Non sopportate che l’ingiallirsi delle foglie degli alberi faccia da preambolo a influenze, sfilze di sciarpami avvolti intorno al collo, il vostro alito che forma nuvolette di vapore, il susseguirsi di feste improntate sul consumismo? Basta immergersi nel terzo album degli svedesi Sambassadeur per spostare il calendario ad Aprile. Pop puro, lineare, magicamente semplice, vi farà librare in cielo leggeri come rondini se avrete il coraggio di abbandonarvi ad esso.

Come non uscire dal letargo al suono dei violini squillanti di “Days”, impossibile evitare di ciondolare sul binomio basso-piano di “Stranded”. E’ solo un assaggio, “I Can Try” è la primavera dell’anima, “Forward is All” unisce eleganza a nostalgia mentre la successiva incantevole “Albatross” insegna a giovani rondini a raggiungere le nuvole. “High and Low” e “A Remote View” sono pezzo acustici da manuale, candidi e intensi. E’ con “Sandy Dunes” che sbocciano in pieno le arboree gemme e tornano a trionfare i violini mentre spetta alla finale “Small Parade” scoccare il colpo di grazia, mostrandoci come si realizza grande musica da un pugno di accordi. La voce distaccata di Anna Persson, mai invadente, come se stesse cullandovi con una fiaba, l’impianto ritmico sempre presente e pulsante, l’orchestra che emerge timida senza mai invadere nei momenti opportuni non fanno altro che arricchire i lieti paesaggi di quest’album.

I Sambassadeur hanno fatto un salto di qualità notevole, e come suggerisce la stupenda copertina, sono salpati per raggiungere territori pop incontaminati, isole felici dove il tempo perde importanza e ci si gusta il sapore della salsedine che si mischia a quello delle illusioni.

Carico i commenti... con calma