Perchè uno alle 7 di mattina accende la luce ed il PC in cucina e tenta di scrivere di un dimenticato gruppo new wave scozzese degli anni ottanta? Semplice, perchè non ha un cazzo da fare e perchè ancora adesso, quando affiora spontaneamente una melodia da canticchiare mentalmente sotto la doccia, spesso è degli Scars che si tratta.

La new wave si ricorda anche perchè tanti gruppi, invogliati dalla scossa punk, hanno capito che non era poi così complicato incidere un disco: bastava volerlo. Inoltre le case discografiche maggiori hanno spalancato le porte perchè hanno capito che lì c'erano dei soldi da fare (la storia si è ripetuta più avanti con il fenomeno Grunge). Ecco però che accanto ad album memorabili ve n'erano una quantità superiore di scarti e robaccia. Sui giornali musicali del periodo paradossalmente avevano lo stesso spazio dei masterpieces perchè all'epoca tanti critici accoglievano tutto indistintamente, sempre in cerca di novità e next big thing da qualsiasi parte provenissero: accanto a Joy Division e Cure si insinuava spazzatura come Blue Rondo a la Turk, Modern Eon, Dissidenten. Chiariamo subito però che gli Scars appartengono alla prima categoria. 

Questo disco, che ora giace in pace da qualche parte, è stato ai tempi un'autentica sorpresa. Rivaleggiava, non solo sul mio giradischi, con il mitico "Talk Talk Talk" dei Psichedelic Furs. I nostri avevano già fatto qualcosa. Una manciata di 45 giri di cui due apparsi anche sulla compilation "Mutant Pop" della Fast Product (una delle prime indies inglesi) al fianco di Mekons, Gang of Four e via poppeggiando. "Horror Show" in particolare è fenomenale per come anticipa di almeno 10 anni certe sonorità poi inseguite dai Blur: una chitarra lancinante e lamentosa su un crudo tappeto ritmico ed una voce arrabbiata primigenia punk, tanto per gradire. Anche John Peel si è invaghito di loro e li ha invitati per una Peel Session; tipico del mai dimenticato John appassionarsi morbosamente di gruppi totalmente fuori da ogni circuito: vedi Fall, Nightingales etc. (nessun disco Stange Fruit pubblicato però).

Finalmente nel 1981 il primo e unico album, quell'Author! Author! che li ritrae sul retro di copertina agghindati come dei Duran Duran poveri, un po' ridicoli se vogliamo. Di primo acchito si tenterebbe di assimilare gli Scars alla corrente new-romantic del periodo: niente di più errato. Il disco riprende in parte i temi di "Horror Show", base ritmica semi-tribale, limpide frasi chirarristiche, voce quasi urlata, un senso di languore si insinua ancora adesso ascoltando questi solchi. Se vogliamo catalogare la loro musica, possiamo definirla un power pop cristallino, solare. Pezzi come "Leave Me In The Autumn", "Fear Of The Dark", la cantilenante "Obsession", i gioielli "Everywhere I Go" e "All About You" si apprezzano tanquillamente a 27 anni dalla loro incisione.

Gli Scars hanno anche una pagina My space, ed è tranquillizzante sapere che ancora tanta gente si ricorda di loro con affetto e gratitudine.

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