[Contiene anticipazioni]

Spectre è il quarto film della saga di 007 con Daniel Craig come protagonista e il secondo film con la regia di Sam Mendes. Dopo il bellissimo Skyfall questo nuovo episodio rappresenta almeno in parte una delusione e un notevole passo indietro nella qualità autoriale della narrazione. L'opera è molto curata dal punto di vista estetico, nella veste fotografica delle sequenze, nella cura dei dettagli ambientali, scenografici, cromatici, di luce, soprattutto nella prima metà del film.

Ma a differenza del film del 2012 manca una sostanziale originalità di fondo nella struttura diegetica; quella pellicola infatti sviluppava una fase finale davvero insolita e fresca con James Bond e M rifugiati appunto a Skyfall. Spectre invece si rifà puramente ai canoni estetici e contenutistici dell'assai longeva saga ispirata ai romanzi di Ian Fleming, nella loro declinazione dell'ultimo decennio. E quindi ritroviamo tutta una serie di cliché che per quanto non risultino fastidiosi non aiutano nemmeno il film a mettersi in buona luce: ad esempio nella fase centrale l'innamoramento con l'ennesima protagonista femminile (Léa Seydoux, il viso giusto) non esalta di certo i caratteri di freschezza della pellicola. Ma anche a livello più macroscopico, la struttura è ricalcata sulla classica caccia al tesoro in cui James deve trovare semplicemente un indizio chiave che poi lo porterà di fronte al nemico di turno. In questo senso la trama del capitolo in questione è veramente ai minimi termini e non a caso viene infarcita con tante spettacolari sequenze d'azione.

Come non citare quella che apre il film con un bel piano sequenza (che bisognerebbe approfondire), una serie di sbalorditive peripezie con l'elicottero, nonché uno scenario d'eccezione come Città del Messico piena di comparse. Se in questo esempio la spettacolarità, spinta al limite, non supera la soglia del cattivo gusto, in altri casi Mendes forse esagera. Ad esempio nel lungo e francamente eccessivo inseguimento per le vie di una Roma che sembra diventata un circuito automobilistico. A livello di irrealismo questa tessera fa il paio con la tarantiniana scazzottata tra il protagonista e l'energumeno Bautista sul treno.

Tutta la parte finale segna poi un calo qualitativo notevole perché l'originalità, la freschezza delle ambientazioni, la varietà di tonalità cromatiche e comunque l'accettabile strutturazione delle sequenze d'azione lasciano il posto a prevedibili sviluppi di trama e a momenti francamente ridondanti, che puzzano troppo di già visto. Il finale con il poco riuscito espediente del vecchio palazzo dell'MI6 che crolla e la sparatoria in cui Bond abbatte l'elicottero del nemico sono poco convincenti.

Anche la cura maniacale per la confezione esteriore risulta un po' trascurata in questi momenti, laddove si era visto nelle fasi precedenti un lavoro interessante sulla figura del villain Christoph Waltz: a Roma ne veniva mostrata solo la sagoma in controluce, senza mostrarci le fattezze del suo volto. Quando entra definitivamente in scena nella base della Spectre, lo fa con venefica raffinatezza, in ambienti di colore chiaro e asettici, con abiti graziosi, colori pastello, caviglie scoperte e mocassini. Un'iconografia del villain davvero originale, che viene rinnegata nel finale cupo. Basti l'emblematico comparire dell'abusata cicatrice sull'occhio.

Inoltre, in un film così lungo si poteva di certo approfondire meglio le vicende che riguardano il passato di Bond e di Franz Oberhauser. E poi il difetto più evidente del film: la scrittura dei dialoghi e le battute che non fanno più ridere.

6/10

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