Hello Boyz, dopo i riscontri parzialmente positivi della de|recensione su Toto Cutugno, torno sul luogo del delitto per parlarvi di un combo dimenticato dai più, ma capace di dare un simbolico contributo alla musica di consumo degli anni '80, decade che mi piace analizzare per voi su queste pagine.

Parlo dei mitici Righeira, duo torinese che svecchiò il pop italiano di quegli anni con sapidi innesti di musica elettro funk, sempre ballabile, alla portata di tutti, e graziata da un grosso successo di pubblico.

Nessuno ha mai notato che Michael e Johnson Righeira scimmiottavano, in quei primi anni di carriera (attorno al 1983), le pose, la musica e lo stile dei PiL di Johnny Rotten - per certi versi anche dei BAD di Mick Jones - ovviamente in versione minore e meno cazzuta sotto il profilo musicale ed ideologico, o, meglio, post-ideologico. In più ci aggiungevano qualcosa di variopinto, come le acconciature architettoniche e le scarpe a punta ed i vestiti colorati, ed una verve ironica che li rendeva pittoreschi, ma non minacciosi, per i benpensanti e l'establishment dei matusa.

Venendo al sodo e descrivendo le canzoni contenute in questa pregevole raccolta del duo Righeira, sempre evitando una noiosa track by track, pongo l'attenzione sui pezzi più famosi del gruppo. "Vamos a La Playa" ('nnamo alla spiaggia), hit dell'estate '83, si distingue per lo scherzoso ed esotizzante utilizzo dello spagnolo - una novità per quei tempi - anticipando le tendenze di tanta musica latina. Il tutto su un tappeto sinth-pop che descrive, quasi come un allegra marcetta, l'esigenza di divertimento dei giovani dell'epoca... consistente proprio nella voglia di andare in spiaggia. Certamente superficiale, sia nei contenuti che nelle forme, il pezzo appare un po' il simbolo dell'epoca del disimpegno e del cazzeggio, che trova la sua epitome nella gioventù come stagione della vita e nell'estate come stagione dell'anno.

"No Tengo Dinero" (non c'ho 'na lira), hit del successivo inverno, replica un po' le trame ritmiche del singolo dell'estate, con un andamento moderato nelle strofe, ed esplosivo, quasi come un anthem da stadio, nel ritornello. Anche qui, ovviamente, torna l'uso dello spagnolo come lingua, da un lato, straniera - e quindi esca per l'esterofilia dei giovani -, dall'altro, facilmente intelligibile per gli italiani, e, dunque familiare ai più. In pratica anche chi non conosceva le lingue straniere con i Righeira poteva spacciarsi per esterofilo!

Negli anni '80 lo stile del duo evolve con la loro crescita umana e professionale, con l'abbandono di lessici stranieri a favore dell'italiano. I Righeira della maturità si ricordano, soprattutto, per pezzi come  il celeberrimo "L'estate sta finendo" ('85) (Summer is over), in cui la descrizione dell'abbandono delle spiagge - chiasmico rispetto a "Vamos a La Playa" - cela, nemmeno troppo velatamente, la trita tematica dell'addio alla gioventù, luogo comune che francamente ricorre in poesie, romanzi, racconti e film... qui reso da melodie malinconiche. Un bel pezzo, al di là di tutto un interessante lascito degli anni '80, anche se sulla stessa linea di pensiero mi piace di più "Il mare d'inverno" di Ruggeri/Bertè.

Ultimo pezzo notevole della carriera di Michael e Johnson è "Innamoratissimo" ('86) (All in Love), presentato al festival di Sanremo senza grandi riscontri, per rifarsi poi ampiamente in termini di vendite come singolo. Allegro con brio, caratterizzato da break elettronici, il pezzo ha vaghi echi di "Video Killed Radio Star" dei Buggles ('80), almeno per quanto riguarda gli effetti melodici sottesi alla strofa. Il ritornello denota il solito climax con effetto anthemico: non male, ma forse ripetitivo.

Ultimo pezzo degno di nota, uscito nel '90, è il singolo "A ferragosto":  bello per la melodia e per il solito ritornello martellante, il brano tradisce una certa ripetitività sia per quanto concerne le tematiche trattate - il divertimento agostano ed i riti estivi come al solito - sia per quanto concerne la struttura ritmico melodica. Segno che l'inventiva dei Righi, come li chiamano i fan, si andava inaridendo, quasi come preludio allo scioglimento dopo uno sfortunato album del '92.

Certo gli anni '90, con una musica giovanile ebbra del grunge e di un generale ritorno ad atmosfere pop-rcok, più che elettroniche, rendeva difficile la sopravvivenza del duo. Dei Righeira non si parla mai troppo, né troppo bene, anche perché i nostri non amano il revival ed hanno sempre preferito, anche negli anni di lontananza dalle scene, atmosfere elettroniche d'avanguardia come l'house, operando talvolta come dj o produttori. Talvolta si tende a liquidarli come un gruppettino qualsiasi, ma le loro canzoni, lo dico soprattutto per gli under 25, hanno davvero segnato un'epoca, e molti dei nostri cugini o fratelli maggiori, anche se lo negano, si sono avvicinati alla musica comprando magari i loro singoli. Per quanto non credo vadano dimenticati né snobbati, anche se della loro carriera possiamo salvare solo una manciata di pezzi.

Visto che ho esagerato con lessici più complessi, volutamente straniando il tono della recensione con i temi apparentemente banali trattati, stavolta vi saluto con un analogo

Semper Vestri Il_Paolo

PS: non per far pubblicità, ma hanno un bel sito

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