Il titolo originario di questo testo in ungherese è "A Gyertyák Csonkig Egnek", tradotto letteralmente "Le candele bruciano fino allo stoppino"; nonostante ciò fonti ufficiose pare riportino che in Ungheria esso continui ad uscire da anni con piccole modifiche al titolo contro il parere dei critici più seri.

Questo libro dal punto di vista logico-letterario lo si trova ben scritto. Essenzialmente, escludendo la rapida fase di presentazione dei personaggi da bambini, in cui sono introdotte le differenze sostanziali tra il modesto e poetico Konrad ed il futuro e metodico generale Henrik, tutto quello che costituisce il tanto atteso colloquio finale riassume la stessa natura dei personaggi dopo essere maturati. A Konrad basta davvero avere dedicate poche pagine, quasi le parole contate, per riassumere la propria esperienza di vita, dalla fuga dal paese natio fino al ritorno europeo in Inghilterra. Ma soprattutto pochissime blande battute in conclusione per far ridurre esattamente in braci quel diario di Krisztina. Viceversa, Henrik risulta chiaramente in preda ad un monologo ai limiti dello sproloquio (se non fosse per l'età che sa attenuarne invece i toni, perchè come lui stesso ripete "tanto oramai troppo tempo è passato").

Tutto ciò potrebbe anche annoiare e stufare molti lettori, pare comprensibile, ma non forse quelli che leggono tutto d'un fiato. E proprio riguardo ciò si possono accettare i pareri dei più delusi; ma in fondo, il continuo ripetere e rimugginare di Henrik possiede un suo perchè: a lui per tutto quel tempo è mancata la conferma sostanziale dei fatti, si è rinchiuso nelle sue stanze promettendo "vendetta". La presenza di così pochi personaggi di fatto porta ad immaginare una possibile trasposizione teatrale della trama in forma di monologo, si può immaginare sul palco quel lumicino che piano piano cala di luminescenza, già vacua dall'inizio...

Il tema principale del testo parrebbe rimanere il corso di un'intensa amicizia a tre nonostante il matrimonio tra due di questi personaggi, Henrik e Krisztina. E proprio sulla reazione della moglie appresa la scomparsa di Konrad, che lo definisce un vigliacco di fronte al marito esattamente il giorno dopo un evento che Henrik ha interpretato chiaramente. Il fuggitivo Konrad viene da molti definito un "co-protagonista" ma come è possibile sottovalutarlo a tal punto? Per la sua capacità di punirsi ripartendo da meno di zero lo si potrebbe definire un eroe senza merito di coccarda. Quali qualità si possono invece ritrovare in Henrik? Pare chiaro manchi nella sua persona la caratteristica di umanità: è un militare così come lo fu il padre, dopo troppi anni scopre di non essere portato ai veri rapporti umani.

Concludendo, ad una prima e disattenta occhiata potrebbe apparire non ci siano grosse modifiche al concetto che vuole esprimere il testo sulla base del titolo; tuttavia trovo sia logica la formazione di due differenti correnti di pensiero. Le candele, accese fino a spegnersi nel buio delle tetre stanze del castello di Henrik durante una nottata di monologo ossesso, rimandano evidentemente al concetto dell'amicizia bruciata negli anni di lontananza e ossessioni, vissute diversamente bilateralmente, fino ad avere un'ufficiale chiusura con il loro spegnimento. Viceversa le braci sviano chiaramente verso l'immagine del diario arso in pochi istanti sul finire del testo, quasi non ci fossero mai stati dubbi e la vicenda attendesse soltanto una netta chiusura. Due modi nettamente differenti per intendere lo stesso concetto di amicizia. A voi la vostra interpretazione preferita.

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