Mi ero detto non avrei più letto libri o scritti che parlavano di lui. Poi vidi, nell'angolo musicale di una libreria, questa copertina, mi avvicinai lessi il titolo e..... fatto acquistato! Che palle, dovevo incazzarmi di nuovo nel leggere tutte quelle stronzate stra risapute (vere o false che siano). Perchè è cosi: di un musicista/artista che mi piace vorrei sempre sentire parlare bene; o meglio, con assoluto rispetto. Come di un amico. dei genitori e dei figli. Leggo prefazione, ringraziamenti (fortunatamente all'inizio perchè mi confortano non poco!) e introduzione; mi convincono a continuare.

Questo ragazzo, tale Rob Chapman, anche musicista in gruppi punk fine anni '70 inizio '80, fin da quando era dodicenne adora Barret. "Non ho mai incontrato un punk a cui non piacesse Syd Barrett", una sua frase evocativa. A questo libro collaborano in tantissimi: numerosi compagni di scuola con documentazioni di archivio inerenti (mai ascoltati fino ad ora), altrettanti amici e colleghi di Cambridge e Londra dell'allora scena artistica e musicale e tantissime singole persone che hanno dato modo di farsi una idea, con le loro testimonianze su specifici momenti, del vivere di Syd in tutti gli aspetti più nascosti ed intimi della sua vita quotidiana.

Di grande utilità anche Libby Gausden, la storica fidanzata da adolescente (il pacco di lettere da lei conservate tra il 1961 ed il 1965 rappresentano la prima collezione di scritti del ragazzo che viveva a Hills Road a poche decine di metri da lei). Ma soprattutto i membri della famiglia Barret, in primis la sorella Rosemary, finora rimasti in disparte, con quella prospettiva unica sulla sua vita privata, prima e dopo il successo.

I motivi di tale apertura da parte di tutti verso l'opera che Chapman stava scrivendo sono stati (lui non lo dice, quindi lo dico io) la passione, l'amore ed il rispetto che egli ha dimostrato nei confronti di Syd uomo e musicista. Personalmente non ne potevo più delle solite dicerie passate di bocca in bocca nei decenni, alcune veramente ridicole e grottesche.

Chapman riesce a svestire i panni del fan ed a proporre un racconto dettagliato che parte dalla felice infanzia fino ad arrivare al totale isolamento. Una ricostruzione minuziosa, precisa dei luoghi e negli eventi; anche una analitica descrizione delle singole opere. Soprattutto viene smantellato il Syd pazzo e delirante per le troppe droghe. La verità è che Barrett abusò di droghe come tanti altri nel periodo. La verità è che, a differenza di quasi tutti gli altri, Syd non sopportava il successo commerciale dal quale derivavano obblighi contrattuali per dischi, tour, apparizioni televisive.

Molto semplice a mio parere, ma certo, capisco, faccia più presa raccontare di un Barret totalmente sballato, lunatico, fatto a dismisura con atteggiamenti folli e situazioni da circo. Certo che era "folle", o meglio totalmente diverso rispetto allo standard della rockstar; ma non per colpa dell'Lsd o comunque non solo. Le droghe probabilmente hanno solo esasperato ed accelerato il suo pensiero anarchico, il suo essere innovatore e sperimentale. Roger era un artista, principalmente un pittore, che trovò nella musica il terreno più fertile in quel periodo. Un po' come Morrison con la musica e la poesia.

Questo tomo ci restituisce un Barret uomo fragile e talentuoso. E' la verità?! Non lo so, non lo sapremo mai; certo qui ci sono molte testimonianze e un lavoro minuzioso storico che ce lo confermerebbero.

E comunque, per tornare alle prime righe, è ciò che voglio pensare del mio adorato, splendente, nobile diamante.

"Un giorno d'estate del 2006 venni a sapere che Syd era morto. Ho chiamato la redazione di "Mojo" per chiedere se potevo occuparmi del necrologio. "Si, certo" disse il caporedattore "ma andiamo in stampa tra 5 giorni. Riesci a scrivere 5.000 righe entro venerdì?" ... Se si fosse trattato di qualcun altro sarebbe stata un'impresa ingrata, ma io avevo vissuto con la musica di Syd, l'avevo respirata e sognata sin da quando, all'età di dodici anni, ascoltai per la prima volta "Arnold Layne". E così, nella settimana più torrida di una estate calda e lunga, scrissi quelle 5.000 parole su Syd. Qui troverete le altre 140.000 che nel frattempo si sono aggiunte a quelle" Rob Chapman.

Unico neo; Waters, Gilmour e Mason hanno declinato l'invito ad essere intervistati per il libro.

Bravo Rob, grande professionalità, amore e rispetto. A me e a parecchi altri è piaciuto tanto. Sono sicuro sarà così anche per i tanti di voi di DeBaser che amano Roger Keith Barrett e che, meglio di me, sapranno anche apprezzare l'analitico commento alle sue musiche.

Buona lettura.

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