Un professore di letteratura americana nei tumultuosi anni '50 ebbe a dire che nessuna nazione alla quale manchi un sistema di classi sociali particolarmente complesso può mai aspettarsi di creare grande letteratura di spionaggio. Gli Stati Uniti d'America ne sono un esempio perfetto.

La cosa più esilarante di "The Good Sheperd" (ultima prova alla regia di Robert De Niro) è che un film del genere non serve a nulla: non serve a svegliare le coscienze svenute con cui sono costretto a convivere, tramandatemi dal secolo scorso; non serve a scoprire i reali scheletri degli armadi CIA, e dei servizi segreti in generale, delle loro malefatte, dei loro errori ed orrori; e non serve neanche (come invece tenta disperatamente) di inserire la parola spionaggio in mezzo a quelle di grande e letteratura. Non serve veramente a nulla la storia della più potente agenzia del mondo vista con gli occhi di un uomo mai esistito.

Nulla serve finchè non affronta il sistema con una spallata tanto potente da rovesciarlo.

Ci sono dentro Eric Ambler (autore inglese considerato uno dei pionieri dei thrillers politicamente sofisticati), Graham Greene (scrittore squarciato dalle contraddizioni della morale e della politica, "al quale accadde di essere cattolico": quest'ultima splendida definizione), John Le Carrè e Len Deighton (maestri dello spionaggio).

C'è dentro persino una trama: Edward Wilson, membro della società segreta Skull and Bones, viene reclutato dall'Ufficio dei Servizi Strategici (poi divenuto CIA); in breve tempo il ragazzo si accorgerà di tutta una serie di strane paranoie e crudeltà, che crederà dovute al terribile influsso della Guerra Fredda sulle fragili menti umane. La sua passione e bontà d'intenti non eviteranno che tutto cada e si distrugga: i suoi ideali, i suoi cari, la sua vita, mentre il mondo che lo circonda (e i principi cardine che lo regolano) continuerà ovviamente a divorare.

A parere di chi scrive, Christopher Walken che gioca alla roulette russa nelle paludi di Charlie rappresenta l'apice assoluto raggiunto da una macchina da presa dinanzi a un uomo (per questa scena Walken ci vinse l'Oscar). Nel frattempo ho sentito dire che sia tornato dal Vietnam, che siano passati una mezza dozzina di lustri e che al Saturday night live ci vada ogni volta che vuole. In "The Deer Hunter" Walken divideva gli amori e la guerra con Robert De Niro: fu De Palma a presentarlo a Cimino e Scorsese, e sebbene fossero cresciuti nello stesso quartiere non si sopportavano molto (l'unica cosa che li teneva uniti era il rispetto) e di lì a poco Scorsese l'avrebbe trasformato in Johnny Boy, un ritratto d'analisi psicologica geniale, un moderno Raskolnikov violento e autodistruttivo, impegnato a cambiare il mondo accumulando debiti. Un film bellissimo, "Mean Streets", e a distanza di quasi 35 anni ne consiglio col cuore in mano l'edizione speciale in dvd, con bel commento di Scorsese e delicatezze varie.
Vale la pena (ri)scoprirlo, se non altro per saltare il Saturday night live.

"The Deer Hunter" dice di più in cinque minuti che "The Good Sheperd" non faccia in centosessantasette.

Ad ogni modo in città è finito l'inverno, e probabilmente l'aveva addestrato la CIA: abbiamo appreso la tecnica della "Cold Cell" - il prigioniero viene lasciato nella solitudine di strade a 10 gradi centigradi; quotidianamente l'uomo e la sua solitudine vengono bagnati con getti di acqua fredda, per ricordare che non esiste più la bella stagione (compreso il bel cinema). Nella metropolitana abbiamo invece imparato la tecnica del "Water Boarding": il viaggiatore viene paralizzato a una sedia e costretto a sopportare un'ondata di cattivi pensieri, tipo se vedo qualcosa di sospetto speriamo che non capito vicino all'eroe. Il prigioniero viene assalito dalla paura di morire bombardato e questo induce a confessioni volontarie nella speranza di togliersi la vita.

Nulla serve finchè non affronta il sistema con una spallata tanto potente da rovesciarlo, ma possiamo sempre farci sopra una risata e dimenticare di quanto ci siamo tragicamente sbagliati: ci svegliavamo ogni mattina ed intorno era tutto reale, allora sarebbe stato meglio farci sopra una commedia.

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