Gruppo strano, i Riot. Formati nel 1976 dal chitarrista Mark Reale, che sarà poi giustamente riconosciuto agli occhi dei fan come la vera anima della band, il gruppo statunitense non ha mai avuto ciò che realmente meritava. Di gruppi rientranti in questa categoria ovviamente ve ne sono molti, forse troppi, ma la storia dei Riot è forse quella più strana. Sono stati uno dei primissi gruppi americani ad introdurre negli U.S.A. l'heavy metal con uscite come "Narita"(1979) prima, e il più conosciuto "Fire Down Under" (1981) poi, sono sempre stati uno dei primi gruppi americani a introdurre lo speed metal, con "Thundersteel" (1988) e "The Privilege Of Power" (1990), genere che in quegli anni si era già formato e aveva fatto uscire quelli più in là con gli anni saranno descritti come dei pilastri, grazie a gruppi come gli Accept, Rage, Running Wild in terra tedesca, e gli Exciter in Canada.
Anno dopo anno, uscita dopo uscita, i Riot non hanno mai indietreggiato, mai fatto un passo falso,e anzi, hanno consolidato sempre di più la loro passione per la musica e per il loro genere. Dopo l'album "Immortal Soul" (2011), la band di New York dovette subire un grave lutto, poichè dopo neanche tre mesi dall'uscita dell'album, e durante il tour di supporto, il chitarrista Mark Reale morì il 25 Gennaio 2012 in seguito ad un emorragia cerebrale causata dalla malattia di Chron, della quale Reale soffriva dalla nascita. Molti diedero i Riot per spacciati, incapaci di poter proseguire senza il loro fondatore e membro guida. I restanti componenti però, decidono di riformare i Riot richiamando a loro i musicisti che avevano contribuito alla creazione dell'acclamato "Thundersteel", con l'entrata del nuovo cantante Todd Michael.
Nel 2014 vede finalmente la luce "Unleash The Fire", sotto l'etichetta SPV/Steelhammer, con un titolo ed una copertina che lasciano già presagire il tutto, con la prima che rappresenta la mascotte del gruppo, Johnny, in sembianze metà umane e metà animale. I richiami al passato dunque non mancano, e attenzione, questo non vuoldire una mancanza di idee, ma semplicemente avere rispetto e tenere acceso il ricordo dei momenti passati, cosa che molte band al giorno d'oggi dovrebbero imparare.
Tutti i brani si assestano sul classico stile che i Riot hanno proposto da 30 anni a questa parte. Vere hit sicuramente sono l'opener "Ride Hard, Live Free" potente e diretta, con la voce di Michael in grande spolvero, "Immortal", più melodica e cadenzata, che presenta un ottimo assolo di chitarra e che nel testo vuole rappresentare la vera essenza dei Riot, ossia l'immortalita, e speriamo sia sempre così con gruppi del genere. "Bring The Hammer Down" e "Fig, Fight, Fight" sono pezzi che non vi lascieranno via di fuga, dai quali sarà impossibile non tenere il ritmo, e dei quali sopratutto vi resterà impresso il ritornello per giorni. "Fall From The Sky" strizza l'occhio al power, con melodie accattivanti e un andazzo veramente impressionante, merito anche di Frank Glichriest che, dietro le pelli, pesta come un dannato. La vera sopresa dell'album, preso per intero, è la freschezza e la sincerità con il quale è suonato, due fattori che inevitabilmente porteranno l'ascoltatore ai classici più diretti e heavy del gruppo come "Sons Of Society" (1999), e "Inishmore" (1988).
Come detto, dopo la scomparsa di Mark Reale in molti pensavano che i Riot fossero finiti, e che ogni uscita successiva sarebbe stata fatta solo per speculare sul nome della band, e sul nome di Reale. Ma con "Unleash The Fire", i Riot dimostrano non solo di non aver esaurito le idee, ma di suonare rispettando il proprio passato, e sopratutto di riuscirci in una maniera che in pochi si aspettavano. Gruppi come i Riot ne esistono pochi, e questa uscita al giorno d'oggi, rappresenta una piccola gemma che ogni amante del genere sicuramente adorerà, e che consiglio di comprare a scatola chiusa.
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