E' già da molto tempo che volevo recensire qualcosa di folk piuttosto essenziale, la scelta è cascata sul duo inglese Robin & Barry Dransfield col loro primo album "The Rout of the Blues"del 1970. Il perché di questa scelta? Ho ascoltato molta musica folk in questi anni, ma quando mi sono imbattuto nei due fratelli dello Yorkshire, è stato amore a primo ascolto.
Robin chitarra acustica e Barry violino, costituirono una coppia formidabile come esecutori di un folk immediato quanto evocativo, scarno quanto aggraziato. La loro musica è espressione di quella cultura popoare che fonda le radici nella tradizione celtica sparsa in tutto il nord Europa (e non solo), che dalle isole britanniche si espanse e raggiunse il suo massimo fulgore espressivo nell'alto Medioevo. Lì si condensarono gli stilemi arrivati fino ai giorni nostri, ma nel caso dei Dransfield brothers con l'appiglio di flessioni bluegrass, riecheggiato come patrimonio musicale identificativo. Questa cultura popolare costituisce da sempre, per i musicisti anglosassoni motivo d'orgoglio verso le proprie origini, un background irrinunciabile per l'identità nazionale e individuale fortemente radicata. Così anche, Il loro folclore è espressione, testimonianza di quelle antiche popolazioni venute da molto lontano, che raccontarono le proprie storie tramandate nei secoli oralmente e anche suonate con pochi strumenti, da bardi cantori, detentori del sapere popolare. Leggende, gesta immerse nelle foreste, tra le brughiere, intrise di miti e racconti fantastici. Il felice "saccheggio" ad opera dei due fratelli Dransfield, da qualsiasi fonte di testi, idee, è operazione che porta frutti meravigliosi e coglie in maniera mirabile lo spirito del tempo, fatti raccontati o armonie e melodie prese da altri compositori menestrelli, elaborate ed interpretate ad orecchio senza l'ausilio dello spartito, (nessuno dei due sapeva leggere la musica), sono il risultato di un "restauro" certosino molto soddisfacente, di classici tradizionali realizzati con straordinaria freschezza e immediatezza di intenti, avvolti da un'aurea esotica di naturale schiettezza e scarna bellezza; loro, sono una specie di Incredible String Band dalla spiccata quadratura canora e strumentale. L'integrità del canto contrappuntato, accompagnato dagli arpeggi e dai ritmi della chitarra acustica di Robin e dalla linea melodico/armonica del virtuoso violino suonato in posizione "off the chest" di Barry, fa si che le ballate risultino sincere prove di musica autoctona.
La loro miscela di folk e armonie bluegrass (come legittima riproposizione degli avi) ci ripotono a tempi lontani della civiltà rurale, esentata da problematiche urbane o alienazioni borghesi, ma colme di fiera malinconia espressa con estraniante naturalezza. Il disco in pratica è una serie di ballate e canti popolari, in stile tradizionale raccolte da musicisti di strada, dove la prima traccia "The Rout of the Blues" che dà il nome all'album è fra le creazioni più dense e corpose dell'intero repertorio, viene ripresa da un idioma popolare dello Yorkshire. La non contrappuntata nel canto, ma altrettanto splendida "Scarborough Fair" è una rivisitazione dell'antico brano anonimo della seconda metà del '600, che riporta nel testo, il simbolismo vegetale medievale. "English Medley: St. Clement's Jim / The Huntsmen's Chorus / Nancy" è una loro composizione estrapolata da citazioni sonore di Tom Clough che fu uno dei più grandi zampognari del Northumbria, come anche "The Waters of Tyne". La melodia di "The Earl Totnes" cantata da Barry e doppiata in simultanea dal suo violino, fu composta da John Pearse, le parole furono tratte da una leggenda popolare del Devon. "Tapestry" è un pezzo in stile medievale composta ancora dai due fratelli Dransfield. "The Trees They do Grown High" è una canzone carpita al volo da musicisti irlandesi e riproposta fedelmente, mentre "A Week Before Easter" fu tratta da un manifesto prodotto dalla EFDSS di una raccolta di Seamus Ennis, dal cantante del Sussex Bob Copper. La melodia di "A Fair Maid Walking Hall in Her Garden" proviene invece da una raccolta di canzoni del Lincolnshire, mentre le parole furono tratte dalla collezione Hammond pubblicate nel Marrow Bones. Infine "Who's the Fool Now?" è una canzone scozzese che Barry apprese da Ernie Green, membro fondatore dell'Harrogates Folk Club.
"The Rout of the Blues" fu definito nel 1970, dal prestigioso settimanale inglese di musica "album dell'anno", noi oggi dobbiamo riascoltarlo, rieducarci con esso e lasciarci trasportare in quel mondo così caro alla nostra sensibilità, avvertire in noi stessi ancora, la malinconica tenerezza di cui siamo ancora capaci di percepire.
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