Quando nel 2005 recensii Amused To Death azzardai che quello sarebbe stato l'appassionato epilogo della carriera di Waters. Fortunatamente mi sbagliavo.

Con una simile premessa era impossibile per me resistere alla tentazione di scrivere del primo brano inedito da decenni a questa parte, almeno se parliamo di estratti da album in studio. L'attesa durata quasi venticinque anni è ufficialmente finita.

Waters è sempre stato un autore in grado di esprimersi al meglio nella completezza dei suoi album più che in singoloni di facile presa, salvo rare eccezioni, e Smell The Roses non sfugge alla regola. E' quindi inutile aspettarsi passaggi radiofonici, complice anche la non verde età del nostro, ma anche l'azzardo di pubblicare un singolo con un interludio di quasi due minuti; all'orecchio di un ventenne suonerebbe inaccettabile e poiché non sono a conoscenza di una radio edit del brano, non credo che lo sentiremo molto in rotazione. Non parliamo poi del digitale, mentre il banale ultimo singolo di Ed Sheeran su Spotify veleggia verso il miliardo di ascolti (avete letto bene), con questo singolo siamo intorno agli ottantamila.

Cominciamo però dalla principale novità, che anche un orecchio distratto non può non captare. Waters ammicca nuovamente a tutti gli anni '70 dei Pink Floyd e mi sentirei di dire, se l'intero album fosse in linea, che per la prima volta nella sua carriera solista si sia liberato dall'ingombrante lascito di The Wall. Che ci fossero tracce di alcune atmosfere di The Dark Side of the Moon e Wish You Were Here era anche prevedibile, anche l'ex compagno Gilmour ne ha attinto a piene mani, ma che il nostro riutilizzasse vecchi schemi presi addirittura dal bellissimo Animals non era scontato: l'interludio di cui scrivevo prima è ispirato alla suite Dogs. Dal punto di vista strettamente musicale la linea melodica è evanescente, benché vada sempre più consolidandosi ai successivi ascolti, caratteristica coerente con buona parte delle composizioni del Waters solista, Radio KAOS escluso. Cosa invece abbia potuto dare come contributo il produttore dei Radiohead Nigel Godrich, se non la devozione che tutti noi condividiamo al nostro, lo scopriremo nel resto del lavoro, perché in Smell The Roses si sente solo il suono dei (migliori) Pink Floyd.

Il testo è in linea con la qualità, sempre elevatissima, espressa da Waters i cinquant'anni di carriera: This is the room where they make the explosives, Where they put your name on the bomb, Here’s where they bury the buts and the ifs, And scratch out words like right and wrong. Allusioni neanche tanto vaghe agli interpreti contemporanei della guerra preventiva. L'introduzione, davvero irresistibile, fa quasi il verso all'incedere sghembo di alcuni pezzi blues di Dylan: There’s a mad dog pulling at his chain, A hint of danger in his eye, Alarm bells raging round his brain, And the chimney’s broken in the sky.

Nell'insieme credo di poter definire questo primo estratto in buona parte riuscito, avendo però come metro di paragone una produzione passata che rappresenta a parere di chi scrive, quanto di meglio la musica rock abbia espresso nella seconda metà del 900. Restiamo quindi fiduciosi e concentrati, in attesa di ascoltare l'album intero: 2/6/2017.

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