Quale persona assennata accetterebbe di buon grado l'invito a partecipare ad un ballo di mezzanotte, in un tetro castello, frequentato da trapassati sotto le sembianze di vampiri ? Onestamente nessuno nella realtà, ma sul piano della finzione cinematografica qualcosa di tal genere avviene nell'intreccio della vicenda al centro del film "The fearless vampire killers", opera di Roman Polanski realizzata nel 1966 e distribuita l'anno successivo. In quella fase Polanski è un autore emergente dopo prove significative come "Il coltello nell'acqua", "Repulsion" "Cul de sac" e provvidenzialmente suscita l'interesse di emissari della casa di produzione americana Mgm che si dicono disposti a finanziare la nuova pellicola del regista polacco (il che comporterà poi un po' di vicissitudini produttive, come spiegherò..) .

Polanski procede quindi a realizzare un film che risulta una sorta di omaggio ironico a quel filone filmico incentrato sui vampiri (una specialità della casa di produzione cinematografica britannica Hammer) . I protagonisti sono il professore Abronsius autore di saggi sul vampirismo (personaggio caratterizzato come un incrocio fra Albert Einstein e Don Chisciotte e ben reso dall'attore Jack Mac Gowran) e il fido collaboratore Alfred (un naif Roman Polanski) , i quali, vagando per le lande innevate di un'immaginaria Transilvania, si fermano in un paesino sperduto la cui infausta caratteristica è di trovarsi in prossimità di un castello abitato da temibili vampiri. Su ciò gli stessi abitanti del borgo risultano omertosi, pur tappezzando i soffitti della locanda del paese di grossi mazzi di aglio, che come da credenza popolare sarebbero in grado di tenere alla larga i temibili vampiri. Ma quando la figlia del proprietario della locanda verrà rapita dal conte Von Krolok, esimio vampiro del castello , si renderà necessario tentare di salvarla e i due protagonisti si lanceranno alla ricerca penetrando nel castello. Qui l'azione si dipanera' in vari colpi di scena e Abronsius ed Alfred se la vedranno brutta con il conte vampiro e relativa corte, ma dopo il famoso ballo di mezzanotte di cui facevo cenno all'inizio della recensione i due riusciranno a fuggire insieme alla bella locandiera. Ma anche il finale riserverà un ennesimo colpo di scena (che non anticipo se non avete visto il film, proprio per non rovinare il piacere della scoperta .)

Come già accennato, la produzione di Mgm si adopero' per montare il film secondo le aspettative del pubblico americano, tagliando 20 minuti del materiale girato, imponendo che ad interpretare la locandiera rapita fosse la giovane attrice Sharon Tate (poi moglie di Polanski e purtroppo uccisa nel 1969 dai seguaci della setta di Manson) e cercando di edulcorare il tono del film. Ma complessivamente mi pare che, sotto la veste fiabesca della pellicola , resti intatto lo spirito sulfureo dell'autore polacco che, pervaso da un robusto pessimismo di fondo , continua a vedere la fibra resistente del Male destinato a prevalere per vie traverse sul Bene.

A ciò vanno aggiunte alcune peculiarità presenti in quest'opera. Intanto il personaggio del professore Abronsius rappresenta in modo efficace il costante tentativo dell'habitus scientifico di interpretare e catalogare tutto ciò che si prospetta come irrazionale (in questo caso il vampirismo che aveva tanto suscitato interesse nei cosiddetti vampirologi europei fra diciottesimo e diciannovesimo secolo) senza peraltro giungere ad una spiegazione esaustiva di ciò che resta metafisico .

A ciò si aggiunga la grande capacità di Polanski nel rappresentare gli ambienti chiusi e qui non c'è solo maestria visiva. Tutte le volte che vedo "The fearless vampire killers" avverto anche l'elemento olfattivo di quegli ambienti. Nella prima parte dentro la locanda pare di avvertire non solo il tepore di un'abitazione chiusa rispetto all'esterno innevato, ma conseguentemente pure l'olezzo di minestroni di verdure rancide (cavoli, broccoli e via degenerando) , nonché l'afrore corporeo dei villici presenti, in particolare le giovani serve che rappresentano l'unica nota gradevole (ed appetibile soprattutto per i canini vampireschi inclini ad un eros decisamente malsano) in tal contesto. Di contro, quando l'azione si sposta nel castello dei vampiri, si percepisce non solo il tanfo di polvere secolare, naftalina et similia, ma è forte anche l'olezzo di carne putrescente di quei trapassati che si presentano in veste vampiresca e mortale . Inevitabile quindi, per lo spettatore, parteggiare per Abronsius ed Alfred affinché portino a buon compimento la missione e escano sani e salvi da quell'orrido teatro.

Infine , last but not least , il film è certo un divertissement del regista che però, sotto le sembianze di una fiaba, traccia una metafora sul potere che lega in un rapporto dialettico potenti e sottoposti (come già illustrato nella dialettica hegeliana fra padrone e servo). Per cui da una parte avremo i rentiers feudali versus i servi della gleba, i borghesi capitalisti versus i proletari, nonché i burocrati dello Stato onnipervasivo nei riguardi degli altri cittadini (vedi paesi a socialismo reale ). Tutto si tiene nel segno del potere che vampirizza senz'altro i sottoposti, ma alla lunga finisce con il vampirizzare gli stessi potenti che, prima o poi, decadono dal piedistallo e vengono rimpiazzati da nuovi potenti.

Come dire : qualcuno ha parlato di dialettica della storia e ha elaborato dotte teorie al riguardo . Ma forse più semplicemente, come lascia intendere Polanski in questo film, c'è da pensare che i vampiri (o chi per loro ) siano da molto tempo fra noi...

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