Tutti amavano Linda Ronstadt, tutti amano Linda Ronstadt.
Con quel cognome molto duro, tedesco, nessuno immagina che quella ragazza nemmeno ventenne che si esibisce in un trio nei locali di Los Angeles a metà anni '60 sia per metà messicana e per metà originaria di Chicago. Ma lo spirito energico e sbarazzino, il repertorio folk di una terra di confine come la natia Arizona, tradiscono la giovane Linda che non è messicana da parte di madre ma di padre. Nonostante quel cognome tedesco il padre è messicano ma discende da un nonno emigrato in Messico a metà XIX secolo dalla Germania. Il Messico, le sue canzoni torneranno nella vita di Linda più di una volta. Questo film documentario è l'omaggio che i premi Oscar Rob Epstein e Jeffrey Friedman rendono ad una delle voci più versatili che il mondo del rock abbia conosciuto e che purtroppo è stata quasi del tutto spenta dal morbo di Parkinson che affligge Linda da anni, variante genetica e infatti anche la nonna materna ne era affetta. Linda Ronstadt ha esplorato nei suoi album una fetta consistente del patrimonio musicale centro e nord americano, non ha mai inciso pezzi suoi ma ha dato il suo contributo nel riarrangiare vecchi canti come la nota "Lo Siento Mi Vida". Cresciuta in un ranch dell'Arizona vive e respira musica in tenera età, le sue basi si fondano sugli standard americani che ascolta la madre e la canzone tradizionale messicana del padre, ottimo cantante tenore. Il film scorre liscio ripercorrendo gli anni gloriosi del Troubadour e le prime incisioni da solista ai Capitol Studios a Los Angeles. Il repertorio di Linda spazia e pesca dai canzonieri dei non ancora famosi Warren Zevon, Jackson Browne e la sua backing band dei primi tour diventerà gli Eagles. Sono gli anni della Asylum Records di David Geffen, la libertà di incidere, sognare facendo musica. Los Angeles esplode di suoni, Linda riempie le arene di tutti gli States grazie a best sellers come "Heart Like a Wheel" (1974), "Hasten Down the Wind" (1976), "Silk Purse" (1970) con l'iconica copertina che vede Linda insieme ad alcuni porcellini in un recinto, nel 1977 demolisce le classifiche mondiali con la sua versione di "It's So Easy" di Buddy Holly. Peter Asher, appena uscito dalla Apple Records dei Beatles, ne produce i dischi che vengono quasi tutti incisi nei mitici Sound Factory di Hollywood, Los Angeles. A inizio anni '80 la svolta, prima con l'operetta nei teatri della costa Est e poi con il recupero dei vecchi standard americani in una triologia molto bella il cui obiettivo era quello "di salvare quelle canzoni dagli ascensori". L'omaggio alle radici messicane arriverà in seguito così come la collaborazione nel Trio con la Parton e la Harris. Considerata una pazza a voler incidere un disco di canzoni messicane, "Canciones de Mi Padre", realizzerà uno dei dischi più venduti in lingua non inglese della storia della musica. Testimonianze di tutti i protagonisti della sua carriera che così rendono omaggio a Linda e alla sua carriera grintosa e libera nelle scelte musicali, toccantri le lacrime di Emmylou Harris al ricordo delle sfumature della voce dell'amica ormai perdute quasi del tutto. Linda narra il documentario e compare alla fine insieme al nipote intonando una delle sue amate canzoni messicane in un'ultima testimonianza della bellezza del suono delle sua voce.
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