C'è chi lo ha criticato apertamente adducendo motivazioni puerili, c'è chi lo ha additato come semplice favoletta per bambini, c'è addirittura, chi crede che sia solo un filmetto per educande. C'è anche però, chi non la pensa così. Film fondamentale e pellicola cruciale di una generazione, "Chi ha incastrato Roger Rabbit?" rappresenta ciò che di meglio è riuscita ad inventarsi Hollywood negli ultimi vent'anni.

Dal pupillo di Steven Spielberg, Robert Zemeckis, era lecito aspettarsi un bel film, un qualcosa tipo "Ritorno al futuro", non di certo un capolavoro assoluto. Al cinema però, spesso le certezze vengono frantumate, e questo film ne è un esempio. Il miracolo di Zemeckis, il suo film più riuscito (non riuscirà ad eguagliarlo nemmeno "Forrest Gump"), una strabilianta parodia degli smielati film Disney, con citazioni da Dumbo a Topolino (una parodia veramente riuscita, non demenziale come quella di "Shrek"), con un uso forsennato degli effetti speciali. Cartoon e personaggi reali a tu per tu. In realtà (il film è del 1988), questo connubio tra disegno animato e persone in carne ed ossa, venne già sperimentato, per una ventina di minuti, in "Mary Poppins" e in "Pomi d'ottone e manici di scopa" (i film della nostra giovinezza), ma il risultato, seppur discreto, risultava abbastanza rozzo. E' con Roger Rabbit che questo sofisticato processo di elaborazione grafica compie il grande salto di qualità. Eppure, come si aprirono le porte della tecnologia, il film di Zemeckis fu anche colui che, quelle porte, le chiuse. Fra i meriti di questa pellicola, quella di avere rivoluzionato il cinema d'animazione sperimentando, in soli 90 minuti, tutto ciò che c'era da sperimentare. Una sorta di summa della digitalizzazione del cinema: dopo "Roger Rabbit" non c'era più niente da dire.

I cartoon precedenti sembrarono immediatamente vecchi ed obsoleti (tanto che la Disney comincerà ad utilizzare i primi sistemi di immagini computerizzate), e i film di fantascienza sembrarono superati ed ingenui, tanto che prodotti di successo come "Ghostbusters", subirono, per colpa di "Roger Rabbit", un vistoso calo di consensi da parte del pubblico ("Ghostbusters 2" fu un mezzo fiasco).
Poi, naturalmente, c'è una storia. E non è nemmeno così stupida, così di contorno. Perchè la scoperta dell'assassino (diciamo così) non è scontata, e perchè per arrivare alla soluzione finale si passa in mezzo ad un vortice ininterrotto di gag orchestrate con rara perfezione. Dal coniglio Rabbit nel letto dell'ispettore Valiant, ai primi folgoranti cinque minuti in cui, a nostra insaputa, il coniglio Roger sta interpretando una spassosa sit-com hollywoodiana. Gag insuperabili, prese poi a modello da molti film a venire (compresi "I Simpson", soprattutto per il modo con cui vengono svelati i particolari), ed un atmosfera, sottilmente malinconica, che ben ricalca i toni pastosi e pastellati tipici degli anni Quaranta. Notevole, in questo caso, l'utilizzo della fotografia: tira sul marroncino, si esalta con colori abbaglianti quando i protagonisti assoluti sono i cartoni.

Ad un cast ricco e ben variegato (dall'indimenticabile Bob Hoskins, al memorabile cattivone Christopher Lloyd), si aggiungono due personaggi cardine. Il già citato Roger Rabbit, e la sua bellissima moglie Jessica Rabbit. Potenza del cinema (di quello fatto bene però), un personaggio fintissimo come quello di Jessica, oltre ad avere resistito negli anni, è diventato quasi un personaggio umano. Sarà che è disegnata benissimo, sarà che quando fa la briconcella guarda in camera e suadente ci dice: "Non è colpa mia, è che mi hanno disegnato così", sarà perchè un pò tutti un pensierino sconcio ce l'abbiamo fatto, sarà che in un mondo fatto di veline, letterine, modelle, ballerine, finte e strafinte, truccate e supertruccate, donne che sono vere ma sembrano fasulle, una donna fasulla come Jessica Rabbit ci sembra l'unica vera donna reale.
Con quell'aria volutamente retrò, quando Jessica entra in scena sul palco del Night "Inchiostro&Tempera", seduce Hoskins/Valiant, prendendolo per il cravattino, per qualche istante un pò lo invidiamo. D'altronde, lei stessa ammette al marito Roger di amarlo. Ma lo dice ammiccando: "Roger, voglio che tu sappia che ti amo. Ti ho amato più di quanto una donna abbia mai amato un coniglio". E' una donna magnetica, all'interno di un film che è, tra l'altro, una riuscitissima parodia dei classici noir degli anni Quaranta. Tutti gli stereotipi vengono rispettati: l'investigatore privato, l'assassino, l'innocente creduto colpevole e la femme fatale, Jessica Rabbit.

Pietra miliare del cinema d'animazione, pellicola fondamentale per la storia del cinema. Un intrattenimento per famiglie, intelligente e per nulla sciocco. I bambini potranno divertirsi con le imprese comiche del coniglio nevrotico e maldestro, gli adulti si divertiranno magari parteggiando per il cattivone subdolamente mascherato. Ma dietro ci sono tante cose. Parodia, innovazione tecnica, costruzione psicologica dei personaggi, gag a rotta di collo. A tratti, addirittura, si respira il profumo dell'epica.

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