Lo stile rilassato, morbido, le melodie accattivanti di un maestro del soft Rock: non si può non consigliare questo disco a qualcuno a cui si vuole bene. E io, che vi amo benché non vi conosca molto, vi consiglio vivamente di accaparrarvi questo disco e di ascoltarvelo immantinente.  

“Pina colada” e “Him”: se non fosse per queste due hit, Rupert Holmes non sarebbe un nome noto, se non fosse per (forse) una lontana parentela con il più famoso Sherlock.

Ma tutto l’album è una piacevolissima sorpresa, un prelibato contenitore di canzoni ben costruite e sempre figlie di un guizzo o di una furbata,  comunque freschissime, in perfetto stile West Coast, arrangiate minuziosamente, in modo impeccabile. Come resistere a brani come “Drop It” (leggero tempo in levare) o “Nearsighted” se non addirittura “in You I Trust”? Come resistere a un pop dalla simile fattura, come resistere ora che è pieno inverno alle sfumature caraibiche che Holmes sapientemente inserisce qua e là, giusto per il gusto di farti crepare dalla voglia di mandare tutto all’aria e aprirti un bar alle Antille?

Se metti su questo disco in auto, o in sella al tuo ape 50, in autobus o dove più ti aggrada, ti viene voglia di inforcare un paio di Ray-ban e di mettere il braccio fuori dal finestrino, per i più snodati anche il piede, per i più fortunati la testa fuori dalla capote, perché questo album centra uno degli obbiettivi più importanti e meno facili della musica in generale. Farti dimenticare le tasse, le bollette, le urla della moglie, i vicini odiosi, il lavoro tedioso, la disoccupazione, la crisi, la politica e vai col mambo, in modo particolare quello italiano. Ti dimentichi di tutto e vai col mambo.

Accattatevill’!

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