  letteratura come nella musica. John Fante e Arturo Bandini sulla strada per Los Angeles, Keoruac e Neal Cassady e il loro "non so dove ma dobbiamo andare", Bukowski che passava da un bar all'altro, Cormac McCarthy e la strada del futuro sepolta dalla cenere della catastrofe atomica. E Woody Gutrie con stampato sulla chitarra "this machine kills fascists", Townes Van Zandt che ad una vita agiata preferì prendersi 10 dollari per sera nei locali più sordidi, Dan Stuart e i suoi Green on Red che vivevano di gas-food-lodging, gli Uncle Tupelo e il loro alt country che ad inizio dei novanta ha riportato tutto a casa.

Willy è forse la summa di tutto questo, l'asciutto e feroce alt country degli esordi si è pian piano trasformato in un suono più ricco e pacato ma intriso di tensione proprio come le storie che lui va a narrare. Storie d'apparente normalità che nascondono grandi drammi, come la splendida "Two Alone" a raccontare della dipendenza l'uno dall'altra di una giovane coppia e la frattura per la nascita di un figlio. La musica rende palpabile quest'agitazione attraverso gli arpeggi di chitarra acustica sempre in crescendo. Mi viene in mente la copertina di un loro disco precedente dove su una roulotte scalcagnata c'era la scritta "this is the land of broken dreams". La terra dei sogni infranti è quella dei personaggi perdenti di Vlautin, il pugile suonato della novella per chitarra e violoncello "The Pull", o l'uomo rimorchiato dalla ragazza al bar che rivede se stesso nel bambino di lei che lo osserva di nascosto mentre fa l'amore con sua madre. Questa è "The Boyfriend",  dove la suadente tromba mariachi stempera il crescendo emotivo del grido "I ain't like that !/ I ain't like that!".

Gli echi del ruvido alt country passano attraverso l'operazione più melodicamente complessa già fatta dai Whiskeytown di "Stranger's Almanac": potrà sembrare il loro disco più accessibile ma non è altro che il risultato delle vicende personali di Willy Vlautin attraverso le disgrazie della morte della madre e le braccia spezzate. I Richmond Fontane vi richiameranno i migliori REM in "You Can Move Back Here", faranno assaggiare lo stesso country rock marca Whiskeytown nell'intensa "Lonnie", abbaglieranno con il disordine elettrico di "43", sussurreranno dolci nenie stellate cullate dal cello in "Ruby and Lou". Per infine incatenarvi nella spoken song " A Letter to the Patron Saint of Nurses", dedicata alle infermiere che sono le prime a curare quell'umanità varia fatta da fuorilegge, ubriaconi, homeless, ragazze abbandonate, bambini maltrattati, suicidi falliti che popolano le storie di Willy Vlautin.

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