Inarrestabili. Questo è l'aggettivo che mi viene ogni volta in mente ascoltando uno degli ultimi album dei Saxon. E' pazzesco pensare come questa band, attiva sin dal 1979 e vicina ormai ai 50 anni di attività, sia ancora tranquillamente in giro per il mondo, suonando e diffondendo la loro musica a tutti gli esseri viventi. Mi fa ridere anche come alcune band non facciano tour mondiali perchè "troppo stancanti", mentre questi signori che hanno raggiunto un'età non invidiabile continuano a suonare, giorno dopo giorno, e questo mi dà come l'impressione che se si togliesse ai Saxon l'opportunità di fare tour, questi ne morirebbero. Inarrestabili, dicevo. Da vent'anni a questa parte, il gruppo di Byford e soci non sbaglia un colpo. Superata la crisi nella metà degli anni 80' con la pubblicazione di album tendenti all'AOR e più melodici come "Innocence Is No Excuse" (1985) e "Destiny" (1988), il gruppo britannico sembrava essersi rimesso in carregiata con la pubblicazione di "Dogs Of War" (1995), e con la successiva pubblicazione del fantastico "Unleash The Beast" (1997), per i Saxon era come se fosse iniziata una seconda giovinezza. Uno dei motiv principali, a mio parere, che ha aiutato i Saxon a riacquistare quella fama che avevano perso, ed ad aumentarla anche, fu il fatto che il sound del gruppo non era più limitato a quell' Hard 'N Heavy degli esordi, anzi, aveva decisamente indurito il suo stile avvicinandosi all' Heavy Metal classico, indurimento che permise alla band di non scomparire nell'anonimato.
Arrivati nel 2015, e superati i 40 anni di carriera, ad un gruppo come i Saxon risulterebbe stupido chiedere un capolavoro come "Wheels Of Steel" (1980), e totalmente insensato. Ciò che questa band ci propone, oramai ogni due anni precisi, è un album di heavy metal classico, senza fronzoli, senza canzoni troppo articolate, e che rispecchi totalmente l'animo del gruppo e ciò che l'ascoltatore vuole sentire. Dopo il precedente "Sacrifice" (2013), nel 2015 viene pubblicato "Battering Ram", ennessima fatica del gruppo che viene aggiunta alla già vasta discografia, e che non cambia assolutamente le carte in tavola.
L'avanzare dirompente della Title-track è veramente pazzesco, con chitarre in grande spolvero e la voce del vecchio Biff che alla veneranda età di 65 anni ci mostra ancora una performance eccezionale. Come un buon vino, più invecchia e più migliora, mi viene da dire. Il disco continua senza grandi sorprese, con grandi pezzi che in sede live avranno sicuramente effetto come la devastante "Stand Your Ground" e "Hard And Fast", mentre non convincono appieno "Queen Of Hearts", caratterizzata da un ritmo ben cadenzato ma che risulta noiosa dopo pochi ascolti, e "To The End", una buona canzone ma decisamente penalizzata dall'eccessiva durata. Molto interessante è invece "Kingdom Of The Cross", in cui il basso di Nibbs Carter regge l'intera canzone, supportata anche dalla voce di Byford che alterna parti narrative ad altre ben cantate con tonalità basse e calde che riescono ad ottenere un effetto particolarmente oscuro, veramente un ottimo pezzo.
Cosa dire quindi su questo "Battering Ram"? Un altro colpo ben piazzato del gruppo britannico, che a differenza di altre band del genere, non si avventura in opere sinfoniche, in canzoni dalla durata eccessiva, ma che rimane fedele alla sua identità, mostrando che anche se si sono superati i 45 anni di carriera, è inutile fermarsi a produrre, e continuare a a fare concerti rinvangando i "bei tempi andati". Diamine, Biff potrebe essere mio nonno ed invece è ancora sul palco come un leone, con la sua attitudine e tenacia che non accennano a fermarsi neanche per un minuto. Tanto di cappello.
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma