"Me lo regalerai prima o poi un altro disco così? Io un po' ci spero, magari un giorno arriverà, forse solo per me... Sempre tuo, Danny." Ricominciamo da qui, dalla zuccherosissima chiusura della mia recensione di "Lipslide": giuro, non avevo la più pallida idea che, mentre scrivevo quelle parole da teenager alle prese con la prima cotta, fosse già uscito il secondo album di Sarah Cracknell, eppure mi piace pensare di aver espresso un desiderio ed essere stato esaudito; suvvia concedetemelo, lasciatemi crogiolare nell'illusione! Sono passati esattamente diciotto anni da quel primo album "da sola", sono cambiate tante cose, anche la sua voce è leggermente cambiata, gli anni l'hanno resa ancora più sensuale, donandole un timbro caldo e burroso; già si notava in "Words And Music", con sonorità come queste la lieve metamorfosi risulta ancora più evidente. Il suo ritratto in copertina è dipinto a colori tenui, sfocati, l'espressione lievemente pensierosa, quasi indecifrabile, una piccola Monna Lisa con due occhioni verde giada; per quello che "Red Kite" ha da proporre, non poteva esistere nulla di più calzante. Sarah porta con sè la duttilità dei Saint Etienne e la rimodella nella forma da lei desiderata, in un folk/pop dalle molteplici sfumature, è una cantante che ha sempre fatto del garbo e dell'eleganza le proprie armi più potenti e il suo nuovo manifesto, il suo gioco di seduzione, perchè "Red Kite" ascolto dopo ascolto si rivela essere tale, non può che essere una collezione di armonie raffinate e sapienti contaminazioni stilistiche, tenui e apparentemente omogenee ma in realità lussureggianti e di grande potenza evocativa. Un'ode alla femminilità, "Red Kite" si presta benissimo ad essere interpretato in quest'ottica; passioni, desideri, arguzia, ironia, dolcezza, sottile mistero, Sarah è il tramite perfetto per esprimere questi delicati equilibri emotivi con assoluta classe e credibilità. Apre con una languidissima "On The Swings", strumentazione acustica, un'elettronica che disegna sfumature esotiche e raffinate; qui Sarah è una figura enigmatica, una ninfa, una sciamana, una creatura bellissima ma inafferrabile, ma con identica efficacia sa impersonare anche una ragazza ingenua e sognatrice, lo fa con la leggera ma toccante "Underneath The Stars", una melodia liquida e carezzevole, un idillio che rimane tale anche nella descrizione della sua fine. Ogni canzone di "Red Kite" ha una sua piccola storia da raccontare, emozioni genuine da trasmettere, da questo punto di vista gli apici dell'album sono "The Mutineer" e "It's Never Too Late", due pezzi di una tenerezza disarmante, la prima è una folk ballad arricchita da bellissime armonie vocali e intermezzi d'archi, Sarah non aveva mai cantato così; forse solo in "Hobart Paving", ormai tanti anni fa, una voce così soffusa, gentile, quasi sussurrata, che quasi stupisce per la potenza emotiva che riesce a trasmettere, "It's Never Too Late" invece propone atmosfere fiabesche, piano e un flauto squillante e vivace, e soprattutto una frase che, nella sua assoluta semplicità, scalda il cuore e regala un leggero brivido: "I don't care what they say you are, it's more important who you are". E poi ci sono tante altre perle, l'atmosfera avvogente e notturna "In The Dark", accompagnata da un tremulo ukulele, "Ragdoll", agile e smaliziata, che strizza un po' l'occhio ad alcuni episodi folkish di Aimee Mann, "Hearts Are For Breaking", uno dei pochi episodi dominati dall'elettronica, che riesce comunque a distiguersi da una canzone dei Saint Etienne per un feeling più compassato e spiccatamente vintage e "I Close My Eyes", un'eterea fantasia lounge a base di congas e armonie vocali. Infine "Take The Silver", delizioso episodio acustico con un lieve tocco irish; sonorità e semplicità comunicativa che mi riportano idealmente ad un'altra mia grande ed intramontabile icona, Kirsty MacColl, quella di "Electric Landlady", e questo per me è il colpo di grazia, Sarah Cracknell mi ha conquistato. Di nuovo. Per l'ennesima volta, con un album di una raffinatezza assoluta, con un songwriting di alto livello e un sound curato nei minimi dettagli, con un imponente dispiego di strumentazione e di musicisti; eppure "Red Kite" suona semplice, a tratti quasi bucolico, molte delle sue canzoni sarebbero perfette anche suonate con una semplice chitarra acustica, davanti a un falò. Peccato solo di aver scelto come singolo di lancio l'episodio più debole e piacevolmente ruffianotto dell'album, "Nothing Left To Talk About", per il resto questa Donna non smette mai di soprendermi, quando si pensa di aver raggiunto il climax ecco che lei ridefinisce i propri confini. 5 stelle anche per "Red Kite", così come "Lipslide" e il 70% della produzione dei Saint Etienne; non sono imparziale, non lo sono mai stato nè aspiro ad esserlo, ma ne sono convinto nella maniera più assoluta. Fin da quando ascoltai per la prima volta "Tales From Turnpike House" capii di aver trovato qualcosa di estremamente prezioso, qualcosa che sarebbe rimasto, destinato a lasciare un segno indelebile, e con "Red Kite" questo mio legame si rinnova e si rinforza; raggiunge, almeno fino al prossimo episodio, una perfetta chiusura del cerchio. Penso a "Words And Music", l'ultimo album dei Saint Etienne, qualcosa di quasi diametralmente opposto a questo, da una parte "I've Got Your Music" e "Last Days Of Disco", dall'altra "On The Swings" e "The Mutineer"; Sarah Cracknell è una sola, è unica, meravigliosa in qualsiasi veste si proponga.

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