Nel 1940 la Disney distribuisce due film, "Pinocchio" e "Fantasia", due fra i picchi più alti firmati zio Walt, e nello stesso tempo due tra i più grandi flop di sempre.
La causa è principalmente l'inizio delle attività belliche in Europa che imposero la non distribuzione nel vecchio Continente, e in Giappone, dei prodotti Disney, sicchè questi venivano distribuiti solo negli Usa o in qualche paese dal peso commerciale decisamente periferico. Discorso che vale soprattutto per "Pinocchio", perchè in fondo "Fantasia", anche laddove la possibilità di recarsi al cinema era concreta, non ottenne giudizi positivi.
Se è vero che Bosley Crowther, il critico del "New York Times" scrisse: "La storia del cinema è stata fatta ieri sera" (riferendosi alla prima di "Fantasia"), altri critici ci andarono giù pesante.
Olin Downes, "New York Times": "...gran parte di Fantasia distrae da o ferisce direttamente la colonna sonora"; Pauline Kael: "...grottescamente kitsch"; Dorothy Thompson, "Herald Tribune": "...rimarchevole incubo [...] ...il tradimento perverso dei migliori istinti".
E pensare che "Fantasia" nacque per dare più spazio alla figura di Topolino, che secondo Walt Disney non era stata ancora innalzata alla giusta gloria.
L'operazione in sé fu veramente una follia, dare dimensione figurativa alla musica (classica, in questo caso) era un'impresa da far tremare i polsi. Troppo elitaria per un pubblico abituato a ben altro, troppo complessa per buona parte di una critica incapace di vedere al di là del proprio naso. Tre anni di lavorazione, iniziati subito dopo il successo a tratti sorprendente di "Biancaneve e i sette nani", 1937, e creazione del Fantasound, un complicato aggeggio dal costo stimato di 200.000 dollari che rivoluzionò completamente il concetto di stereofonia.
Da Wikipedia:
"Il Fantasound occupò due proiettori in esecuzione allo stesso tempo. Mentre uno conteneva il film con una colonna sonora mono a scopo di backup, l'altro riproduceva una pellicola sonora che mescolava gli otto brani registrati presso l'Academy facendoli diventare quattro. Tre di essi contenevano l'audio per gli altoparlanti a sinistra, al centro e a destra del palco, mentre il quarto diventò una traccia di controllo con toni di ampiezza e frequenza che portava l'amplificatore controllato in tensione a regolare il volume delle tre tracce audio.[73] Inoltre c'erano tre altoparlanti posti a sinistra, destra e al centro della sala, che derivavano dai canali sinistro e destro del palco e che fungevano da canali surround".
L'opera è un capolavoro di proporzioni epiche, forse il punto più alto raggiunto dalla Disney, un qualcosa di impossibile al giorno d'oggi, e forse anche nel 1940.
Diviso in 7 episodi, sotto l'attenta guida del Maestro Leopold Stokowski (che accettò felicemente di apparire in un film tanto complesso quanto rivoluzionario), e sotto l'occhio vigile di Topolino che nella prima sequenza sembra anticipare addirittura le meraviglie del live-action, suddiviso in due tempi ben distinti (nell'intermezzo gli orchestrali improvvisano una jam-session coi fiocchi), presentato il 13 novembre del 1940 al Broadway Theatre di New York con tanto di libretto operistico come se ci si stesse recando a teatro, impreziosito dalle meraviglie del Fantasound, "Fantasia" è l'acme del pensiero disneyano. Innalzare a meraviglia qualcosa gia di per sé meraviglioso (la musica classica) e contaminarlo con la gioia infantile del disegno animato.
Si apre con "Toccata e fuga in Re minore" di Bach con immagini astratte, semi-dadaiste, l'episodio forse più folle e sperimentale. Certamente quello che sconcertò maggiormente il pubblico.
A seguire "Lo schiaccianoci" di Cajkovskij, diviso in sei sezioni ("La danza delle fate confetto"; "La danza cinese"; "La danza degli zufoli"; La danza araba"; La danza russa"; "Il valzer dei fiori"), in cui brillano alcune invenzioni visive di impatto notevole: i funghetti danzanti, le fate dell'autunno e le foglie che cadono. Con un'auto-citazione gustossima: i pesci impegnati nel quarto movimento sono tutti simili al Cleo di "Pinocchio".
Segue "L'apprendista stregone", il segmento più famoso, quello che Disney pensò per primo e che portò, effettivamente, una notevole popolarità alla figura di Topolino, il quale, provetto mago, sbaglia formula e moltiplica scope e arnesi vari rischiando guai grossi. Il povero Topolino, infatti, alla fine degli anni '30 dopo essere stato il re indiscusso di casa Disney stava cedendo il passo ai vari Paperino e Pippo, e dunque quale migliore occasione per rivalutarlo e riattualizzarlo. Infatti, la fisionomia classica di Topolino, quella giunta fino a noi, è in gran parte simile a quella del Topolino dell'Apprendista stregone (prima era disegnato in modo più spartano, magro, ossuto, privo dei celebri occhioni "a confetto"), nonostante l'episodio sia stato girato quasi tutto in live action (vennero reclutati, addirittura, atleti dell'UCLA). Resta, a distanza di 84 anni, un pezzo di bravura firmato dai migliori tecnici della Disney, il vero colpo di genio destinato a non scemare mai né in popolarità né in qualità.
