Premessa: questa è la mia prima recensione. Accetto commenti e giudizi, me che siano esposti sempre in maniera educata! Artista: Santana. Album: Abraxas. Genere: Latin-Rock. Anno: 1970.
All’inizio degli anni ’70 si stava sviluppando una band, che andava cercando un suono e uno stile originali: questi musicisti erano usciti trionfanti dal mitico concerto di Woodstock. Erano i Santana. Una fusione di musicisti molto diversi tra di loro (il tastierista, per esempio, ascoltava solo canzoni dei Beatles!!): Carlos Santana era il leader di questa band, nonché il chitarrista, e ispiratore del nome; gli altri componenti erano Gregg Rolie (tastiere e voce principale), David Brown (basso), Micheal Shrieve (batteria), Mike Carabello e Josè Areas (percussioni)Abraxas (nome di un demone) è il loro secondo album. Registrato nell’estate del 1970, Santana collaborò con diversa musicisti, tra i quali Peter Green dei Fleetwood Mac, l’autore di “Black Magic Woman”. Una miscela incredibile di suoni, atmosfere sognanti, ritmi latini regala a questo disco un fascino particolare. Si lascia ascoltare in qualunque momento. Parlando delle tracce…

1) “Singing Winds, Crying Beasts” fa quasi paura all’ inizio. Cantano i venti, piangono le bestie. Il fischio della chitarra di Carlos è prorompente, ma lascia poi spazio alle percussioni, al gong che ogni tanto si fa sentire (sembra quasi il rumore del vento), e ad un’ accompagnamento stupendo di tastiera che accompagna tutto il pezzo, sino a sfociare nel secondo, con la stessa tonalità…

2) “Black Magic Woman/Gipsy Queen” Un brano storico, molto seducente, rielaborazione di uno dei Fleetwood Mac. Inizio rilassato con frase stupenda di chitarra, mai invadente, ma sempre in linea con l’ armonia del brano. Qui Santana offre una chitarra blueseggiante carica di sentimento. Il finale è trascinate.

3) “Oye Como Va” Non credo che esista persona sulla faccia della Terra che non abbia sentito questo brano. Che dire? Cover di un famoso musicista, che suonava il timpano, Tito Puente. Qui Carlos e Gregg suonano due soli stupendi. L’intera ciurma firma uno dei brani più belli e trascinanti degli anni ’70… assolutamente da sentire almeno una volta nella vita, insieme ad un altro brano di cui parlerò dopo!

4) “Incident At Neshabur” Sonorità jazz, e un pizzico di pazzia: la formula vincente della traccia numero 4. Inizio strepitoso di piano, suonato solo in questo pezzo da Alberto Gianquinto, e si sale d’ intensità. Grande il riff, di un grande Carlos, che dopo un solo di tastiera, (una tastiera che è il marchio di fabbrica dell’ intero disco, insieme alla chitarra), da il via ad un fraseggio interessante. La continuazione del brano si fa dolce e quieta. Qui, uno dei momenti migliori del disco, con Carlos “ domatore” che tiene a bada le urla del suo strumento. Grande pezzo.

5) “Se A Cabo” Ritorna il ritmo! Un brano strumentale, breve ma efficace. Se lo state ascoltando in questo momento, starete sicuramente muovendo uno dei due piedi, a ritmo… sono pronto a scommetterci!

6) “Mother’ s Daughter” La migliore prova vocale dell’ intero album (insieme a “Hope You’re Feeling Better”). Un riff di chitarra si alterna alla parte cantata magnificamente, fino al finale con solo, che in fade out lascia il posto all’ altro brano da sentire almeno una volta nella vita…

7) “Samba Pa Ti” Il brano che ogni chitarrista dovrebbe conoscere. Il brano che ogni uomo dovrebbe conoscere! Ormai ha fatto storia, scuola, e da accompagnamento per numerosi spot pubblicitari! Composto unicamente da un lungo assolo di chitarra, con una melodia indimenticabile dopo il primo ascolto, è suddiviso in due parti, divise da una grande linea di basso: la prima molto tranquilla e sensuale (i Santana avevano un dono nel dare ad alcuni dei loro brani sensazioni quasi erotiche), la seconda carica di accenti batteristici. Qui Carlos da il meglio di sé con il proprio strumento, e il resto della band lo segue a meraviglia. Il brano più famoso e, secondo me, il più bello del gruppo.

8) “Hope You’re Feeling Better” Altra grande frase melodica. Qui Santana usa il pedale “Wha-Wha”, ricordando molto Jimi Hendrix, ma mantenendo sempre il suo stile. Brano trascinante, con un finale fantastico.

9) “El Nicoya” Molto in contrasto con il brano precedente. Un coro allegro, che mette il sorriso, e percussioni “a manetta”, con una chitarra acustica da accompagnamento. Latino puro.

La prime edizione dell’album si fermava a queste nove “perle”. Nel 1998 è stata stampata una versione contenente anche tre brani “live”, registrati alla Royal Albert Hall, il 18 Aprile 1970. I brani sono: “Se A Cabo”, “Touissant L’Overture” e “Black Magic Woman”. Un album che ha marcato la loro discografia successiva, perché avevano capito quale strada percorrere ormai. Lo consiglio vivamente a chiunque voglia iniziare a scoprire questo gruppo e queste sonorità latin-rock, lasciando perdere gli album degli ultimi 5 anni, che non corrispondono a quello che i Santana, e Carlos, hanno fatto nei “seventies”.

Carico i commenti... con calma