Il Ponte della Costituzione (arco ribassato in acciaio,vetro, pietra e trachite: qui maggiori dettagli tecnici) conosciuto anche come "di Calatrava", dal nome dell'architetto ed ingegnere spagnolo Santiago Calatrava, tra i più famosi ed apprezzati progettisti, contemporanei, di ponti, che nel '97 ne donò il progetto alla città di Venezia, è il quarto passaggio pedonale, dopo, nell'ordine di costruzione, Rialto (1591), Accademia (1933), Scalzi (1934) che attraversa il Canal Grande nella città lagunare.

Oggetto di critiche, che vedremo più avanti, ancor prima che il progetto venisse approvato, consegnato nel 2008 dopo più di 5 anni, abbastanza tribolati, di  lavori è, secondo lo stesso Calatrava, un "filologico" punto di arrivo (ma non definitivo, ovviamente) concettuale per la sua, importante, carriera: e d'altronde credo sarebbero pochi architetti a non pensare ciò di una propria operata collocata nella "capitale" veneta. Posto ad unire la zona della Stazione Santa Lucia con Piazzale Roma, avente la struttura in acciaio che ricorda l'intreccio cartilagineo dello scheletro di un grande predatore marino e la pavimentazione che rimanda, o dovrebbe, a quella degli altri ponti veneziani (tranne quello dell'Accademia, per ovvi motivi), ha goduto nella sua costruzione dei veri e propri momenti di celebrità mediatica come il passaggio della struttura principale sotto Rialto o la querelle di come non fosse agibile alle persone portatrici di handicap, cosa che sarà risolta (o lo è già stata: al momento in cui scrivo non so se i lavori hanno avuto fine) da una ovovia situata sotto la struttura del ponte. Calatrava, a tal proposito, fece notare che tali polemiche dovrebbero riguardare tutta Venezia, che, per ovvi motivi storici e geografici, non è certo città senza barriere architettoniche: chi scrive è abbastanza d'accordo con questa opinione visto che appena attraversato il ponte chi avesse problemi fisici di tal tipo si trova immediatamente almeno altri 3 ostacoli quasi insormontabili e la questione potrebbe esser facilmente risolta concedendo la gratuità dei vaporetti a chi ne avesse il diritto per infermità varie (cosa che sarebbe degna di un paese civile che evidentemente ancora non siamo).

Prima di dare un giudizio, personale e opinabile, artistico sull'opera un rapido excursus sulle critiche (non riporto quelle di natura politica e quindi pretestuose, a prescindere).

La prima che era stata posta era l'effettiva utilità di un quarto ponte sul Canal Grande (visto anche il costo derivante): a dar retta ai veneziani "duri e puri" e residenti non serviva ma personalmente credo che a loro piaccia crogiolarsi in una sorta di  compiacimento nel sentirsi un po' decadenti ("venexia 'a mòre"*) quindi non del tutto affidabili e ho potuto invece personalmente apprezzarne l'utilità in giorni particolarmente "densi". La seconda riguardava presunti problemi di staticità ma che per il momento son stati smentiti da tutte le perizie. Della terza e cioè riguardo le barriere architettoniche ho già accennato mentre la quarta mi trova d'accordo: i gradini del ponte hanno un rapporto alzata e pedata troppo variabile tra loro che rende abbastanza fastidioso il transito. 

La quinta è di natura artistica e merita un particolare, anche se sintetico, approfondimento:

Molti hanno storto il naso riguardo la troppa "contemporaneità" dell'opera in contrasto con il resto della città. La questione è affrontabile solo scegliendo cosa dev'essere Venezia: se si sceglie che dev'essere un gioiello chiuso in uno scrigno allora la questione ha un fondamento ma se invece la si considera come un qualcosa di vivo allora le critiche perdono sostanza. L'importante è scegliere, in tempi rapidi comunque: io opto per la seconda ipotesi. Altro modo di affrontare la questione è rendersi conto che la città non è in tutte le sue componenti uno "splendore" e che cioè esistono luoghi esteticamente alquanto discutibili: uno di questi è ,appunto, "lo schifo" di Piazzale Roma e personalmente credo che porre un'opera dell'architetto spagnolo nelle vicinanze abbia un po' "ingentilito" il "panorama".

Devo dire però che, pur apprezzando moltissimo altri lavori di Calatrava, la struttura esteticamente non mi convince: forse perché la trovo meno "ardita" di altre del progettista: quasi si fosse fatto intimidire, non dalle polemiche speriamo e crediamo, ma dalla stessa città ed il risultato è rimasto un po' sospeso in una via di mezzo che finisce per lasciar perplessi tutti o quasi. 

Infine, sperando di non aver troppo annoiato con le mie elucubrazioni, un pensiero inevitabilmente mi scappa a Frank Lloyd Wright che nel '52 progettò la ristrutturazione di Palazzo Masieri sul Canal Grande (sarebbe stata l'unica opera in suolo europeo del grande architetto americano) ma venne bloccata per motivi "politici": fa piacere che, pur 50  e più anni dopo, qualcosa sia cambiato...

...e comunque ricordiamo che un ponte serve solo ad unire e non a dividere.

 

*"Venezia muore"

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