La sensazione è quella di tornare indietro di almeno venticinque anni e allo stesso tempo di trovarsi avanti nel tempo di un secolo. Non ti rendi conto se quella che stai ascoltando sarà la musica che ascolteranno i tuoi nipoti o qualcosa di già sentito. Sono irriverenti, sfacciati, e terribilmente checche.

Nel 2004 la Grande Mela partoriva l'ennesima scommessa (vinta?): gli Scissor Sisters, che per chi non li conoscesse sembrano una parodia fin troppo riuscita dei Village People. Qui però non ci sono piedipiatti, indiani o cowboys.
È piuttosto il trionfo (ed il ritorno) del glam, dei foulards e dei capelli colorati. In realtà i Scissor Sisters convincono solo a metà. Devo ammettere che dopo l'ascolto della prima parte del disco ero rimasto positivamente impressionato.

Il brano di apertura, "Laura" è incredibilmente trascinante e mescola elementi di elettronica con parti di chitarra e tastiera dal piglio rock. "Take your Mama" è probabilmente il pop del futuro ed è difficile non farsene coinvolgere. Ma è con la cover dei Pink Floyd "Comfortably numb" che si rimane a bocca aperta: non si possono fare paragoni con l'originale che è certamente inarrivabile, ma qui questi 5 ragazzacci escono davvero fuori dagli schemi. Trasformano una delle canzoni più belle dello scorso secolo in un pezzo House che sicuramente farà storcere il naso ai più nostalgici, ma che in realtà contiene degli spunti davvero interessanti. Sembra quasi di riascoltare il Frankie goes to Hollywood di "Relax" a braccetto con i Bee Gees.

La successiva "Mary" e il brano di chiusura "Return to Oz" sembrano invece uscire fuori da "Goodbye Yellow brick Road" di Elton John, altro artista cui le Sorelle fanno riferimento. Con i ritmi trascinanti di "Lovers in the backseat" si chiude la prima e, bisogna ammetterlo, sbalorditiva parte del disco.
Da "Tits on the Radio" in poi l'album si fa infatti piuttosto noioso, la dance prende fin troppo il sopravvento e tocca alla già citata "Return to Oz" salvare la seconda parte del disco.
Certamente se gli Scissor volevano farsi notare ci sono riusciti alla grande, ma potrebbe essere un fuoco di paglia. I grandi dischi si costruiscono infatti seguendo un filo conduttore che rende ogni singolo brano un gioiello.

Qui ci sono alcuni gioielli e qualche "patacca", che sbiadisce un lavoro che potenzialmente poteva essere molto valido.

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