I Satanic Surfers, band di spicco nel panorama hardcore melodico e in generale nel punk anni Novanta, si formano a Lund, in Svezia, nel 1989, ma il loro esordio su full-lenght avviene, dopo svariati EP e cambi di organico, solo nel 1996 con "Hero Of Our Time", edito dalla Burning Heart.

Considerato da alcuni l'apice della loro carriera, è il primo del trittico registrato con la line-up "classica" del gruppo, con i successivi "666 Motor Inn" e "Going Nowhere Fast", che vede: Frederik Jakobsen e Magnus Blixtberg alla chitarra, Pat Tomek al basso e, particolarità della band, Rodrigo Alfaro a ricoprire simultaneamente i ruoli di batterista e cantante. La cosa, se già può suonare perlomeno originale nel genere, risulta quasi sconcertante all'ascolto: l'hardcore melodico suonato dalla band è infatti tecnicissimo, zeppo di controtempi e stacchi improvvisi, cambi di tempo, pezzi tirati alla velocità della luce, riff decisamente complessi per gli standard del punk. E il lavoro di Alfaro è certo all'altezza di queste premesse, rivelando una tecnica sopraffina non lesinata affatto nonostante egli sia responsabile anche di tutte le linee vocali.

Si tratta di sonorità tipiche di gruppi d'oltreoceano, quali Lagwagon e Bad Religion, ma in altro stanno i punti di forza della band, che basa tutto su laboriosi arrangiamenti e un song-writing complesso, ad opera quasi interamente dello stesso Alfaro, che rifiuta spesso la formula strofa/ritornello, creando a tratti una specie di "progressive punk", pur partendo da quegli elementi basilari che contraddistinguono il genere. In questo l'intento è simile a quello dei contemporanei e connazionali Refused, suonando ovviamente in modo radicalmente diverso: se da un lato quelli esasperavano il lato politico, aggressivo, rabbioso, insomma la componente psico-emotiva, questi agiscono in tal senso sul lato tecnico, strettamente musicale.
Il disco ha il pregio di suonare molto compatto dall'inizio alla fine, senza mai un calo di adrenalina, senza alti e bassi nè picchi compositivi di sorta, muovendosi sui binari di un suono già molto personale pur essendo evidentemente legato a una particolare scena musicale.

Esemplari già l'iniziale ..And The Cheese Fell Down, Armless Skater, con il testo forse più idiota mai scritto, Before It's Too Late, Better Off Today, con un finale suonato pianissimo, quasi jazzy, che sfocia in una sfuriata dal tiro metal, Head Under Water, tra le preferite in sede live. A suo modo, senza intuizioni destabilizzanti, senza contenuti sociali o efferati slogan rivoluzionari, un capolavoro del genere.

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