Tra i vari gruppi Metal italiani che negli anni '80 riscossero un buon successo e accesero vive speranze vi furono i toscani Rollerball, una band che, a detta di Enrico Dell'Omo, storico organizzatore del mitico festival di Certaldo del 1983 nonchè loro manager, aveva moltissimo talento ed originalità da vendere, ma al tempo stesso un'inspiegabile pigrizia e tanta voglia di arrivare alla fama, elemento questo che portò in seguito alla fine del gruppo.
Il combo fiorentino, che prendeva il proprio nome dal mortale sport praticato nell'omonimo film di fantascienza del 1975 di Norman Jewison, era composto da Maxx Bell (l'unico da Parma) alla voce e alle tastiere, Fabrizio Ricciardelli alla chitarra, Jacopo "Jey Key" Braccesi al basso e Peter Pirri alla batteria, una formazione ben combinata che avrebbe potuto dare numerose soddisfazioni in futuro se avesse avuto la forza di tenersi unita e proseguire per la propria strada. Ma andiamo con ordine: nel 1984 i Rollerball, reduci da una memorabile prestazione a Certaldo, erano all'apice del loro successo nella scena Metal della penisola e fu in quell'anno che la band incise per la compilation "H M Eruption" la canzone "Wild Town" e diede alle stampe il bellissimo EP "Outlast The Game", un disco di puro Heavy Metal: non aspettatevi di trovare tra le quattro tracce qui proposte un solo grammo di Hard Rock, com'era usuale per molti gruppi tricolore dell'epoca.
L'EP si apre con "Prelude", una intro organistica che altro non è che la notissima "Toccata e fuga in re minore" di Bach, in omaggio non solo al grande compositore ma anche alla colonna sonora del film di Jewison che ha dato il nome alla band. La successiva "Rollerball" in effetti inizia con un velocissimo assolo di chitarra che riprende il tema dell'opera di Bach e mostra da subito tutte le qualità del gruppo: velocità, potenza e soprattutto tantissimo feeling, tantissima passione, con un'ottima prestazione di tutti i membri e in particolare del cantante Bell, paragonabile per capacità vocali addirittura (sacrilegio!) al grandissimo Rob "Metal God" Halford, soprattutto nella cavalcata finale. Per la terza traccia, "Do You Know Alan", vale lo stesso discorso, ma è secondo me con la conclusiva "Escape" che si raggiunge il vero apice dell'EP: introdotta da una tastiera sentimentale al massimo, la canzone si snoda attraverso riffs tipicamente NWOBHM, con un assolo pieno di passione che rende benissimo l'attitudine del gruppo fino a quel momento, come anche la stupenda prestazione di Maxx Bell. Un EP che non presenta punti deboli, se non nel suono, fatto dovuto alla scarsità di mezzi a disposizione.
E poi, vi domanderete, dopo "Outlast The Game" che ne fu dei Rollerball? L'epilogo della vicenda è un po' triste e fa riflettere: scoraggiati dalla situazione della scena HM italiana, con la sua cronica mancanza di mezzi e di supporto da parte delle case discografiche, e sedotti dalle prospettive di fama e guadagno apertegli dal loro nuovo manager, i quattro si orientarono verso un genere più "easy listening", per poi sciogliersi alla fine degli anni '80. Probabilmente se avessero avuto più costanza sarebbero diventati dei veri miti del Metal italico, al pari di Strana Officina e Vanexa, ma si sa, parlarne adesso è inutile, sarebbe stato meglio se qualcuno avesse dato loro una possibilità a quell'epoca. Di loro restano poche testimonianze e questo bellissimo EP, che per me comunque basta e avanza per farli entrare nella leggenda.
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