Non era un ascolto al buio.

Di Roy Harper qualcosa sapevo: è inglese (ancora vivo? Chissà…), cantautore, suona la chitarra, ha fatto album dalla fine degli anni sessanta, non ha mai riscosso il successo che forse meritava. Qualcosa sapevo ma non avevo mai ascoltato nulla.

Mi carico sulla chiavetta un suo lavoro a caso, “Man and Myth”, forse solo perché mi suona bene il titolo (io do sempre un’estrema importanza a certe inutili sensazioni). Cazzo ma è bellissimo, il commento pacato dopo il primo ascolto. I 7 pezzi mi immergono in un’atmosfera trasognante costruita da una chitarra tipicamente folk inglese con rari sprazzi elettrici dove le sinapsi attivano piacevolissimi ricordi drakiani (o drakoniani?). Ma è la voce a solleticare altri (o alti?) godimenti. Sono le sue “dolorose” note acute che mi risvegliano le emozioni del papà Buckley più leggero e soave. Incantevole. E spettacolari sono le fughe misurate degli archi, mai eccessive, mai artefatte. E ancora quella chitarra, così pulita e limpida e luminosa. E quella voce, cazzo che voce! Tutto è perfetto, un paradiso sonoro. E per chi avesse qualche dubbio a leggere certi miei paroloni, i 15 minuti di “Heaven Is Here” saranno un’ottima prova a mio discapito. Gli ascolti successivi non faranno altro che confermare ed esaltare le prime sensazioni, un lavoro lirico ed estatico che mi concilia con gli “amati & odiati” anni settanta musicali.

Direi che è proprio il caso di approfondire Roy Harper, con cosa posso continuare? Apro la sua pagina wiki e, sorpresa delle sorprese, scopro che “Man and Myth” è un album del 2013, è il ritorno di Roy dopo 13 anni dall’ultimo LP di inediti (“Green Man”, 2000). Ma, se “Man and Myth” sfoggia una tale bellezza, cosa mi potrò mai aspettare dai suoi primi lavori di quasi mezzo secolo prima? Che diamante grezzo poteva essere nel 1966? E che piacere venire a sapere che Jonathan Wilson ha suonato nell’album e ha supportato Roy nei live, e che stupore scoprire che la chitarra elettrica è suonata da un certo Peter Dennis Blandford Townshend (qualche scemotto potrebbe dire, Townshend CHI?).

Mi sento come un bambino il giorno di Natale, mille doni, mille gioie. Vorrei non finisse mai. Ma sono tranquillo, di pacchetti di nonno Roy in arretrato da scartare ne ho ancora tantissimi. Un Babbo Natale col barbone e con le corna non l’avevo mai visto.

Ma mi piace, mi piace, mi piace…

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