ROBERT FRIPP "Exposure" (EG Records) 1979

Sulla copertina del disco, una foto del musicista con alle sue spalle un grande e perplesso occhio femminile. L'immagine è sgranata come se provenisse da una trasmissione televisiva, un filmato a circuito chiuso o una foto presa al volo. Si confonde ciò che vediamo e ciò che ci osserva. Il riferimento al titolo è quanto mai riuscito.

Non è un'operazione inutile voler contestualizzare temporalmente questo lavoro apparso nel 1979, ovvero fra il battito allegro della disco-music, il punk e la New Wave arrembante, vale a dire un momento di considerevole trasformazione. Robert Fripp in quell'anno si riaffacciava sul mondo musicale dopo un periodo di assenza dovuto a un'ansia esistenziale in cui si era interessato a varie forme di esoterismo, frequentando comunità Yoga e seguendo gli insegnamenti di mistici come Gurdjieff e Ouspenski. Comincerà nuovamente a suonare partecipando a dischi di artisti eterogenei: solo per citarne qualcuno, David Bowie, Brian Eno, Peter Gabriel, Brian Ferry, Roches, Blondie, ecc.
La cosa singolare di questo suo primo lavoro solista è data dal fatto che oggi è possibile rinvenire in esso un esatto compendio di tutto ciò che aveva fatto ma anche tutto quello che avrebbe realizzato. Quando acquistai il disco conoscevo Fripp come chitarrista di straordinaria tecnica, mai incline a virtuosismi fini a se stessi e come personalità complessa, talvolta pedante, altre volte ironica, che aveva fatto della ricerca musicale, una sua forte prerogativa. Mi parve un'opera interessante ma disordinata, priva di organicità: un giudizio completamente errato perché, come un puzzle che si ricompone, è un lavoro che dopo trent'anni rivela una chiarezza di intenti stupefacente. Volendo lanciarci in una terminologia filosofica, potremmo affermare che "Exposure" è una sorta di sintesi fenomenologica di Robert Fripp.

Nelle 17 tracce che lo costituiscono egli lascia convivere il passato (i King Crimson di cui era chitarrista e mente) e delinea i suoi nuovi interessi musicali. E' un disco con partecipazioni illustri: Peter Gabriel (che aveva da poco abbandonato i Genesis), Peter Hammill (che aveva sciolto i Van Der Graaf), Daryl Hall, Phil Collins, Tony Levin e Brian Eno. I brani sono per metà "canonici" e per l'altra anomali, intermezzi strumentali ("Preface", "Water Music", "Haaden Two", ecc.). in cui si ascoltano suoni ambientali, frequenze e ipnotici interventi di chitarra. In ognuno di essi viene utilizzato il "Frippertronics", nome simpaticamente vanaglorioso di un'apparecchiatura costituita da una chitarra elettrica, due registratori a bobine con piste dedicate alla registrazione ed altre alla riproduzione attraverso i quali viene fatto scorrere sempre lo stesso nastro magnetico: il suono, passando fra i due apparecchi, crea da ogni nota dell'esecutore, una avvolgente ripetizione periodica, una eco quasi infinita che si dirada molto lentamente. Una tecnica già presente nella manipolazione dei nastri della musica contemporanea ma qui perfezionata.

Come in molta musica d'avanguardia, l'ascoltatore dovrebbe tentare di entrare nel flusso dei suoni di questi "Urban Landscape" (paesaggi urbani) senza cercare, come d'abitudine un "prima" e un "dopo", ma immergersi nel "durante". Gli amanti dei King Crimson troveranno tracce di loro nelle melodiche "NorthStar" e "Mary" e nella vibrante e sincopata "Breathless" eseguita con una impressionante ed emozionannte tecnica chitarristica. Un omaggio al rock'n'roll si trova invece in "You Burn Me Up Like a Sigarette" cantata da Daryl Hall (quello del duo Hall & Oates).
Gran parte dei testi (molto originali), sono di Joanna Walton, artista e scrittrice newyorchese che fu tra le 258 persone che persero la vita a Lockerbie, in Scozia, nell'attentato terroristico ad un aereo della Pan-Am nel 1988. Un esempio è il brano "I May Not Have Had Enough of Me but I've Had Enough of You" con un testo giocato sulla mescolanza lessicale di una frase e delle sue variazioni. In questa canzone come anche per "Chicago" è presente la voce di Peter Hammil, tanto intensa e potente da mettere davvero i brividi.

Sotto un certo punto di vista, il disco mostra episodi, reali e immaginari della vita di Fripp, ad esempio in "NY3" dove la sua chitarra segue concitatamente le voci di un litigio tra una ragazza ed i genitori registrato casualmente nel condominio di New York dove abitava. "Here Comes the Flood" scritto ed interpretato da Peter Gabriel, è qui proposto in un arrangiamento diverso (voce, piano, frippertronics) rispetto a quello del secondo disco da solista dell'ex Genesis. Qui la versione è però fortemente drammatica. Appare chiara l'intenzione di Fripp di spingere ogni cantante a forzare la voce.
Grida infatti anche la bravissima Terre Roche in "Exposure" che scandisce l'unica parola del testo e la sua voce cresce di intensità sino a divenire lacerante. Significativa anticipazione della mania di visibilità dei nostri giorni. Anche questo brano verrà interpretato da Peter Gabriel nel suo disco.
Nell'introduzione si ascolta la voce di J.G. Bennett (1897-1974), curiosa figura di militare e mistico inglese, che nel 1971 inaugurò L'Accademia internazionale per l'Educazione continua a Sherbourne, nei pressi di Gloucester che enuncia: "It is impossibile to achieve ad aim without suffering" (è impossibile raggiungere un obiettivo senza soffrire). Fripp ha conosciuto Bennett e frequentato la sua scuola: nel disco si trova infatti anche un brano intitolato "First Inaugural Address To The I.A.C.E. Sherbourne House"

A breve distanza da "Exposure", Robert Fripp pubblicherà in brevissimo tempo i più programmatici "God Save the Queen", "The League of Gentlemen", "Let the Power Fall"), e rientrerà in pista con i King Crimson arrivando agli odierni affascinanti paesaggi sonori ("Pie Jesu", "November Suite", "A Blessing of Tears"), per proseguire un percorso che sembra non avere fine.

P.S.
Per gli attratti dai messaggi subliminali il brano "Haaden Two" ascoltato al rovescio, presenta una strana frase: "One thing is for sure: the sheep is not a creature of the air" (Una cosa è certa: la pecora non è una creatura dell'aria), tratta da uno sketch del gruppo di attori inglesi Monthy Phythom, e non (come alcuni ricercatori di frasi sataniche vorrebbero) ad un accenno sacrilego su Gesù Cristo nella veste di Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo. Se ne deduce che alcuni cristiani sono più irragionevoli dei satanisti e del rock...

P.P.S.
Nel 2006 è stata pubblicata una riedizione di "Exposure" che contempla 5 tracce in più: si tratta di interessanti versioni alternative di brani già presenti nel disco.

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