Nuove tendenze, nuove ispirazioni e suggestioni animano il variegato panorama "Southern" tra la fine dei '70 e l'inizio degli '80, in reazione ad una fase di crisi collettiva del genere che non ne risparmia neanche gli esponenti più illustri: se Allman Bros. e Marshall Tucker Band navigano stancamente fra mediocri dischi di routine e concerti ormai scialbi, privi del vigore e della carica emotiva di appena qualche anno prima , neanche gli Skynyrd se la passano bene, tutt'altro... La tragedia aerea del 1977 si porta via Ronnie Van Zant, Steve e Cassie Gaines, ed è un colpo durissimo dal quale la band non potrà più riprendersi, a dispetto delle svariate ma poco significative reunions che si susseguiranno negli anni; i reduci Gary Rossington e Allen Collins, dal canto loro, tenteranno di raccogliere l'eredità di un gruppo ormai defunto dando vita al fallimentare progetto della Rossington Collins Band, mentre a grappoli si impongono sulla scena i tanti epigoni impegnati nella banale riproposizione di un sound sudista monotono, sempre uguale a sé stesso e per giunta fastidiosamente corredato dei più abusati stereotipi "stars and bars" di certe American Bands: mi riferisco a gruppi del calibro di Molly Hatchet, Blackfoot, Doc Holliday e 38 Special, dichiaratamente ispirati ai Lynyrd Skynyrd ma in realtà più vicini a certo AOR radiofonico che all'originario (e di certo più genuino) portato artistico del miglior Southern Boogie. Appunto, è proprio la centralità accordata alle chitarre dalla tradizionale filosofia sudista ad entrare in crisi, a palesare la propria cronica incapacità di rinnovamento: soluzioni ormai logore e scontate che definiscono un cliché al quale pochi, in un periodo di simile inaridimento creativo, hanno la forza di sottrarsi.

Fra le poche, notevoli eccezioni rientrano senz'altro i grandi Sea Level del tastierista Chuck Leavell, nati come progetto collaterale portato avanti da alcuni strumentisti della Allman Bros. Band, ma in seguito affermatisi come gruppo autonomo con storia e caratteristiche del tutto proprie. E' probabile che molti amanti del più classico suono sudista, quello cioè più influenzato dal Blues e dal Boogie e caratterizzante l'intera produzione degli Skynyrd e dei primissimi Allman Bros., siano meno inclini ad apprezzare l'originale proposta dei Sea Level: di fatto, Leavell e soci non si rivolgono ai "puristi" del genere, né a semplici rockers interessati a canzoni di tre accordi al massimo, ma recuperano le multiformi origini del suono del Sud operando una commistione, una mirabile armonizzazione di tutti gli elementi che hanno storicamente connotato l'evoluzione musicale di quella vasta area che va dalla Florida a New Orleans; largo uso di piano e chitarra, oltreché di una sezione fiati sempre discreta, mai troppo invadente o ridondante, per un'elegante e composita esposizione di Jazz, ritmi creoli (e a tratti anche mutuati da certa musica brasiliana), Funk e Rhythm & Blues. Una Fusion variamente sfaccettata, mescolanza di stili ed influenze non sempre nettamente distinguibili: la loro musica è quanto di più lontano si possa immaginare dal classico Boogie del Southern a base chitarristica, e somiglia più, stilisticamente parlando, al discorso che negli stessi anni stava portando avanti, in parte autonomamente e in parte anche con la Allman Bros. Band, un geniale e colto musicista del livello di Dickey Betts (in particolare, l'eccellente album da lui inciso con i Great Southern nel 1977 è indicativo di questo nuovo e pregevole corso stilistico).

I Sea Level (denominazione scelta per semplice coincidenza fonetica col nome, abbreviato, del fondatore del gruppo: C. Leavell) nascono dunque contestualmente alla Allman Bros. Band, e anzi ne rappresentano l'evoluzione, l'ideale proseguimento ed ampliamento di uno splendido itinerario iniziato con "Brothers And Sisters" nel 1973 e destinato a protrarsi fino a "Enlightened Rogues" del 1979, prima che "Reach For The Sky" e "Brothers Of The Road" chiudessero in maniera indegna anche la seconda parte di carriera della gloriosa band di Macon. Ad affiancare Leavell in questo storico album d'esordio della nuova formazione, uscito per la Capricorn nel febbraio del 1977, sono il chitarrista Jimmy Nalls (non a caso molto vicino a Betts per fluidità d'esecuzione), il bassista Lamar Williams e il batterista Jai Johanny "Jaimoe" Johanson, tutti aperti al peculiare crossover di stili che il tastierista ha in progetto di realizzare.

L'esotica e irresistibile formula dei Sea Level è illustrata degnamente già dal primo pezzo in scaletta, l'eccellente "Rain In Spain": uno strumentale movimentato dalle evoluzioni del piano di Leavell, a tratti persino incline ad avventurarsi sui terreni dell'improvvisazione modale, e dalla incisiva, sanguigna chitarra di Jimmy Nalls, qui impegnata in due assoli dalle caratteristiche diverse (più melodico il primo, più graffiante e "bluesy" il secondo, in chiusura del brano).

E' invece il più classico Rhythm & Blues in salsa "dixie" (in vago stile Little Feat) ad animare la frizzante "Shake A Leg", tributo al sound della Louisiana e di New Orleans: è un pezzo orecchiabile, sostenuto da una ritmica precisa e Funk, lo sfondo ideale per un nuovo, pregevole assolo, del chitarrista.

Seguono la lunga "Tidal Wave", stilisticamente molto vicina a "Rain In Spain" e in cui Leavell sfoggia un elegante tocco pianistico degno del miglior Chick Corea, e la meno significativa "Country Fool", unica parentesi dell'album che non brilli per originalità: puro Country Blues di routine con tanto di slide guitar, e una voce che ricorda da vicino quella di Leon Russel (anzi, l'intero pezzo sembra costruito sulla falsariga della sua, arcinota, Delta Lady).

Ma i nostri non tardano a tornare su livelli d'eccellenza con la successiva (e superba) "Nothing Matters But The Fever": evidente la matrice Southern di questo accattivante "slow" dagli accenti caraibici, in cui a segnalarsi è soprattutto l'effetto wah wah della chitarra di Jimmy Nalls, sopra il valido e costante sostegno del basso di Lamar Williams; su di un piano parimenti eccelso si colloca "Grand Larceny", che parte a ritmo di Samba su uno sfondo di percussioni ed evolve poi in una straordinaria cavalcata strumentale, con il piano e l'Hammond di Leavell a recitare la parte dei mattatori: cenni di Latin Rock e dei Santana di "Abraxas", prima che la chitarra irrompa sulla scena per un assolo di grande lirismo e fluidità.

I delicati ricami pianistici del leader riescono a valorizzare, ad esaltare al meglio anche l'eterno fascino di un classico del Folk come il tadizionale "Scarborough Fair" (chi l'avesse ascoltato nella versione di Simon e Garfunkel ne rimarrà certamente stupito): il pezzo è riarrangiato in versione solo strumentale, con poderose ed improvvise impennate di chitarra, in un'atmosfera generale di ineguagliabile fascino. Si chiude infine con la breve, ma altrettanto valida, "Just A Good Feeling".

Cinque stelle di diritto ad un album non molto conosciuto ma di indiscussa portata storica, capace di indicare un'alternativa ed originale via espressiva all'interno del Southern Rock.

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