<<No thanks, only real drugs.>>

Esattamente quanto risposto dal signorino in persona dopo aver provato ad allungargli un buon j. Locuzione, come dire, un po’ criptica all’impatto, mi ha comunque strappato un sorriso: vederlo tutto sudato camminare così sgamblato sulla sabbia mi ha più o meno intenerito, e dopo aver tentato una concisa chiacchierata di approccio, quella breve affermazione mi è rimasta lì, stagliata con il suo non indifferente sbiascichio tra i neuroni. Era un post concerto in spiaggia quella volta, niente meno che un’epopea estremamente sballata verso riva la sua, inspiegabilmente reduce da una memorabile interpretazione live di questo disco. Devo dirlo, bravo.

<<Only new staff.>>

Esattamente quanto risposto da lui dopo la mia retrocessione di j. Giustamente la domanda mi era scappata, dato che sarebbe stato interessevole e succulento assaporare un po’ di quel gioiellino che precede questo disco con un paio di piade e birre in circolo, ma meglio così: qui non si è da meno e la birra sarebbe stata buona comunque. E che bel suono: se il precedente dischello è una passeggiata tra prati con tanto di mela nello zaino ed allergie primaverili, questo è il suo crepuscolo. Forse mi faccio influenzare dalle fasi lunari che sciolgono il sole, forse perché un live serale è stato il primo approccio con questi brani, ma questo folk lo vedo strisciare nel buio tra fiammelle.

A tuneless trumpet breaks down the stone.

Un piccolo John Martyn che fa progressi, ma anche progressive. E poi c’è tanto jazz, oltre al solido ed inestirpabile basamento di rimandi folk stile 60s. Escursioni in fingerpicking in cui talvolta riecheggia un John Fahey senza mai raggiungerne la metafisica, un’espressione vocale che quando non è il già citato risuona talvolta in un Nick Drake dal ridotto pessimismo cosmico con l’eleganza generale dal taglio John Renbourn o Bert Jansch che sia. Ed è bello che nel 2016 tutto questo suoni così bene.

Ma non siamo qui per giudicare nessuno. Scrivo di un disco che me gusta e che dubito mi si consumi quanto Primrose Green. Forse ora manca l’impatto d’artista, forse le chitarre prima deliravano di più, fatto sta che al prossimo live gli riallungo un j.

LP

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