Qualche giorno fa sono rimasto colpito da una frase dell'amico Jargon (a cui dedico questa recensione):

("Proud Mary" dei Creedence N.D.R.) "è come la juve, il cristianesimo, la vecchia d.c., monti, forza italia, il festival di sanremo, amici e laura pausini ... cose che con poco impegno possano piacere ad una grande massa di persone, da sempre il mondo ne è farcito."

Questa mi ha fatto pensare a tempi lontani e ad un amico, in particolare, che dotato di gusti “dicotomicamente” bizzarri ascoltava usualmente Cage, Stockhausen (etc) ma non disdegnava di trascinare gli amici ad eventi decisamente più “nazionalpopolari” come concerti delle Spice Girls et similia. Oltre a sue frasi celebri tipo "dopo una certa ora sulle strade sono le Ceres a guidare e non le persone" una che ho fatto intimamente mia ricordava che il mondo è tanto vario e le possibilità tanto ampie che prima o poi chiunque finisce con l'essere la burba di qualcun'altro e quindi tanto vale non vergognarsi nel sbandierare passioni intellettualmente riprovevoli. 

Detto questo non mi sono mai vergognato di condividere (alcune) diletti popolari ma, anzi, ho sempre pensato che fosse motivo d'orgoglio e di distinzione in un mondo in cui i più si "arrabattono" a proclamare la loro unicità e/o l'essere contro tutto e tutti: paradossalmente un (il mio) atteggiamento parecchio snob, lo so (ovviamente non sto polemizzando con Jargon, che anzi ringrazio per lo spunto, né con nessun'altro: solo mi piace cogliere le provocazioni).

Tra le passioni di bassa lega con cui convivo c'è quella per la saga (sia cartacea che di celluloide) per l'agente segreto più famoso dell'universo Pop.

Affascinato fin da piccolo (a piè recensione la mia personale Top Five) da 007 ho sempre riconosciuto che, mediamente, il livello artistico generale della serie cinematografica non ha mai superato (tranne in pochi casi) il livello di un buon artigianato nello sfornare gradevoli e veloci film di "fanta-azione" ricchi, però, di ironia (pure auto), umorismo britannico, belle donne (e affascinanti uomini, of course) e in grado negli anni (in questo ricorre il cinquantesimo dall'esordio) di cogliere i cambiamenti di costume e di società nelle abitudini (soprattutto) occidentali e di attirare in modo trasversale la presenza di moltissimi personaggi dello “showbiz” che spesso facevano e fanno a gara per avere almeno una volta nella vita un ruolo (anche piccolo) nel baraccone. Quello che però più amo è il fatto che, indipendentemente dalla qualità, quando guardo un film della serie a fine visione mi ritrovo sempre di buon umore.

Partendo da queste premesse non nascondo che nell'affrontare quest'ultimo film (che conclude idealmente una, mai dichiarata ufficialmente, trilogia, inaugurata con "Casino_Royale", che, senza "spoilerare" troppo, alla fine fa ripartire tutto dall'inizio) erano parecchi i dubbi che mi assillavano e tutti vertevano sul fatto che leggevo o ascoltavo troppi commenti positivi da persone che in genere facevano a gara per spalmare cattiverie (spesso gratuite) sul"mio" Bond... (della serie temevo una snaturalizzazione eccessiva del personaggio per compiacere un target più "alto": timore accresciuto dalla scelta del regista, tra i miei preferiti ma non certo tra quelli che avrei indicato io.... Aspetto al varco Tarantino)

Visto il film (di cui non accennerò alla trama) devo dire che trovo positivo il fatto che si sia continuato a dare al personaggio quella caratterizzazione da "bastardo" che si era un po' persa tra fine '90 e anni "0" (idealmente così James Bond si riappropria del terreno che gli era stato scippato, per molti versi, dalla serie "Bourne"), che si sia scelto di "inondare" il film di (auto)citazioni e omaggi (a un certo punto ho smesso di contarle/i) in occasione dell'importante (citato) anniversario, che il ruolo del cattivo sia stato affidato a un formidabile Bardem (un "villain" che rimarrà scolpito nei secoli grazie ad un'interpretazione camaleontica), che sia stata rinnovata la fiducia a Craig (attore solido e inaspettatamente ironico nonostante sia biondo), che i personaggi di contorno siano stati maggiormente"indagati" dal punto di vista psicologico (cosa che comunque accadeva pure nei precedenti due, compreso il fin troppo vituperato "Quantum of Solace") e che si sia fatta (definitivamente) luce sul passato del nostro. Trovo pure molto carina la canzone di Adele che per una volta decide di cantare qualcosa adatto alle sue corde...

Superiore agli standard è, ovviamente, la regia con un paio di scene (nel finale) con intuizioni tecniche decisamente affascinanti.

Parlando delle cose negative trovo che l'unica scena d'azione veramente divertente (che spesso, dal mio punto di vista in questo genere, va alla pari con "fracassone") sia all'inizio e che le altre ripercorrano troppo "coreografie" che vanno per la maggiore i ma che cominciano ad essere ripetitive, che ci siano troppi momenti dilatati che fanno perdere ritmo (punto forte della serie usualmente) e che quello che doveva essere il colpo di scena sia un po' "telefonato".

Un buon film che nel complesso non traumatizza troppo la "Storia" ma che evidentemente è bastato ad un certo tipo di "infedele" per gridare al miracolo (mi viene da pensare che molti "critichini" di film della saga ne abbiano visti troppo pochi per poter dare un giudizio obbiettivo) e che è riuscito (come da tradizione) a mettermi di buon umore nonostante tutto ma che di certo non metterò nella mia personale Top Five (credo che in pochi "fedeli" lo faranno: non son così poco smaliziati da cedere subito alle lusinghe dei “palati raffinati”). Però se un nuovo inizio doveva essere dato forse questo era il modo giusto di procedere.

Mo.

 

1)      “Diamonds are Forever” (1971) di Guy Hamilton con Sean Connery

2)      “On Her Majesty’s Secret Service” (1969) di Peter R. Hunt con George Lanzeby

3)      “Casino Royale” (2006) di Martin Campbell con Daniel Craig

4)      “For Your Eyes Only” (1981) di John Glen con Roger Moore

5)      “Tomorrow Never Dies” (1997) di Roger Spottiswoode con Pierce Brosnan

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