1973 Vecchioni, dopo la partecipazione a Sanremo, esce con un album fuori dagli schemi.

La scimmia in copertina è già da 10, si capisce che il nostro prende una nuova via, otto canzoni ma, due lunghe oltre i 7 minuti. Il primo brano, breve autoironico: "Han fucilato ieri un professore, tutti i suoi pensieri." "Teatro": Un gioco fra due attori l'affermato e il giovane, l'uomo arrivato e quello che ancora non ha nulla. Grande quando, falsando la voce: "Ringrazia sempre, sei un artista." In alcuni momenti il pezzo diventa un pò troppo pesante, musicalmente, la colpa è di M. Romano, per me un pò megalomane.
"Intervallo II": Riprende il primo per poi inframmentarlo con una chitarra Hendrxiana, il prof. muore bene pensando che così non avrà più lezioni o correzioni, chiuda di nuovo la chitarra distorta, un pò eccessiva. Un pianoforte apre il tema di "Il re non si diverte", rumori in sottofondo, il piano fà tutto il fraseggio da solo, poi, con tutta l'orchestra lo ripete più veloce. Questo è un brano lungo quasi 10 minuti, alla fine un pò stanca, il testo e veramente spassoso. "Allora perchè, se ha tutto il mio re, stasera si è nascosto sotto il tavolo?. . . . Tiratelo fuori da sotto la panca." Questo re mai felice, anche se ha tutto, rappresenta tante cose, a me dà idea della condizione umana, mai contenti, mai felici fino in fondo. Certamente il momento migliore di questo lavoro.

"Giuda (Se non hai capito..)" Qui, in tempi non sospetti, si rivaluta la figura dell'apostolo traditore. quello che "Morirà per farti re". "Messina" Un pezzo strano, comincia come una canzone d'amore: "Amore grande eterno amore" per poi ritrovarsi a Messina ma, che cosa ci faccio io a Messina. È questa passione per lei che ci sconvolge e ci fà ritrovare spersi. "Ma che vuoi che ci faccia io a... Messina". Nel crescendo finale se la prende coi vari Battisti, Rocchi, De Andrè.
"Potrei fare quello che non rischia, e come scarpe inventare dischi" è ancora attuale quanti lo fanno, e sì pure lui il vecchio Vecchioni. "Ninna Nanna" Il figlio dedica una ninna nanna alla madre anziana, fra quotidianità e struggimento "E piegherai la testa e allora dormirai." Il tutto sottolineato dal solito pianoforte che, ci accompagna in tutto il disco.

"E mentre ho quattro piani sotto i piedi, tu dal tuo letto salti su e mi chiedi: Cosa fai.... Domenica son libera d'uscire. Domenica è domani. Domani faccio solo figli giusti." Questa è: "Sabato stelle" la voce strozzata di Roberto si divide fra se stesso e un'altra persona rinchiusa, forse è Adriana la sua donna del tempo. Lei lo implora d'aspettarla, che è quasi guarita invece lui con cinismo l'abbandona. Canzone bellissima e commovente. Lei si prostra a lui ma, lui ormai stanco di una relazione fatto di liti e gelosia volta le spalle. Per poi riampianger il fatto. "Ma dove vai senza di lei? Era quasi guarita."

"Colpisce il cinismo del personaggio maschile di fronte all'invocazione d'aiuto. Roberto che, non rimpiange più Adriana, finisce conseguentemente per non amare se stesso; siamo arrivati al fatale capolinea del viaggio cominciato con LUCI A SAN SIRO. E Roberto, prima di scendere, ci regala questa canzone da far accapponare la pelle."

Questo disco vinse il Premio della Critica Discografica. Per questa rece mi sono aiutato col libro. 'VOCI A SAN SIRO' di Sergio Secondiano Sacchi; l'ultima frase virgolettata l'ho ricopiata integralmente.

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