Con nelle orecchie ancora l’energetico e dinamicissimo pomp rock del discone targato 1993 “The Security of Illusion”, specchio della ritrovata intesa fra il nocciolo duro dei Saga, rappresentato dal cantante Michael Sadler e dai fratelli Ian e Jim Chricton rispettivamente chitarrista e bassista, e la coppia di ritorno Jim Gilmour (tastiere) e Steve Negus (batteria), è una discreta delusione scoprire quanto di meno questo “Steel Umbrellas”, pubblicato abbastanza imprevedibilmente solo un anno dopo, abbia da offrire.
La cosa però va contestualizzata: sia la ridimensionata consistenza di queste musiche che la vicinanza cronologica con le precedenti hanno ragione d’essere per il fatto che quest’opera raccoglie temi destinati a fare da colonna sonora ad un serial televisivo intitolato “Cobra”, ennesima vicenda poliziesca fra azione, violenza e patinata eleganza che riuscì a svilupparsi per ventidue puntate nell’inverno 1993/94, prima di essere accantonato a favore di altri sceneggiati.
Insomma, il gruppo è ingaggiato a suon di dollari per commentare scene e situazioni di fiction, ambientandole e valorizzandole senza naturalmente potere/dovere attirare troppo l’attenzione. Il compitino è svolto molto volentieri e più che bene dai cinque, giocoforza smussando di parecchio le cascate di note, i giochetti pirotecnici fra gli strumentisti e quant’altro a favore invece di sapienti, e banali, canzoncine condite di elettronica e melodia.
Tutti quanti lavorano col freno a mano tirato: Gilmour non fa sfoggio neppure occasionalmente della sua proverbiale agilità, limitandosi a distendere sintetici, atmosferici tappeti sonori in ogni dove. Negus tiene il tempo anonimamente, senza un sussulto. La chitarra di Ian Chricton si concede qualche arabesco qua e là, messa sullo sfondo da filamentosi riverberi e decisamente ridimensionata nel suo punch proverbiale. Quando poi entra in assolo, ecco che vi esce quasi subito, nel giro di otto o massimo sedici battute. Pure il cantante Michael Sadler gioca di sponda, giocando più sul mistero che sulla grinta, esprimendosi spesso in falsetto.
Il disco è piacevolissimo, con un qualcosa di nordico e glaciale tra l’altro adattissimo al serial di destinazione, il cui protagonista proviene… dall’Alaska. Sono canzoni su commissione, coi loro inevitabili limiti: più lavoro che cuore. Il gruppo ha naturalmente tutta la classe, la professionalità, la serietà e la preparazione tecnica ben fuori dalla norma per cavarsela con la piena sufficienza, ma i Saga sanno essere/fare ben altro! L’album è quindi uno dei nadir della loro carriera, diciamo il loro “Obscured by Clouds” per trovare una popolare analogia pinkfloydiana.
Nessuna canzone memorabile; le migliori “Why Not?” in apertura, la suadente ballata “Say Goodbye to Hollywood”, la conclusiva “Feed the Fire” ma su tutte senz’altro l’infettiva “Shake that Tree”, con tanto di cori femminili nel ritornello, un mezzo gioiellino pop meritevole di menzione. Produce per la prima volta il bassista Jim Chricton, ancora aiutato dal resto del gruppo nell’occasione: è una novità, ma diventerà la norma da quest’opera in poi.
Elenco tracce e testi
03 Bet on This (03:53)
Gonna buy me a steel umbrella
'Cause things ain't going too well
I go to bed thinking I'm in heaven
When I wake up I'm in hell
Take my dog for his morning walk
Shit am I glad he can't talk
Sooner or later it all comes back to me
You can bet on this
If it can happen
It'll happen to me (It'll happen to me)
Every time it happens
Why does it happen to me
Gonna buy me some more insurance
This asphalt surfin's getting to me
Accidents are an everyday occurrence
If there's a God, He's laughing at me
Might as well be the invisible man
See my footprints sinkin' in the quicksand
Sooner or later it all comes back to me
Bet on this
If it can happen (It'll happen to me)
Bet on this, if it can happen
Everytime it happens
Why does it happen to me
Bet on this
If it can happen (Buy me a steel umbrella)
It'll happen to me
Bet on this (No doubt in my mind)
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