Si prosegue con "La sagra della primavera" di Stravinskij. E' un segmento potentissimo, anticipatore di molte cose, compreso tutto il cinema dei dinosauri che, seppur già esistente (si pensi a "The lost world", 1925, o più semplicemente a "King Kong", 1933), avrebbe toccato il proprio apice solo molti anni più avanti. Studi attentissimi sulle varie epoche geologiche e sui dinosauri all'epoca presenti, portarono la Disney a compiere un vero e proprio miracolo visivo. Suddividendo il tutto in cinque ere geologiche (l'adeano, l'archeozoico, il cambriano, il siluriano, il mesozoico, a sua volta diviso in triassico, giurassico, cretaceo) e riproducendo fedelmente, attarverso visioni museali, le figure dei dinosauri (tra cui il triceratopo, lo stegosauro, il brontosauro, il tirannosauro) casa Disney compose un'episodio talmente innovativo, e a tratti visivamente potentissimo, capace di indicare la rotta a tutti coloro che, successivamente, si sarebbero addentrati nel mondo dei dinosauri.
Si continua con "La sinfonia pastorale" di Beethoven, e si finisce nel mondo degli dei dell'Olimpo. L'episodio è divertente, a tratti persino comico, ed è uno dei più riusciti all'interno di "Fantasia", pur se tirato forse un po' troppo per le lunghe. Va subito detto che è innegabilmente riuscita la "rotondità" dei paesaggi affine alla rotondità dei protagonisti, dal dio Bacco fino a Zeus, tutti piuttosto cicciottelli, così da aumentare l'effetto comico. Presenti tutte le figure della mitologia greca: i satiri, Dioniso (cioè Bacco), Efesto, Zeus, Nyx (Notte) e le centaurette, che, abbondantemente fornite di seno prosperoso, crearono qualche (piccolo) problema con la censura.
Il proseguio è "La danza delle ore" di Amilcare Ponchielli. Tra ippopotami danzatori e struzzi col tutù, siamo di fronte all'episodio più divertente e fanciullesco dell'intera opera. Vennero studiate delle vere ballerine (Marge Champion, Tatiana Riabouchinska e Irina Baronova) e vennero caricaturizzate in modo antropomorfo. Rapido, scattante, ilare, è il segmento forse più famoso dopo "L'Apprendista stregone".
Si finisce con "Una notte sul Monte Calvo" e "Ave Maria". E qui cambia tutto tono. Se l'episodio successivo aveva titillato la fantasia, e la gioia, dei più piccoli, qui finisce per spaventarli e forse allontanarli dall'intera opera. Il segmento in questione è volutamene lugubre con ascendenze semi-horror (una novità assoluta in un film d'animazione, che certo non aveva la pretesa di rivolgersi solo ai bambini): Walt Disney volle affrontare il tema del Demonio, con l'ascesa al Monte Calvo tanto che l'episodio viene (quasi) tutto dominato dal malvagio Chernabog, disegnato sulle fattezze di Bela Lugosi, il celebre Dracula dell'omonimo film del 1931. Ma non solo, traendo spunto da alcune remotissime leggende ucraine ("tutti i 24 giugno, i maghi organizzano dei riti sulla montagna Triglav presso Kiev") Disney innestò nell'episodio la solenne "Ave Maria" di Schubert che conclude il film assaporando un, neanche tanto vago, sapore di morte. E successe questo:
"Alcuni genitori resistettero al pagare i prezzi più alti degli spettacoli per i loro figli, e molti si lamentarono perché il segmento di Una notte sul Monte Calvo li aveva spaventati".
In effetti, il finale di "Fantasia" sta tra la strega di Biancaneve, la fine della mamma di Bambi e la prigione forzata di mamma Dumbo, piccoli traumi infantili che ci si porta un po' tutti dietro (i più giovani saranno stati traumatizzati dalla morte di Mufasa nel "Re Leone").
"Fantasia" venne rieditato più volte, e in Italia si vide solo nel 1946. Ma, tra tutte le riedizioni, quella più importante è datata 1985.
In un'epoca poco felice per casa Disney (uscivano pochi film, e tutti di modesta fattura, alcuni giustamente dimenticati) "Fantasia" uscì di nuovo al cinema con un suono audio pulito come mai lo si era sentito dai tempi del famoso Fantasound (ovviamente già messo in cantina da tempo rispetto a metà anni Ottanta). Il successo fu tale (ma già negli anni '60 l'opera venne notevolmente rivalutata) che da quel momento "Fantasia" diventò a tutti gli effetti uno dei più grandi successi di casa Disney e annoverato come il capolavoro che merita. Le varie edizioni home video (VHS, Dvd e quella, notevole, in Blu Ray) hanno fatto il resto.
Pietra miliare del cinema d'animazione, capolavoro totale firmato Disney. A cui vanno giustamente ricordati tutti i registi (i tecnici sarebbe un'elenco troppo lungo) che hanno collaborato alla realizzazione, alcuni di questi, si veda Wilfred Jackson e Ben Sharpsteen, vere e proprie colonne di marca Disney, registi di capolavori successivi come "Dumbo" o "Cenerentola" (solo per citare i più famosi): Sam Armstrong; James Algar; Bill Roberts; Paul Satterfield; Ben Sharpsteen; David Hand; Hamilton Luske; Jim Handley; Ford Beebe; T.Hee; Norman Ferguson; Wilfred Jackson.
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