Abbattete tutte le gabbie mentali che vi attanagliano le idee, i pensieri, le opinioni. Molto del Giappone è qui. Molto altro manca.

La geisha. Innanzitutto essa non è una prostituta. Le prostitute non vengono addestrate fin da bambine a suonare il koto. Non imparano a danzare sul suo suono. Non imparano l'arte dei ventagli e la cerimonia del thè. Non conoscono modi raffinati, silenziosi, studiati per sedurre un uomo. Esse non sono artiste.

Questa pellicola è destinata agli amanti del Giappone, delle sue usanze e della sua lingua; della sua rigidità e della sua bellezza. E' la storia di un mutamento nella tradizione e al contempo la storia della sopravvivenza di certi antichi costumi. E' la storia di una bambina venduta. Chiyo, questo è il suo primo nome, si ritrova costretta ad essere una apprendista geisha per il suo fascino in boccio. Catapultata letteralmente nella antica capitale Kyoto e separata con la forza dalla sorella che non rivedrà mai più, affronta una vita del tutto nuova e non priva di sorprese. L'okiya (ovvero la casa da thè) in cui vive i primi anni quasi da prigioniera, si rivela il posto più adatto alla sua sopravvivenza. E l'unica via da seguire per sopravvivere è cogliere l'occasione che la sorte le ha presentato: la possibilità di divenire la geisha più famosa della città. Il contrasto con Hatsumomo, la donna più rinomata e richiesta, appartenente tra l'altro al suo stesso okiya, renderà tutto non molto semplice e porrà spesso la giovane nella condizione di mettersi in gioco e provare quanto le geishe possano in realtà essere un vero e proprio strumento di potere. Mameha, rivale di Hatsumomo, prenderà sotto la sua ala Chiyo e riuscirà a renderla una affermata geisha tanto da renderla storica nel ricordo di un antico mondo lentamente in frantumi.

Questa è la storia, si. Essenziale e vaga per non eliminare il gusto alla visione di questo film. Ma le vere perle sono altre.

Ciò che rende questo film un vero capolavoro è soprattutto la deviazione rispetto a quelle che potevano essere ovvie banalità sul mondo orientale. Il mondo dell'ombra e della sobrietà sono resi con una maestria incomparabile: tutto quello che il Giappone poteva rappresentare agli occhi di uno straniero ma anche ai suoi stessi occhi è dipinto con quel tocco poetico e delicato che solo un calligrafo nipponico potrebbe avere. La conoscenza particolareggiata di ogni singolo accessorio e abitudine delle geishe non può lasciare privi di una qualsiasi reazione. Nè si può sminuire la bellissima resa di un mondo in decadimento: il film sembra diviso in due. La prima parte vede un mondo di kimono e ciliegi in fiore, una vita ricca per geishe e amanti delle geishe. Poi lo scenario cambia. Seconda Guerra Mondiale, gli americani, e un microcosmo contaminato e mai più recuperabile. Cosa resta? Ma ovviamente il sentimento per eccellenza che, mai come in Giappone, assume connotati tanto platonici e poetici. Chiyo è oramai Sayuri. Con il suo nuovo nome e la sua figura perfetta di geisha dagli occhi grigio-azzurri arriva, dopo tanti eventi duri, a ottenere come danna (protettore) l'uomo per il quale aveva deciso di intraprendere questa strada al meglio delle sue possibilità. Ovviamente come amante, mai come moglie. Come donna dell'ombra, mai della luce.

Un film tutto da amare se si ha amato il romanzo. Una trasposizione fedele e dedita il più possibile a una caratterizzazione dei personaggi profonda dal punto di vista sentimentale/emotivo. 'Romanzo di evasione' come mi è stato saggiamente detto su un mondo, però, quanto mai reale. Sia nella sua bellezza che nei suoi valori.

'Film su un romanzo di evasione' è la mia definizione dunque. Capace però di trasmettere un fremito.

"La geisha è un'artista del mondo che fluttua, canta, danza, vi intrattiene; tutto quello che volete, il resto è ombra, il resto è segreto."

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