Era il 23 Dicembre1996

Una data che non dimentichero’ mai !

Ognuno di noi ha momenti nella vita che rimangono impressi nei ricordi e nell’animo, per me quel giorno e’ stato il mio primo di fabbrica a 450 km di distanza da casa, solo, in una casa putrescente senza saper fare un caffe’ o “du spaghi ajo e ojo”. Si parte da zero, di solito per tutti sono i momenti di svolta nella vita, si passa dallo scazzo ad avere una marea di responsabilita’ (soprattutto lavorative).

Nuova vita, nuova gente, nuovo tutto!

Come mio solito (lo facevo da turista) la mia prima visita era il negozio di dischi ( chi cazzo ha mai visto una chiesa a Colleferro!!!) …..chissa’ .....magari trovo qualche sfigato con cui scambiare quattro chiacchiere ed eventualmente un’amicizia. Dopo qualche giorno prendo il coraggio a due mani ed entro,non appena apro la porta mi ritrovo travolto da musica e risate, vedo in fondo sul bancone quattro ragazzi che ridevano a crepapelle insieme al negoziante .Con aria distratta mi avvicino facendo finta di essere interessato ai cd e capto il discorso, stavano commentando il concerto dei Santarita Sakkascia di due giorni prima( e intanto dalle casse usciva “ apri sto cazzo de portone che devo anna’ a pija’ er fucile a pompa!!! Apri ca’ si no poi te vengo a trova’ !! capito stronza!?!?!?!” e poi “se me dai er voto io te trovo casa, se me dai er culo te faccio entra’ a’ la N.A.S.A.”). Quel giorno feci il botto!!! Avevo i miei primi cinque amici (negoziante compreso) e “Hard rock cafone” nella saccoccia, altro non si poteva pretendere!

Il disco e’ uno di quelli che definisco intimi, di quelli che devi sentire in due modalita’:

moderata,in casa in modo tale da non dare fastidio al vicino

ESAGERATAMENTE ALTO,in macchina, da cantare a squarciagola per sfogare le tensioni accumulate durante la giornata.

Non e’ un disco da prendere sul serio ,da studiare o da essere recensito da Claudio Sorge (i figli degli Stooges?),e’ un disco da amare per come e’ fatto e soprattutto ,cuori deboli alla larga!!! Testi altamente demenziali, irriverenti e sbeffeggianti, antipapalini come da tradizione. Gia’ dal primo ascolto ti pieghi in due con il diaframma dolorante,occhi rossi come se avessi fumato chissacche’. 18 canzoni ,alcune loro, alcune cover con testi riadattati. Si spazia da un John Zorn alla fermata dell’autobus, a un “Smells like teen spirit” dove il testo lo leggi sul calendario.

Le strade dei Santarita Sakkascia (purtroppo non ho avuto la fortuna di assistere ad un loro concerto) si sono divise tantissimi anni fa, chi fa’ l’artista, chi tragicamente non c’e’ piu’ perchè passato sotto il filo della lama del cugino (forse lo aveva preso sul serio), ma mi hanno lasciato un bellissimo ricordo di quegli anni dove nonostante avessi un lavoro (adesso sono in tutt’altro posto e quella fabbrica non c’e’ piu’)neanche me stesso si prendeva sul serio!!

Una mattina uggiosa in quel palazzo fatiscente muore qualcuno (non so chi ho cancellato il sesso )dopo una serata di canne e birra mi alzo, rimango chiuso in casa e non so cosa cazzo stesse succedendo fuori dal mio uscio !!! Metto “Hard Rock Cafone “ ad alto volume….non e’ finita bene!!

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