Un'emozione unica, un tre ore talmente intensa da rimanere, senza giri di parole retorici, impressa per sempre nei tanti Fans, contando chi scrive, che ha vissuto tutto e che lì era presente

Basta parole, ecco il racconto della incredibile giornata: la prima cosa che si vede una volta entrati è proprio il palco, grandissimo ma non enorme, con già tutti gli strumenti posizionati, ed uno schermo abnorme, con uno stile tipico dei Pink Floyd. La cosa particolare che il palco si trovava a ridosso solo della Curva Sud (il sottoscritto era in Curva Sud Centrale non numerata), e quindi tutti il resto dello stadio era vuoto, ma quei relativamente pochi fans sono bastati per realizzare uno show indescrivibile.

Verso le sette sale sul palco un addetto al sound che incomincia a provare la chitarra, e la gente, credendo che sia Waters (data la somiglianza) incomincia a urlare il nome del nostro.... bah!
All'improvviso, proprio alle 21:30, come scritto sul rigido biglietto strappatoci da un addetto di colore all'entrata, si spengono tutte le luci, e sullo schermo appare un bottiglia di vino con sullo sfondo una vecchia radio, di quelle che prendevano un metro di spazio: la gente incomincia ad urlare, e tutti in piedi assistiamo all'arrivo di Roger, è lui! Salgono sul palco anche i suoi musicisti e le belle coriste. Roger va al microfono e, con la solita calma, dice: "Buonasera" poi conta con le dita "Ain, swain, train, go" e parte una fantastica "In the flash", che più che una canzone è stata un'esplosione di vita, con una vera esplosione di fuochi d'artificio sul palco, luci blu e rosse che seguivano il tema di colori dei martelli che si incrociavani sullo schermo, il pubblico tutti in piedi ed un Waters ispiratissimo che canta e fa cantare il pubblico, inoltre il ritmo è stato decisamente più deciso rispetto alla comunque bellissima versione in studio. Grande finale con nuovi fuochi, dall'alto e dal basso.

Waters ringrazia in italiano e poi passa alla bellissima "Mother", e questo è stato uno dei pochissimi momenti dello show dove il pubblico non ha urlato, ma ha cantato... anche qui bellissime immagini sullo schermo che riprendevano, in modo elaborato, le immagini relative a questa canzone del film musicale The Wall, del 1983. Si passa poi a "Set the control for the heart of the Sun", dove la voce di cover si fa più calda e intensa. La bellissima "Wish you were here" è il prefetto preludio a "Shine on you crazy diamond", e credetemi, è stato il momento più toccante della serata, e ad ogni nuovo elemento, musicale o visivo, che entrava in scena, un nuovo boato del pubblico;quando è comparsa l'immagine di Barrett e del gruppo (eccoli lì, i Pink Floyd!), si sono alzati tutti in piedi; il ritornello è stato urlato veramente da tutti, ed è stata la prima volta nel concerto che abbiamo coperto i microfoni di Waters & Co. (dico la prima volta perché ce ne saranno altre in seguito).

Si passa ad una spericolata "Have a cigar", dall'album Wish you were here, che ha dato a tutti l'impressione che si sentiva nella versione in studio: un soffocamento da parte dello show-business, un frenetismo commerciale al quale Water allude con le immagini di strumenti, Casinò e uomini manageriali che fumano sigari sullo schermo. Poi una serie di canzoni tratte dalla discografia solista del bassista, ovvero "Perect Sense, The Fletcher memorial home" (in realtà non è una sua solista-dove ha realizzato un duro attacco alla guerra, con sullo schermo le immagini dei vari Mao tse tung, Lenin, Bin Laden e l'immancabile e scontato Geroge W. Bush Junior) , "Leaving Beirut", anticipata da una spiegazione in inglese, che parlava di quando, da bambino ("When I was young, very very young, and i was so.." e fa il gesto dell'altezza con la mano) è stato adottato da un'altra famiglia dopo la morte del suo padre nella battaglia di Anzio (l'avvenimento che più di tutti cambiò la sua vita professionale- "that's the story that have changed my life, thank you"). Sullo schermo passano gli squisiti disegni inerenti alla storia, ed infine "Southampton dock". Dopo tutto ciò una nuova esplosione: "Sheep", direttamente dall'album 'Animals', che ci regala il grande leader di un tempo e soprattutto ci dona un finale, come si dice, 'col botto', con fuochi, batteria al massimo e tutti in piedi ad applaudire Waters uscente dal palco, che ci da <<15 minutes of break>>, meritatissimi dal pubblico come dagli artisti.

