Perfidia, titolo originale “Les dames de Bois du Boulogne” è il secondo lungometraggio di Robert Bresson (1901 – 1999) uno dei più importanti registi francesi di sempre riconosciuto maestro della corrente del minimalismo.

Il film fu un flop commerciale, tanto che venne ritirato dalle sale dopo pochi giorni.

Il plot è piuttosto semplice. Hélène e Jean sono amanti da un paio d’anni ma non sono sposati né fidanzati.

Hélène si accorge che non c’è più passione, amore, coinvolgimento e sebbene lei sia ancora innamorata di lui si decide a lasciarlo salvo poi tramare una tremenda vendetta…

Hélène (Maria Casarès, all’epoca nota attrice teatrale) è, effettivamente, la personificazione della perfidia.

Non c’è niente di più pericoloso di un’amante ferita, trascurata.

Ordirà un piano diabolico a lungo termine ai danni di Jean e coinvolgerà, suo malgrado, Agnès, una giovane ballerina di varietà dal passato equivoco…

Il minimalismo dicevamo. In effetti l’impianto filmico si basa su una tecnica rivolta ad inquadrature su campi ristretti, molti interni, molti dialoghi.

Il soggetto però è molto ben congegnato. Via via che procede notiamo in modo sempre più evidente quale sia il perfido piano di Hélène e come si industri ingegnosamente contattando in separata sede i due malcapitati per portare a compimento la sua vendetta.

È un film di quasi 80 anni fa per cui inevitabilmente, tra la colonna sonora lugubre e minacciosa, qualche passaggio pregno di enfasi, un pizzico di retorica ed un tripudio di estrema malvagità contrapposta ad un florilegio di buonissimi sentimenti, appare qua e là datato. Tuttavia, per l’epoca, il film è senza dubbio moderno o per meglio dire emancipato rispetto al punto di vista adottato e soprattutto in relazione al finale. Non posso entrare nel dettaglio perché dovrei rivelare troppo.

Il film risulta inoltre diverso, ovvero singolare, anche riguardo le tecniche di ripresa e l’utilizzo della fotografia (magistrale la sequenza in cui Jean abbandona la casa di Hélène e vediamo sempre Hélène in primo piano mentre sentiamo Jean che apre la porta ed il volto di Hélène si illumina quando la porta si apre e poi torna nell’oscurità quando Jean lascia la porta chiusa dietro di sé).

Un’altra cosa che mi ha molto colpito è proprio Jean (Paul Bernard). La sua fisicità, il suo volto, tutto mi ha trasmesso un senso di sgradevolezza, di naturale antipatia. In sintesi, al di là della sua prova recitativa comunque buona ma inferiore alla Casarès (la fuoriclasse del cast) mi ha impressionato quello che ho ritenuto essere il suo perfetto physique du rôle per la parte. Il classico amante opportunista, furbetto, gelido …ma ci penserà Hélène a trasformarlo in qualcos’altro.

Ad ogni modo ritengo si tratti di un film molto bello e spero di recuperare altri film di questo regista, molto valido, con un suo stile personale.

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