Aha! Vi ho tanato, tutti quanti. Cerca che ti ricerca, mi son dovuto convincere di non aver trovato alcuna recensione dei Sad Lovers and Giants da Watford, vicino Londra, e ditemi se il solo nome della band non vi ha fatto venire l’acquolina in bocca. Amanti Tristi e Giganti, già. Ma dico, dove stavate quando ‘Feeding The Flame’ e ‘In The Breeze’ arrivarono trionfanti nei negozi, e furono messi e rimessi, e risuonati, e comprati, per essere poi ricercati invano quando la Midnight Music chiuse i battenti e punto, chi ce l’ha ce l’ha e gli altri s’attaccano?
Insomma, in quel 1983 un mio amico ed io facemmo comprare una ventina di copie di questi dischi a destra e a manca e ci immergemmo tutti nel puzzle di un gruppo indiscutibilmente new wave, che subiva le evidenti influenze delle ballad minimali dei Velvet Underground e dello spleen totale dei Joy Division di ‘Closer’, per poi virare tutto in un meraviglioso romanticismo gothic (ma pacato ed assorto, senza alcun indulgenza estetica o manierismo) andando a finire nientemeno che dalle parti dei Pink Floyd di ‘One Of These Days’, dei Genesis di ‘Trespass’, dei Moody Blues di ‘Gypsy’, dei Barclay James Harvest se li avessero suonati i Police.
Una follia, dicevano gli amici, ma dai! Una fusione di prog e new vave? Beh, avete presente i Cardiacs, no? Più o meno come se Zappa avesse deciso di registrare un tributo agli Stranglers. Bene, di queste bizzarre combinazioni non difetta il mondo del rock, c’è pure chi ci ha preso gusto da una vita (XTC, Todd Rundgren, lo stesso Zappa), ma giuro che un crossover così riuscito io non l’avevo mai sentito e mai ne avrei più incontrato uno simile. Negli anni a venire, chiunque abbia messo sul piatto davanti a me ‘In The Breeze’ e ‘Feeding The Flame’ è sempre rimasto piacevolmente stupefatto e grandemente affascinato, e i Sad Lovers and Giants sono tuttora l’unica band di estrazione post-punk ad essere costantemente apprezzata da quegli smorfiosoni dei progster (sono uno di loro e posso dirlo).
Parte del loro segreto sta nell’uso massiccio ed intelligente del delay da parte del chitarrista (con un suono complessivamente molto brillante ed effettato ma mai distorto), nelle tastiere avvolgenti e nella bella voce sognante del cantante, mentre basso e batteria ricordano spesso i Division più introspettivi. Il vero punto di forza sono però le meravigliose canzoni, che prendono corpo quasi tutte da arpeggi assolutamente geniali e circolari, meravigliosi e risuonanti, per lanciarsi poi nei break a pieni accordi, grandi pennellate di chitarra e tastiere, atmosfere epiche e romantiche, ed in tutto questo si ha la sensazione netta di aver trovato la quadratura tra influenze diversissime, il matrimonio del 1977 con il 1973, Factory Records e Charisma.
L’ascolto dei due CD ‘Epic Garden Music’ e ‘Feeding The Flame’ garantisce il possesso di tutte le perle inestimabili del primo periodo SLG, essendovi confluiti tutti i singoli e gli altri brani all’epoca ospitati in varie compilation miste. Qualche titolo? ‘Landslide’, ovviamente, ‘Cow Boys’, ‘Far From The Sea’, ‘Burning Beaches’, la ballad ‘Your Skin And Mine’ ma soprattutto il capolavoro indiscusso ‘Imagination’ nella versione definitiva di 6’24’’ (quella di 5’40’’ era un demo), forse uno dei dieci brani da portare sulla proverbiale isola deserta. Esagero? Gentlemen, start your engines. Cercate e mi raccomando, volume altino e silenzio perché il diabolico arpeggio in delay è unico e favoloso, e pensare che è una tale cazzata da potersi replicare sulla spiaggia con la Eko Ranger 6. Cazzata (tecnica) sono pure gli altri incredibili arpeggi, e gli accordi sono tre o quattro quando va bene, e quelle tastiere le potrei suonare persino io che le testiere le suono poco, motivo per cui da trent’anni vado ricredendomi sulla necessaria complessità dei capolavori musicali. Non è vero! Non è vero niente, ma non perché noi non siamo capaci di comporre e suonare 'Firth Of Fifth' e allora ci rode, e ci fa comodo affermare che Louie Louie è un capolavoro (tra parentesi lo è, ma non c’entra nulla). È vero perché da sempre ci sono musicisti toccati dalla mano di un qualche dio, sapessi quale, e con tre note ti tirano fuori pezzi immortali che ti prendono l’anima. A me ‘Imagination’, e poi le altre canzoni dei Sad Lovers and Giants, hanno preso l’anima trent’anni fa, e ora cerco di inguaiare anche voi.
Carico i commenti... con calma