Un’esistenza tremendamente triste, fredda, con pochi sparuti contatti con l’esterno; solo quelli necessari per soddisfare il proprio scarno sostentamento. Inverni lunghi, quasi eterni, durante i quali avere ragione delle giornate diventa un’impresa titanica. Il telefono c’è; ma non serve arrivare a metà film per capire che lui, a differenza dei suoi fratelli di fabbrica, non è mica un gran chiacchierone. E allora per passare il tempo si collezionano statuette di pessimo gusto; tanto chi cazzo le guarda in questo deserto di casa? Lei ovviamente, che con loro ci parla pure. Il pinguino, per esempio, in uno di quei pomeriggi nevosi e freddi le ha chiesto: "per favore Annie girami verso casa che ho un po‘ di nostalgia". Il pinguino ha voglia vedere all’orizzonte il suo amato sud. E così lei lo ha accontentato. Pazza.
Un giorno fa la spesa, soliti alimenti anonimi e a buon mercato che ingoia senza sapore manco fosse sapone, e nel mini market si imbatte in un libro commerciale. Il titolo le piace. Da pia e bigotta cristiana quel nome, Misery, ha attirato la sua attenzione. Legge il sunto sul retro della copertina e scopre con profondo stupore che la protagonista è un’infermiera! Si mette la grassa mano sotto il doppio mento, quasi per non perdere il controllo tanto è eccitata e su di giri. Anche lei infatti è stata un'infermiera. La storia è mediocre, anzi è una vera merda, ma ai suoi occhi quel romanzo altro non è che un capitolo avvincente della sua vita. Quella che non ha mai vissuto. Misery da quel giorno le ha ridato forza, è una stampella fondamentale e Paul Sheldon il suo salvatore; basti pensare che prima di sfogliarla e conoscerla sulle assi storte e cigolanti di quel mini-market aveva pure pensato al suicidio.

No, Misery non deve morire!

Queste scene che ho descritto non sono state girate da Reiner, ma sono limpide nella mia testa. Le ho viste in quello sguardo ora glaciale ed inumano, ora delirante e fanatico di Kathy Bates. Credo di non esagerare se dico che questa prova recitativa è la sorella gemella di quella di Jack Nicholson in Shining.

E’ un thriller claustrofobico e psicologico che prende spunto da un’idea molto acuta (racconto di King) ed accattivante capace di sviluppare una trama a spirale sul rapporto scrittore/fan e sulle estreme conseguenze della produzione di personaggi seriali per persone già di per sé squilibrate. Un libro quindi come mezzo capace di offuscare il distinguo tra realtà e finzione per andare giù, verso la pazzia completa.

Paul Sheldon è nauseato dal personaggio. Lo odia dal profondo. Potesse gli conficcherebbe il coltello con il quale taglia la fetta di bistecca che ora si porta alla bocca, mentre scrive alla macchina. E’ perfettamente conscio del fatto che questi romanzi siano terribilmente mediocri e inferiori al suo talento. Misery però sono soldi facili: potrebbe andare avanti fino alla vecchiaia con la stessa struttura e gli stessi banali colpi di scena che farebbero comunque sempre presa sul mediocre e ricco pubblico. Ci è voluto molto tempo, ma alla fine ha deciso di porre fine a questa tortura letteraria e farla morire. Il manoscritto fila così veloce sul sedile di pelle del passeggero della sua Buick, ma la strada è innevata.

Salvezza prima, incubo poi per un ottimo thriller invecchiato assai bene. Vi consiglio di scoprirlo, o vederlo di nuovo nel caso in cui aveste già fatto la sua conoscenza in passato, per un'ora e mezza sicuramente ben spesa. 

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