Lo swing con la sola chitarra, melodie tzigane che parlano di politica, di film, di mare. Stéphane Sanseverino è tutto questo, rigorosamente acustico, accompagna la sua chitarra che suona meravigliosamente, con basso e violino e ne viene fuori un sound accattivante e soprattutto trascinante.
Dopo essere stato il cantante dei Les Voleurs de Poules (mestiere tra l'altro piuttosto pericoloso di questi tempi), decide a 39 anni di incidere il suo primo album solo ed è subito successo, almeno in Francia. I riferimenti abbondano, ho letto di tutto, praticamente è stato paragonato alla musica dell'intero novecento, direi più seriamente di limitare le somiglianze ad una strana mistura di Django Reinhardt e Jacques Brel.
Il disco con le sonorità più affini è "Gipsy Project" di Birelli Lagrène, al quale però manca il cantato. Sfido chiunque a sentire questo cd senza battere costantemente il piede per portare il tempo. Ma ciò che traspira in definitiva è una grande malinconia senza tempo, che però si assapora con allegria. Come i personaggi grotteschi delle nostre commedie anni 60 ai quali pare che si ispiri, in parte, nelle sue composizioni. Le parole non hanno un'importanza minore e nonostante la mia non perfetta conoscenza del francese mi ritornano simpaticamente in mente, tipo: "Anastasie l'ennui m'anesthésie" nel "Le tango de l'ennui" oppure presentarsi come "l'ogre qui mange les enfants" mentre si sentono sotto risate di bambini, o farci sapere che "Les films de guerre c'est c'que j'préfère".
Il disco è del 2000, ma vi assicuro che se non fosse per i testi che sono comunque attuali, potremmo farlo risalire ad una qualunque data diciamo tra il 1950 e i giorni nostri. Dopo questo cd Sanseverino (che tra l'altro è di indubbie origini italiane), ha pubblicato "Les sénégalaises" decisamente meno bello del primo che rimane per me un capolavoro del genere.
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