Puntualissimo come all'inizio Waters torna ed inizia così 'The dark side of the Moon', ovvero la promessa di Waters di realizzare in maniera innovativa tutta la scaletta dell'album: abbiamo qui un'emozione continua, per le fantastiche e psichedeliche immagini dello schermo e l'impianto luci allucinogeno. Stiamo parlando del più famoso album della storia dei Pink Floyd, e quindi l'audio è spaventoso: le casse si trovano tutt'attorno la curva e i suoni arrivano veloci e decisi da tutte le parti, creando un effetto splendido . Il primo boato del pubblico avviene all'inizio di "Time", dove tutti assistono meravigliati alla spettacolare performance alle percussioni del bravissimo batterista, e al momento di attaccare con il testo tutto il pubblico sovrasta nuovamente il microfono di Roger, ma dopo ognuno si siede ad ascoltare in religioso silenzio la performance canora, come era ai concerti di un tempo per questa canzone.

Ma il boato più vero della serata (al di sotto solo di quello di inizio e di fine concerto) c'è stato per "Money" quando, ed esattamente al rumore dei registratori di cassa, tutti hanno urlato ed anche il sottoscritto ha fatto lo show: per tutta la canzone il pubblico ha urlato le famosissime parole in un delirio di divertimento e di assenza mentale rispetto al mondo circostante. In seguito ad una spettacolare "Us and Theme", il gran finale, con un uso scenico esuberante di luci e fuochi.

Alla fine della realizzazione delle canzoni, i 9 musicisti più Roger (al centro) si avvicinano alla fine del palco e, tenendosi per la mano si inchinano e rendono grazie al pubblico che riserva al mitico Waters più di tre minuti di applausi. Con una ola inoltre il pubblico aspetta il ritorno degli artisti sul palco: ed infatti dopo il giro dello schermo ognuno torna ai propri posti, Roger parla e scherza con i suoi fan un po' in italiano ed un po' in inglese e presenta la band di supportto, fino al più deciso e divertito di tutti i boati della serata, quello di "The happiest days of our lives": al suono delle pale dell'elicottero che girano chi stava seduto si è alzato di botto e chi stava in piedi (ci rimarrà tutto il pubblico fino alla fine dello show) ha buttato le braccia in alto urlando ed anticipando Waters, "You, yes you-stand still laddie!" -parte così la canzone e al coro finale (naturalmente urlato da tutti i fans), le gambe tremano, le braccia si alzano, tutti urlano e fanno la ola per il passaggio ad "Another brick in the wall (part II)", il momento più divertente, acuto, vero della serata, e nonostante lo sforzo che il sottoscritto sta tentando di fare, rimane indescrivibile: tutti urlano le famigerate parole di quella che è una delle più conosciute canzoni della terra: tutti si sgolano dal profondo più che del cuore della laringe e coprono più che mai Waters e gli altri: un karaoke emozionante, ed il testo viene cantata non due ma ben tre volte, l'immagine sullo schermo rimane fissa sul disegno, un po' alterato, del muro e sulla scritta The Wall, e per l'ultimo: "All in all you're just another brick in the wall" la musica si ferma per far cantare la platea che diventa la vero protagonista della serata.

Poi un trenta secondi di "Vera Lynn", con le immagini della suddetta Vera che appaiono sullo schermo, la trionfale e divertente marcia militare "Bring the boys back home", naturalmente urlata da tutti gli spettatori(in particolare due persone davanti al sottoscritto), fino al fracasso finale, il rombo che chiude la serata, il botto memorabile che anticipa la indescrivibile canzone finale, che altro non poteva essere che "Comfortably Numb": è l'orgia ultima, il godimento perfetto, la chiusura eccezionale, ed al momento di cantare (urlare per il pubblico) il ritornello "I have become Comfortably Numb", si innalzano dall'alto delle vampate di fuoco, che illuminano tutto, pubblico, palco, artisti, addetti al sound, proprio ogni cosa;inoltre vedendo quanto ogni singola persona stesse urlando le parole del testo, Waters decide di smettere di cantare, si avvicina alla fine del palco e ci porge l'orecchio, come a dire: "sentiamo di cosa siete capaci", e tutti rispondono alzando la voce talmente tanto da coprire il sound delle casse laterali. Io personalmente alla fine dello show non avevo neanche un filo di voce.

Lunghissimo applauso, tutti in piedi, e Waters che dice; "Grazie", ci saluta e se ne va, accompagnato dalla nostra ovazione, poco prima dell'accendersi delle luci.

A dispetto di tutto ciò che si è detto per anni, e a dispetto di tutte le discussioni in tribunale tra il signor Waters e i vari Gilmour, Wright e Mason, il mitico Roger è riuscito a dimostrare, ancora una volta, e come se ce ne fosse necessità, che il suo genio riesce a rinnovarsi sempre e ad andare vicino ai tempi che corrono, e ce lo sfoggia sul ‘campo': eliminati i momenti morti musicalmente parlando, aggiunti effetti che solo un fan dei Pink Floyd potrebbe immaginare, come fuochi d'artificio e vere e proprie esplosioni ai lati del palco, più una scelta eccezionale dei musicisti che lo avrebbero dovuto aiutare (troppo bravo il batterista, squisito il primo chitarrista).

Per concludere non ci resta che una espressione da dire:

Roger Waters, il suo genio, la sua arte, la sua impressionabilità: ..queste cose, sono state, sono e saranno per sempre. E' questo il suo Lato Oscuro della Luna

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